All’approssimarsi dell’appuntamento per l’approvazione del progetto di aggregazione grande è l’aspettativa dei territori per la linea di rilancio post pandemia.
I due presidenti, Pilati e Sandini: «Nessuna delle due banche perderà centralità. Abbiamo studiato un percorso di crescita valorizzando il meglio di ogni singolo Istituto per farne patrimonio comune. Con la fusione saremo ancor più solidi, potremo dare maggior credito e servizi ancor più qualificati alle imprese e preserveremo la nostra vocazione cooperativistica».
Solide, con indicatori in continuo miglioramento e politiche organizzative orientate alla prudenza, pur dimostrando una concreta attenzione per il territorio soprattutto in tempo di pandemia. Con questi presupposti e con importanti risultati di solidità e di efficienza Banca di Verona e Banca San Giorgio Quinto Valle Agno si accingono ad un’operazione di aggregazione, presentando alcuni dati relativi al bilancio 2020 che migliorano le già ottime performance dell’anno precedente.
I risultati di Banca di Verona
«Di grande soddisfazione i target raggiunti nel 2020: un traguardo ottenuto grazie ai buoni risultati nelle attività di collocamento titoli e di distribuzione di servizi di terzi – spiega Valentino Trainotti, Direttore generale di Banca di Verona. Il risultato economico, con un ROE vicino al 5% beneficia inoltre dell’ottima qualità del credito e della proficua attività di gestione, con incassi e cessioni di crediti non performing».
Gli Npl lordi sono infatti stati ridotti al 3,9% sul totale crediti rispetto al 6,09% dell’anno scorso, mentre l’indicatore degli Npl netti è passato dall’1,51% allo 0,69%, con le sofferenze nette pari allo 0,15%. Forte la fiducia di cui gode la Banca con masse intermediate in forte incremento: la raccolta complessiva si attesta a 975,1 milioni di euro (+ 9,42%) con un incremento del 6,6% della diretta e del 12,49% della raccolta indiretta. «Anche il patrimonio netto cresce del 4,8%, superando i 101 milioni di euro, raddoppiando in poco più di 10 anni, grazie quasi esclusivamente all’autofinanziamento con cospicui accantonamenti annui costanti e stabili- spiega il Dg Trainotti. Il CET1 capital ratio nel terzo trimestre dell’anno ha superato il 29%, uno dei valori più alti nel panorama bancario italiano; con un patrimonio libero per Banca di Verona superiore ai 62 milioni di euro, destinato ad aumentare ulteriormente non appena saranno computati gli utili 2020».
I risultati di Banca San Giorgio Quinto Valle Agno
«Chiudiamo il 2020 con un risultato importante, dove l’utile di esercizio si avvicinerà a quello già ottenuto lo scorso anno, quando presentammo ai soci un utile di 10,64 milioni di euro – annuncia il Direttore generale di Banca San Giorgio Quinto Valle Agno, Leopoldo Pilati. Nell’anno della pandemia in crescita il dato sulla raccolta complessiva che supera i 2 miliardi di euro (+10,8% della raccolta indiretta e + 12,5% della raccolta diretta). Il totale dell’attivo ha superato i 2,1 miliardi di euro. Crescono gli impieghi vivi (+ 8%) con impieghi lordi che raggiungono 1,12 miliardi di euro. Il totale delle masse amministrate supera i 3,1 miliardi di euro. Il patrimonio netto è aumentato ulteriormente, attestandosi a oltre 135 milioni di euro. Anche la redditività ci dà soddisfazione, con un ROE prossimo all’8%. Il rapporto tra impieghi e raccolta oltre l’82% – continua Pilati – testimonia la mission dell’Istituto come banca locale di credito cooperativo forte della fiducia di oltre 13 mila soci e 50 mila correntisti, in una logica di investimento sul territorio delle risorse raccolte. Banca San Giorgio Quinto Valle Agno chiude il 2020 con un indicatore di solidità, il CET1 capital ratio prossimo al 19% e un Texas ratio che si attesta al 23% in ulteriore miglioramento di quasi 5 punti percentuali rispetto a settembre 2020».
Le caratteristiche della nuova Banca
La nuova Banca, se il progetto di fusione sarà approvato, si chiamerà Banca di Verona e Vicenza.
Avrà sede legale a Fara Vicentino e sede amministrativa a Verona. Sarà una realtà che comprende 16.664 soci, 48 filiali, 138 Comuni serviti, masse intermediate (raccolta complessiva + impieghi) per oltre 4,35 miliardi di euro e un patrimonio di 236,7 milioni di euro. Entrambe le BCC presentano indicatori patrimoniali e finanziari molto positivi, come pure ottime performance economiche e commerciali, con indici di solidità tra i più elevati a livello regionale e nazionale rispetto al sistema bancario. Una fusione tra due BCC che non hanno punti di sovrapposizione territoriale e che daranno il via, se i soci approveranno il progetto, ad un polo di riferimento del Credito Cooperativo nel Nord Est all’interno del Gruppo bancario cooperativo Iccrea”.
