Anche il mondo economico veronese prende posizione sul futuro dell’aeroporto Catullo. La vicenda è ormai nota anche ai non addetti ai lavori: lo scalo ha bisogno di investimenti importanti, e qualcuno deve tirar fuori i milioni necessari, ma chi? La Catullo Spa che gestisce Verona (e Brescia) ha in programma un aumento di capitale di circa 30 milioni di euro. Nella Spa i soci pubblici possiedono il 47% delle azioni, mentre il socio privato (Save) ha il 41% – questo quanto riportato da Lillo Aldegheri sul Corriere.

Se n’è parlato ieri in una riunione della commissione comunale competente, cui erano stati invitati i vertici di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Apindustria, Confidi, Ristoratori e Agenzie di viaggio.

Dal presidente di Confindustria, Michele Bauli, – scrive Aldegheri – è venuta un’indicazione precisa: «In passato – ha ricordato – il Catullo ha rischiato di fallire, cosa che ci auguriamo non si ripeta, ma adesso vanno fatti investimenti importanti. Save – ha spiegato Bauli – ha dichiarato di voler andare in maggioranza e noi, con tutte le garanzie del caso per la tutela del territorio, non abbiamo nulla in contrario.
Certamente si poteva fare anche di più, – ha detto il leader degli industriali veronesi – ma il giudizio su Save è positivo, ricordando da dove si era partiti.
E quando si lancerà l’aumento di capitale – ha concluso Bauli – credo che l’intero sistema-Verona dovrà sottoscrivere questo aumento, perché investire sul nostro aeroporto penso sia un dovere per tutti».

Valutazioni diverse da Apindustria da Confidi. Renato Della Bella ha accusato Save di non aver fatto investimenti finora e adesso «bisogna capire se ha le risorse per farli e se ha voglia di farli a Verona».
E Andrea Sartori, presidente di Confimi, ha aggiunto che i soci pubblici devono sottoscrivere l’aumento di capitale «con il socio privato attuale (Save) oppure aprendosi al mercato perché ci sono fior fiore di realtà in grado di soddisfare le nostre esigenze».

Dal versante politico, Michele Bertucco (Sinistra in Comune) ha ricordato la sua contrarietà all’ingresso di Save nel Catullo nel 2012 senza bando di gara, «ma adesso che c’è non la si può cacciare fuori perché non piace più a coloro che l’avevano fatta arrivare in quel modo». Nei giorni scorsi, il sindaco Federico Sboarina aveva spiegato da parte sua che «se si vuole trovare un altro socio privato mantenendo le quote pubbliche (come anche ieri è stato richiesto da tutti, all’unanimità) basta andare all’aeroporto Marco Polo di Tessera a chiedere a Save se vuol vendere le sue quote…».
Al termine dell’incontro il Pd, con una nota, ha sostenuto che «sarà difficile compattare la compagine dei soci pubblici ma è proprio a questo compito che il Comune di Verona è chiamato: lo strapotere dei soci privati (Save) – dicono i dem – è stato determinato dalla stessa compagine politica che ora se ne lamenta, e per arginarlo è fondamentale che il fronte dei soci pubblici sia compatto e autorevole: ma Sboarina ne avrà la forza?».

Sempre sul fronte politico anche il consigliere regionale e presidente di Vale Verona, Stefano Valdegamberi in un comunicato alla redazione, stamani, afferma: «I protagonisti dell’accordo strategico che ha messo in croce l’aeroporto Catullo, consegnandolo incondizionatamente sotto il controllo di Save, senza alcuna garanzia sugli investimenti per Verona, Confindustria e Confcommercio, sono gli stessi che ieri, nella commissione consiliare del Comune di Verona, hanno ribadito la bontà di quella scelta che ha progressivamente svuotato e marginalizzato lo scalo scaligero.
Perché non si era voluto fare una gara pubblica? Nessuno risponde. Che interessi vengono pilotati dai massimi rappresentanti dietro queste categorie? Certamente non l’interesse per Verona e l’economia veronese che i rappresentanti di Confindustria e Confcommercio dovrebbero rappresentare» – poi il consigliere rincara la dose – «Sempre più, invece, appaiono come la lunga mano di una regia che parte da lontano. Qual è il ruolo della classe dirigente di Confindustria Verona nelle decisioni strategiche sulla città di Verona? Da chi riceve ordini? Sono queste le domande che mi pongo.
E voi cari commercianti, l’importante è che non vi lamentiate più della decadenza dell’aeroporto poiché, involontariamente, anche voi siete stati e siete tuttora complici del suo destino. L’operazione Save è stata costruita a tavolino per evitare l’apertura al mercato e il confronto con altri potenziali investitori (sic! Alla faccia della libera concorrenza e del mercato sempre invocati da Confindustria).
I rappresentanti delle due categorie sono stati allora i protagonisti dello scellerato progetto, fatto passare come l’unico possibile quando non era affatto vero e facendo accodare nelle scelte la debole politica veronese.
Per il polo del nord-est con al centro Venezia? Obiettivo vuoto, puro slogan, perché non accompagnato da piani di sviluppo su Verona vincolanti per Save ma solo promesse generiche, puntualmente inattuate. Nel frattempo tutti i voli più interessanti sono passati da Verona a Venezia».

Foto: a sinistra dall’alto, Renato Della Bella, Michele Bertucco e Andrea Sartori; al centro l’aeroporto Valerio Catullo di Villafranca Verona; a destra dall’alto, Michele Bauli, Federico Sboarina e Stefano Valdegamberi.