Negli ultimi mesi i finanzieri del Comando Provinciale di Verona hanno intensificato le attività di contrasto al lavoro nero e irregolare, fenomeni di illegalità che, oltre a incidere negativamente sulla condizione dei lavoratori sotto il profilo economico e previdenziale, amplificano i profili di rischio connessi alla loro sicurezza.
Nell’ambito delle ordinarie attività di polizia economico-finanziaria condotte nell’est veronese, i militari della Compagnia di Soave hanno svolto molteplici controlli nel settore dell’agricoltura, individuando decine di braccianti impiegati irregolarmente nella raccolta dell’uva e rilevando violazioni di natura previdenziale e fiscale.
In particolare, dei numerosi lavoratori controllati, oltre il 50% (36) sono risultati completamente in nero, 12 dei quali addirittura clandestini; pertanto sono state avviate, unitamente all’Autorità di Pubblica Sicurezza, le pratiche per la loro regolarizzazione sul territorio nazionale quali richiedenti asilo politico.
Contestualmente è stata avanzata alla competente Direzione Provinciale del Lavoro la proposta di sospensione delle attività in quanto, al momento degli accessi, oltre il 10% dei lavoratori è risultato occupato senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto lavorativo.
Dall’inizio dell’anno il dispositivo di contrasto attuato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona nello specifico settore ha permesso di individuare 827 persone impiegate in violazione della normativa sul lavoro (361 lavoratori in nero e 466 lavoratori irregolari) e di sanzionare 121 datori di lavoro.
Il fenomeno dello sfruttamento della manodopera, oltre a costituire una dannosa forma di concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici rispettosi della legalità, incide pesantemente sui diritti degli stessi lavoratori ai quali spesso sono negate le più basilari condizioni di sicurezza.
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