Era il lontano 1972 quando Bruno Menini, diede inizio alla storia di Sime. Una storia ricca di primati tecnologici e di successi, ma anche di sfide ed ostacoli da superare che hanno segnato il nostro percorso e rafforzato la nostra determinazione.

«Abbiamo sempre cercato di anticipare le esigenze del mercato: la continua ricerca tecnologica e l’innovazione ci hanno permesso di portare comfort nelle case di milioni di persone in tutto il mondo» – il commento di Maria Cristina Menini figlia del fondatore Bruno per dieci anni a fianco del geniale genitore prima della sua scomparsa avvenuta nel 1993, e oggi presidente operativo della Sime.

Sime oggi è leader nei segmenti di prodotto più innovativi, con un’offerta di soluzioni uniche sul mercato ed è fra i primi costruttori ad avere gran parte dei prodotti già certificati per il funzionamento a miscele di idrogeno.

«Tali obiettivi sono stati raggiunti grazie alla passione e all’impegno dei nostri collaboratori e di tutti coloro che hanno condiviso con noi il percorso che ci porta a celebrare quest’anno il cinquantesimo anniversario. – spiega l’imprenditrice – Questo traguardo è sicuramente motivo per rinnovare il nostro impegno a sviluppare sistemi per riscaldamento efficienti ed ecologici e per continuare a trasmettere il clima di valore che contraddistingue la famiglia Sime».

LA FIGLIA DI FERRO
Con questo titolo Repubblica in un articolo del 1997 apostrofava Maria Cristina Menini. Correvano i 25 anni di Sime e questa è l’intervista.

È minuta, gracile. Ha una bambina, una famiglia. Ma ha anche un carattere di ferro, Maria Cristina Menini, nel ’93 messa dal padre Bruno alla guida di un’azienda che poco si concilia con i tratti tipici della femminilità: la fonderia Sime.

Un’azienda che invece, inaspettatamente, lei ha portato con la sua guida a un vero e proprio boom di vendite.
Torniamo indietro al 1993. Maria Cristina ha a quell’epoca 36 anni, una laurea in economia e commercio in tasca, una figlia imminente e la prospettiva di lavorare sì in azienda, ma non certo dallo scranno più alto.
Maria Cristina si ritrova invece improvvisamnete catapultata dal padre a unica guida operativa dell’azienda creata dallo stesso genitore nel 1972 a Legnago, in provincia di Verona.
Papà Bruno, dopo una vita passata a lavorare e a creare fonderie e fabbriche di radiatori, in perenne competizione con il vicino di casa Riello, decide di mollare tutto.
Cede la proprietà in parti uguali alle due figlie, Maria Cristina e Laura, e per intero la responsabilità del comando a Maria Cristina. Un’eredità che avrebbe piegato le gambe anche al più navigato degli amministratori, ma che invece a Maria Cristina fa scoprire doti manageriali sorprendenti.
Nel 1993, il fatturato Sime era di poco superiore ai 90 miliardi di lire. Quest’anno l’azienda chiuderà a 150 miliardi di lire di fatturato, dando lavoro a 600 dipendenti (erano 480 quattro anni fa) e con investimenti pianificati per il triennio 1998-2000 per 32 miliardi, in autofinanziamento, che si aggiungono ai 20 miliardi già investiti nel primo triennio di gestione.
Come si spiega questo miracolo del tutto inatteso? «Ho sempre cercato – spiega Maria Cristina Menini – di affiancare mio padre in azienda, ma non pensavo certo fino a questo punto. Sono sempre stata convinta però delle grandi potenzialità dell’ azienda: e quando è stato il momento, mi sono data da fare, senza tanti piagnistei».

Una volta seduta sulla poltrona presidenziale, Maria Cristina s’è guardata attorno ed ha iniziato ad applicare quelle idee che sicuramente le frullavano da tempo nella mente ma che il profondo rispetto per il padre non consentivano per il momento di manifestarle, tantomeno di concretizzarle.

«L’azienda doveva essere meno familiare, più di stampo manageriale. Ho inserito così la figura del direttore generale, chiamando con me Aldo Gava. Ho deciso subito di tornare a investire denaro fresco in azienda, in nuove tecnologie e per il consolidamento del marchio. Ho completamente rinnovato la gamma prodotti e ho diviso l’azienda in business-unit, ognuna con il proprio conto economico, in cui chiunque, manager, operaio o tecnico è responsabile e coinvolto. E’ anche per questo che le retribuzioni sono in parte fisse e in parte legate al risultato aziendale».

Maria Cristina ha le idee chiare anche sulle prospettive future. Nell’epoca delle diversificazioni, la manager afferma: «Mi concentrerò sul mio core-business»; tra tante fusioni e incorporazioni, lei cerca il massimo di «alleanze per sinergie di prodotto»; in tempi di ristagno economico per il settore degli impianti da riscaldamento tempo, punta «nel ’98 a crescere del 13 per cento, in buona parte per l’attività della fonderia»; in questi anni di folle corsa verso la Cina, Maria Cristina Menini preferisce continuare a produrre in Italia anche per il mercato cinese su modelli disegnati in base al gusto di questo popolo «perché altrimenti, fatto il primo affare, ti piantano in asso e copiano tutto».

Foto: a sinistra, gli stendardi di Sime sullo stabilimento di Legnago; a destra, Maria Cristina Menini alla guida dell’azienda di famiglia.