Candidati promossi alle prove di teoria per la patente «con l’aiutino», quiz a risposta multipla superati grazie ai suggerimenti «di un esaminatore infedele».
Nell’inchiesta-scandalo che a dicembre 2018 arrivò a scuotere i vertici della Motorizzazione di Verona, il principale accusato risultava Massimo Viscardo Viscardi, funzionario della MCTC scaligera travolto dall’inchiesta sulle presunte patenti «rilasciate col trucco». – Come riportato da Laura Tedesco sul Corriere.
Ma adesso, mentre su quella vicenda le indagini si sono chiuse ormai da un anno e devono ancora essere discusse davanti a un giudice, spunta un’inchiesta bis che coinvolge 20 nuovi indagati.
E anche in questo secondo filone del caso «patenti facili», a finire sotto accusa è un funzionario della Motorizzazione di Verona. Edoardo Malinconico, 60 anni, è infatti indagato per corruzione e falso in concorso perché, «nella veste di esaminatore», in cambio di denaro avrebbe «suggerito le risposte nel corso degli esami» per la patente sostenuti «da candidati perlopiù stranieri che dovevano affrontare i test teorici avendo scarsa, se non nulla, conoscenza della lingua italiana».
Altro indagato-chiave di questo nuovo troncone del «caso patenti» risulta Gerardo Sansone, 54 anni: stando alle accuse, sarebbe stato lui a consegnare a Malinconico «quantomeno parte del denaro ricevuto dai candidati» per fargli «compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio».
I due, secondo il pm Marco Zenatelli (che ha già condotto la prima tranche dell’indagine), avrebbero agito in concorso anche durante gli esami di revisione delle patenti: Sansone, coadiuvato dal 48enne Mirko Fanton, avrebbe «tenuto i contatti e impartito le istruzioni operative ai candidati per superare l’esame grazie ai suggerimenti di Malinconico, pubblico ufficiale che riceveva parte del denaro consegnato dagli stessi candidati a Sansone e Fanton».
Ai 3 e ad altri 17 nuovi indagati, assistiti per la maggior parte dall’avvocato Stefano Cuoghi, oltre che dai colleghi Teresa Vassallo e Alessandro Ballottin d’ufficio, è già stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Ora avranno a disposizione 20 giorni per chiedere di essere interrogati o inviare memorie difensive, dopodiché il pm Zenatelli potrà chiederne il rinvio a giudizio.
Nel primo filone d’inchiesta, intanto, in attesa dell’udienza preliminare si stanno susseguendo le sentenze del Tar di Venezia che continua a respingere al mittente i ricorsi contro la revoca delle patenti «facili».
Era stato lo stesso ente di via Apollo, all’inizio di quest’anno, a notificare i «provvedimenti di revisione dei documenti che abilitano alla guida» ai candidati «furbetti» i quali, a loro volta, avevano subito impugnato tali misure ricorrendo contro il Ministero dell’Interno. Ma il loro tentativo è andato a vuoto. E questo perché, secondo i magistrati amministrativi, «nel corso dell’esame di teoria i ricorrenti sarebbero stati illegittimamente aiutati da un esaminatore infedele»: il provvedimento di revoca «è stato pertanto assunto in ragione di fatti specifici e determinati». I candidati «furbetti», dunque, dovranno ripetere da zero l’intera procedura per riottenere – stavolta legittimamente – i documenti di abilitazione alla guida.
[Laura Tedesco]