L’appuntamento con la fusione
Le assemblee delle due Banche si svolgeranno secondo le disposizioni del Governo in tempo di pandemia, il 24 febbraio a Padova nella sede della Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo. I soci, già raggiunti per lettera dalle informazioni utili al voto, potranno esercitare il loro diritto attraverso il rappresentante designato da ciascuna Banca. Tutte le informazioni per partecipare nelle modalità stabilite dalla procedura straordinaria sono state pubblicate sui rispettivi siti web delle BCC, cui è possibile rivolgersi anche per richieste di chiarimento.
Il Consiglio di amministrazione di Banca San Giorgio Quinto Valle Agno, in virtù del gran numero di soci da raggiungere, ha organizzato alcuni incontri nella settimana che precede l’assemblea a numero chiuso e su prenotazione per dare ad eventuali soci richiedenti tutte le informazioni necessarie.
Salvaguardati nell’operazione i principi della mutualità e della socialità
«Abbiamo intrapreso questo percorso di aggregazione ricordando sempre le nostre radici di banca di comunità nata nel 1896 – spiega il Presidente di Banca San Giorgio Quinto Valle Agno, Giorgio Sandini. Siamo nati e cresciuti all’insegna dei valori della Dottrina Sociale della Chiesa, espressi sin da fine ‘800 nell’enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII, fino all’attualissima Laudato Sì di Papa Francesco. Non vogliamo dimenticare i principi fondamentali che ci guidano da 125 anni: la mutualità, il localismo, il lavorare per il bene comune, la cooperazione che ci devono continuare ad ispirare pur nelle dimensioni in aumento. Impieghiamo il risparmio che il territorio ci affida, sostenendo le persone e le imprese che in questo territorio vivono e operano, proprio come ci impongono le nostre regole statutarie. Siamo di fatto rimaste come Banche di Credito Cooperativo le uniche banche di territorio e di comunità. Continueremo ad esserlo anche con dimensioni accresciute dopo questo processo di aggregazione che abbiamo voluto e affrontato con serietà per poter accrescere la nostra capacità di servizio».
«L’attenzione nel durante e nel post pandemia è sempre stata massima- rilancia Sandini- per essere vicini a famiglie, piccole e medie imprese, artigiani e mondo che produce beni e servizi: abbiamo accolto la richiesta di sospensione delle rate dei mutui e abbiamo concesso finanziamenti importanti, attuando tutte le misure possibili richieste dalla situazione di crisi».
Centralità dei territori e creazione di valore aggiunto
«Abbiamo creato le condizioni per una operazione di grande valore prospettico – annuncia il Presidente di Banca di Verona, Flavio Piva di – per migliorare ulteriormente il servizio alla comunità di riferimento e per dare prospettive di concreto rilancio ai territori serviti dalle due Banche: mezzi, risorse e impegno straordinari per creare una fusione che porti valore aggiunto rispetto alle potenzialità espresse separatamente dai due Istituti negli ultimi anni» continua Piva.
«Abbiamo messo insieme capacità, esperienze e caratteristiche diverse per farne un modello virtuoso di fusione, equilibrato e significativo a livello non soltanto triveneto, ma di respiro nazionale: dove la vocazione corporate e la capacità di competere sui servizi bancari per le imprese di medie e grandi dimensioni è bilanciata da una grande capacità di dialogo con le famiglie, le imprese artigiane e in generale il mercato retail. Un’opportunità importante da cogliere non solo a vantaggio della base sociale, ma per le comunità di riferimento, per le famiglie, le imprese medio-piccole, le grandi aziende, per le realtà socio-economiche che operano nelle province di Verona, di Vicenza e trentine dove siamo presenti- rilancia Piva. Concretamente l’aggregazione porta in dote economie di scala, servizi più capillari, più efficienti, maggiore capacità di fornire credito e finanziamenti, ma anche una risposta organizzata ai territori in un momento storico in cui è necessario pensare ad uscire dalla pandemia e a rilanciare l’economia, con approcci legati all’innovazione, alla ricerca, alle politiche digital e soprattutto green. Dove il dialogo costante, dove la capacità di servire, di essere attenti alle esigenze della clientela siano tutelati, nello spirito del Credito Cooperativo».
«Nessuna delle due banche perderà centralità e nessuna sarà preponderante – spiega Piva. Abbiamo studiato un percorso di crescita, valorizzando il meglio di ogni singolo Istituto per farne patrimonio comune. Non ha più senso guardare soltanto ai piccoli campanilismi in senso stretto, ma ai progetti che abbiano ali per trainare la nostra economia. Ragionare in piccolo e privarci della capacità di ingrandirci in modo armonico sarebbe una miopia strategica in questo periodo».
Progettualità economiche e socio-culturali condivise al via
Sono state messe a fattor comune progettualità di ampio respiro sui giovani, sulla formazione, su iniziative di attenzione alle fragilità sociali, anche in partnership con Enti e Istituzioni che fanno rete sul territorio. «Abbiamo in animo di potenziare l’educazione finanziaria e cooperativa, la formazione e la collaborazione con le scuole, percorsi di sicurezza sulla strada e per incentivare il senso civico delle nostre comunità a partire dai più giovani- conclude Sandini. Insieme, con più energie e più mezzi».
Foto: da sinistra, il presidente Flavio Piva della Banca di Verona con il direttore Valentino Trainotti; il presidente Giorgio Sandini e il direttore Leopoldo Pilati della Banca San Giorgio Quinto Valle Agno.