Lunedì 22 marzo l’architetto Jacopo Rettondini ha aperto la presentazione della prima tranche del secondo piano degli interventi urbanistici di Legnago.
L’incontro , rigorosamente in streaming, si è configurato come una concertazione collettiva, con la possibilità di esprimersi e di proporre riguardo al progetto da parte di un parterre di soggetti interessati allo sviluppo urbanistico ma anche culturale della città: erano presenti, oltre al sindaco e architetto Graziano Lorenzetti, l’architetto Franco Frison; il legale rappresentante della Libera associazione ingegneri e architetti di Legnago, l’architetto Eugenio Bacchilega; il presidente di Fondazione Fioroni, ingegner Luigi Tin, e Paolo Caldana, coordinatore dell’area sindacale commercio e turismo di Confcommercio Verona.
Un piano preceduto dall’emissione nel 2020 del “documento del Sindaco” con le linee di indirizzo politico e di visione, cui andrà ad aderire il progetto urbanistico, a cura dello studio “Atelier Cappochin” di Padova.
All’architetto Jacopo Rettondini invece il compito di elaborare l’analisi generale, il “megaprogetto” presentato nella riunione del 22 marzo, che prevede uno studio storico sull’evoluzione urbanistica di Legnago negli anni.
L’amministrazione Lorenzetti vuole realizzare un piano che nei prossimi anni cambierà il volto di Legnago. Innanzitutto, punto cardine del progetto sembra essere la lotta al consumo di suolo. Poi non mancano l’attenzione alla rigenerazione e la riqualificazione urbana, la ricerca della sostenibilità ambientale che passa anche per una rinnovata attenzione alla mobilità lenta.
Oltre a questo, fondamentale sarà il raccordo tra la città vecchia – il centro storico – e la nuova, costituita dalla zona della darsena del Bussè a dalla retrostante area produttiva di via Mantova.
Il ripensamento della geografia di Legnago passa attraverso l’individuazione di alcuni poli attrattori che sono piazze, centro storico, parco, ex Montedison e spazi oltre Bussè, e la valorizzazione delle arterie che li collegano.
È il vicesindaco e assessore ai lavori pubblici, Roberto Danieli, a spiegare la ratio del nuovo piano di interventi: «La Legnago di domani sarà il frutto dell’incontro di più azioni, alcune di stampo prettamente urbanistico in particolare sul centro storico e sulla zona produttiva, due poli profondamente separati che andranno messi in sinergia.
Altre azioni saranno caratterizzate, invece, da un forte impatto sociale con la ridefinizione di spazi per la comunità, destinati a cambiare anche la viabilità urbana: la “Cittadella dello Sport” nella zona di via Olimpia, il “Campus” scolastico in progettazione per rivitalizzare il quartiere di Porto, in gran parte finanziato dalla Provincia, e la riqualificazione della zona della darsena del Bussè che, oltre ad ospitare attività ricreative e di ristorazione, dovrà essere la nuova cerniera, la nuova “porta”, assieme al parco comunale, d’accesso al centro cittadino».
Un progetto ambizioso dunque che l’architetto Rettondini, nell’elaborare lo studio preliminare, ha titolato “New Renaissance”, nuovo Rinascimento.
Un Rinascimento legnaghese dunque per cui «Si punterà molto sulla riqualificazione dell’esistente e il trasferimento di volumetrie, piuttosto che sulle nuove costruzioni, dato che dopo la legge regionale sul contenimento del consumo di suolo approvata nel 2017, lo spazio di manovra per costruire è veramente minimo. Questo trasferimento di volumetrie permetterà di liberare anche nuove aree verdi e ribonificarne i terreni.
In zona industriale si favoriranno gli ampliamenti per ragioni di produzione nei lotti già esistenti e in centro storico si troverà spazio di manovra alzando i gradi di protezione degli edifici storici, così da liberarli di vincoli storico-artistici a volte obsoleti che bloccano gli interventi – continua il vice sindaco -. Anche i lavori per il parco, che avevano subito un rallentamento, dovrebbero iniziare con il primo stralcio entro l’anno. La Sovrintendenza ha capito le ragioni inclusive per cui vogliamo rifare con un nuovo materiale l’anello esterno».
«Altro pilastro di questo nuovo progetto sarà la sinergia tra pubblico e privato. Punteremo molto sulle manifestazioni di interesse per permettere agli operatori privati di essere parte economicamente attiva di questo cambiamento e sostenere così l’amministrazione», precisa il vicesindaco.
La minoranza, non pronunciandosi ancora sul merito del progetto, è molto critica invece sul metodo: «Fin dal primo piano degli interventi chiediamo un tavolo condiviso e informativo sul progetto, dato che non siamo tecnici: qual era la situazione precedente, qual è la normativa e dove si vuole arrivare – si sfoga Renato Defendini di “Per una città in comune” -. La giunta ha sempre risposto picche e anzi, si giustifica dicendo che noi non potremmo capire certe scelte».
Anche Diego Porfido di “Legnago Futura” si mostra preoccupato: «Ci spaventa sinceramente che un’amministrazione che punta tutto sui lavori pubblici non coinvolga la minoranza sul suo progetto principale, che andrà a trasformare il volto di Legnago lungo i prossimi 10 anni».
Quale lo spazio invece riservato al verde pubblico e alla sostenibilità ambientale? Nelle prossime settimane anche i soci di Legambiente Legnago, la cui rappresentanza non è stata coinvolta nella riunione del 22, discuteranno della bontà del progetto dal punto di vista della sostenibilità.
[Martina Danieli – Primo Giornale]
Foto: a sinistra, vista aerea del territorio di Legnago; a destra dall’alto, l’assessore all’Urbanistica e vicesindaco Roberto Danieli; il sindaco Graziano Lorenzetti e l’architetto Jacopo Rettondini.