Il Ministero dei Beni e Attività Culturali risponde all’interrogazione del senatore leghista Cristiano Zuliani, che, assieme al senatore Paolo Tosato, ad ottobre aveva chiesto a Roma di non spostare i reperti archeologici del Centro ambientale archeologico legnaghese a Verona, nel futuro polo museale provinciale, voluto da Vincenzo Tinè, dirigente della Soprintendenza archeologia e belle arti di Verona, Rovigo e Vicenza.
Per voce del sottosegretario, Anna Laura Orrico, il Ministero ha specificato in una lettera inviata al senatore Zuliani, che il progetto del polo museale veronese «ha tenuto conto degli accordi pregressi presi con le diverse Amministrazioni civiche che, su autorizzazione della Soprintendenza, avevano ottenuto la concessione temporanea del deposito di beni archeologici di proprietà statale provenienti da ricerche condotte dalla stessa Soprintendenza ed esplicitamente vincolati a un futuro trasferimento presso la nuova sede museale statale di Verona».
Ma il sindaco di Legnago Graziano Lorenzetti non ci sta: «Invito il ministro Dario Franceschini a visitare la nostra struttura, che è un centro museale di qualità». – ha commentato il sindaco – «Meglio riqualificare una struttura esistente che crearne una nuova. Sono allibito della riposta data dal Ministero dei Beni Culturali. Mi aspettavo una risposta e una visita da parte del Ministro, non del sottosegretario. Si parla del coinvolgimento del territorio ma noi non siamo stati interpellati. Siamo contrari a quest’azione perché ci sono tutti i presupposti per creare a Legnago un unico polo museale provinciale. E’ il territorio ad aver contribuito con risorse umane e finanziarie a far crescere il Museo Archeologico ed è giusto che i reperti restino sul territorio dove sono stati trovati».
I retroscena.
Il Ministero dei Beni Culturali ha in progetto di creare, a livello nazionale, un unico polo archeologico per singola provincia. A Verona verrà insediato il nuovo Museo archeologico nazionale, ricavato all’interno del restaurato ex carcere di San Tommaso dove, in base al progetto, dovrebbero venire collocati anche diversi reperti provenienti dal Centro ambientale archeologico di Legnago, una struttura a cui il Comune di Legnago ha dedicato, in tanti anni di attività, tempo e risorse.
La storia del Museo Archeologico.
Circa 20 anni fa l’ex Ospedale militare di Legnago, prima struttura utilizzata dall’esercito napoleonico e successivamente ospedale austriaco, è stato trasformato in una prestigiosa realtà museale contenente reperti che vanno dal Neolitico Antico (V millennio a.C.) alla tarda età del Ferro (II-I secolo a.C.).
A ottobre il sindaco di Legnago è stato informato dalla direttrice del Museo archeologico nazionale di Verona, Federica Gonzato, che alcuni materiali sarebbero stati rimossi dalle vetrine dell’Ambientale per diventare parte integrante e permanente del nuovo allestimento museale del capoluogo scaligero.
Il museo di Legnago, che vanta una media di 2mila studenti all’anno in visita, privato di tali e tanti reperti, rischia la chiusura.
«Pur tenendo conto che i reperti appartengono al Ministero dei Beni Culturali», aveva fatto sapere il Zuliani nella sua interpellanza, «questi costituiscono anche il patrimonio di un preciso territorio. Da vent’anni in questo museo si sono fatti numerosi investimenti, sono stati necessari milioni di euro tra restauro dell’edificio, allestimento museale e successiva gestione, per la quale il Comune offre, tuttora, un contributo annuo di 40mila euro».
Foto: a sinistra, il Centro Ambientale Archeologico; a destra in alto, il sindaco Graziano Lorenzetti; in basso, il Sottosegretario, Anna Laura Orrico.