«Il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), nato con la riforma del 1978, è stato invidiato per decenni da tutto il mondo. – lo afferma Andrea Cesaro, medico di famiglia, candidato sindaco a Legnago – Bergoglio qualche settimana fa ci ha ricordato di tenerci ben stretta la sanità pubblica di cui godiamo in Italia. Negli Stati Uniti d’America la mancanza di un valido servizio sanitario pubblico significa poter morire per strada, avere servizi di serie A e B e C a seconda del reddito di ogni cittadino. Decine di milioni di statunitensi vivono con la grande preoccupazione di ammalarsi perché per loro significherebbe un impoverimento secco o la rinuncia alle cure.
La vita media negli USA è di ben 6 anni inferiore rispetto a quella italiana e questo è dovuto al modello di cure privatistico e assicurativo assai diverso dal nostro.
Per tale motivo dobbiamo tenerci stretto il nostro modello pubblico che è universale ed equo. Nel 2025 il finanziamento per il SSN sarà solamente del 6.2 % del PIL, nettamente inferiore alla media europea e questo significa accelerare la fine del servizio pubblico dando spazio al privato: solo chi potrà pagare si potrà curare. Serve un vero forte rifinanziamento.
È certo che negli ultimi anni la divisione del SSN in 20 Servizi Sanitari Regionali ha creato eccellenze al Nord e forti criticità al Sud, con il nostro Veneto che ha occupato negli anni sempre le più alte posizioni di questa graduatoria, fino a scendere di recente al quarto posto nazionale.
Anche il Veneto sta peggiorando rispetto a molti indicatoti di eccellenza quali le liste d’attesa per le cure e il numero delle ore che i cittadini sono costretti ad attendere nel Pronto Soccorso.
Proviamo a capire cosa è successo negli ultimi anni nel nostro territorio:
– quanti ospedali sono stati chiusi negli ultimi 20 anni nella pianura veronese?
– quanti posti letto sono stati tolti negli ospedali rimasti aperti?
– quanti posti sono previsti nel prossimo nuovo ospedale di Legnago rispetto agli attuali?
– quanti Ospedali di Comunità e reparti di Riabilitazione dedicati ai pazienti dimessi in condizioni ancora precarie sono stati promessi e non ancora aperti?
– Gli organici dei medici e degli infermieri in ospedale sono sotto gli standard previsti?
E veniamo alle cure territoriali e proviamo a giudicare la programmazione che la Regione Veneto diretta titolare della Scuola di Formazione triennale di medicina generale: pur disponendo delle proiezioni che prevedevano un pensionamento drammatico dei medici di medicina generale tra il 2022 e il 2026, con la conseguente grave carenza dell’assistenza primaria per i cittadini veneti, solo negli ultimi 5 anni la Regione si è decisa ad aumentate le borse di studio per accedere a tale scuola di formazione, con il risultato che ancora per i prossimi 3-5 anni sempre più veneti saranno privi del loro medico di famiglia.
In provincia di Verona sono già circa 50.000 i cittadini senza MG e molti altri se ne aggiungeranno a breve causando una vera mancanza di cure primarie soprattutto per gli anziani fragili e causando un aumento degli accessi al Pronto Soccorso. D’altro canto, qualche anno fa il Ministro Giorgetti, intervistato a proposito del ruolo del medico di famiglia, ha affermato che quel tipo di medico non serviva a nulla perché nessuno da anni si rivolgeva a tale figura: Bingo!
Le condizioni in cui si trovano i nostri Pronto Soccorso sono il risultato di una politica sanitaria che non ha voluto avere una visione ampia dei problemi della sanità pubblica ospedaliera e territoriale così privilegiando quella privata.
La sanità privata (che non va demonizzata ma che si rivolge solo a chi ha i soldi per pagarsela) va dove trova lo spazio lasciato da quella pubblica, che secondo il dettato costituzionale, dovrebbe garantire le cure a tutti i cittadini, nessuno escluso.
Nel nostro Pronto Soccorso molti pazienti attendono in barella e lungo i corridoi un posto letto per essere ricoverati e che spesso non è disponibile.
Dal nostro P.S. circa il 5% dei pazienti si allontanano prima di ricevere le cure o mentre stanno attendendo i risultati di esami in corso.
Sempre più cittadini della Pianura Veronese si rivolgono già direttamente ai Pronto Soccorso di Verona, San Bonifacio, Negrar o Trecenta.
I codici bianchi o verdi per un giovane di 20 anni sono ben diversi rispetto a un anziano di 85 anni (ma entrambi aspettano le stesse ore seduti in sala d’attesa senza alcuna precedenza). I pochi specialisti in medicina di urgenza sul mercato non si presentano di certo al concorso per un Pronto Soccorso risaputamente problematico e preferiscono andare a lavorare dove i turni di lavoro e il contesto professionale siano più favorevoli.
Ci sono modelli organizzativi migliori per gestire i troppo numerosi codici bianchi (quelli che non costituiscono vere urgenze ed emergenze ma che intasano i PS).
Cosa possiamo fare qui a Legnago?
– Possiamo chiedere con spirito collaborativo alla nuova dirigenza dell’ALS 9 Scaligera di: velocizzare la costruzione della Casa della Salute per la medicina generale di Legnago prevista per la fine del 2026,
– chiedere l’assunzione di un numero adeguato di infermieri di famiglia che possano seguire i malati cronici a domicilio per evitare numerose ospedalizzazioni e per fornire prestazioni negli ambulatori dei medici di famiglia che possano diminuire gli accessi impropri al PS,
– fornire tecnologia agli ambulatori dei MG:elettrocardiografi, ecografi, spirometri, strumenti per le analisi del sangue, per favorire una migliore presa in carico del paziente fuori dall’ospedale,
– chiedere alla Regione Veneto di finanziare nuove medicine di gruppo integrate (che sono dotate di servizio infermieristico e di segreteria dalle 8 alle 20) bloccate da molti anni al solo 20% del territorio veneto creando una vera disparità di erogazione delle cure tra i cittadini veneti (erano previste almeno per il 50% del territorio secondo una programmazione regionale che si è rivelata fallimentare),
– chiedere conto di come vengono calcolati i dati ufficiali sulle liste d’attesa per meglio programmare l’abbattimento di tali liste (le liste chiuse sono consentite?, il cosiddetto galleggiamento nelle liste viene conteggiato?),
– chiedere l’apertura presso l’ospedale di Legnago di un ambulatorio dedicato agli stranieri non ancora iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, (esattamente come quello già esistente da anni presso il Palazzo della Sanità a Verona e convenzionato con L’ALS 9 Scaligera) gestito da medici volontari già disponibili a costo zero e che alleggerirebbero l’afflusso al Pronto Soccorso,
– sostenere gli ospedali pubblici del nostro territorio almeno quanto vengono sostenuti gli ospedali privati convenzionati di Negrar e di Peschiera del Garda.
Si tratta di un processo lungo e complesso ma che deve essere affrontato con decisione e senza ritardi da tutti i soggetti direttamente interessati alla salute pubblica» – conclude il dottor Andrea Cesaro.
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