La cura del glaucoma compie un significativo passo avanti all’ospedale di Legnago.
Sempre nel segno di quell’eccellenza già raggiunta dal reparto di Oculistica diretto da Paolo Bordin nel trattamento della cataratta e di altre patologie oculari.
L’équipe del Mater Salutis è stata infatti una delle prime in Italia ad applicare, nei giorni scorsi, un’innovativa tecnica chirurgica microinvasiva su cinque pazienti, tra i 50 e i 70 anni, affetti da una malattia dovuta generalmente ad un aumento della pressione all’interno dell’occhio, di cui soffrono in Italia 550mila persone e che rappresenta la seconda causa al mondo di cecità irreversibile.

Ecco in cosa consiste la moderna metodica importata dagli Stati Uniti e destinata a garantire vantaggi clinici non indifferenti ai pazienti in cura nell’Ulss 9 Scaligera.
«Quella che in gergo viene chiamata “viscocanaloplastica ab interno”, – spiega il primario Bordin, alla guida dal 2004 di una struttura con all’attivo oltre 2.800 interventi all’anno – è una tecnica che permette, mediante una piccolissima e precisissima incisione, di un millimetro massimo un millimetro e mezzo, di riaprire le vie dell’umor acqueo che riempie la parte anteriore dell’occhio.
Con la possibilità di ottenere un buon compenso pressorio senza l’impiego di farmaci o limitandone il numero».

Nella maggior parte dei tipi di glaucoma, killer silenzioso della vista, il sistema naturale di drenaggio dell’occhio perde la sua funzione e il liquido all’interno non riesce a defluire. Con l’effetto di provocare un aumento della pressione intraoculare che a lungo andare, analogamente a quanto avviene con uno pneumatico, provoca un danno sul bulbo oculare – in particolare sul nervo ottico, situato nella zona centrale della retina – con la progressiva perdita della vista.

«Mediante un trattamento adeguato, – puntualizza il primario – è possibile rallentare il progredire della malattia ed arrestare potenzialmente l’ulteriore perdita di capacità visiva. Tuttavia, in molti casi i farmaci possono rivelarsi inefficaci ed è per questo che si ricorre alla chirurgia».

Da qui l’importanza della tecnica appena sperimentata al Mater Salutis, che consente di riaprire i canali di scarico dell’umor acqueo con una speciale strumentazione monouso.

«Tutto ciò, – assicura il dottor Bordin – in modo più rapido, sicuro e meno invasivo rispetto alle tecniche tradizionali. Senza trascurare poi i vantaggi clinici considerato che l’operazione non necessita di suture e viene effettuata in pochi minuti in regime di day surgery, con l’opportunità di dimettere il paziente, a meno di complicazioni, nell’arco di un paio d’ore». A scanso di equivoci e per non alimentare false aspettative, è bene precisare che: «Non tutti i glaucomi possono essere trattati con questa tecnica, che tra l’altro non preclude la possibilità di interventi futuri. A questo riguardo è imprescindibile una valutazione preliminare da parte della nostra équipe».

Sulla scorta dei risultati incoraggianti riscontrati nei primi cinque pazienti operati, tutti con la supervisione dell’esperto statunitense inventore della tecnica in questione, nel reparto al settimo piano del blocco nord dell’ospedale sono già in programma altri interventi tramite viscocanaloplastica. Andando così a rafforzare un primato già centrato nel 2015 quando l’unità legnaghese era stata la prima in Veneto ad adottare il «Femtolaser»: un’apparecchiatura all’avanguardia che permette di eseguire interventi alla cataratta e trapianti della cornea con una precisione di molto superiore agli strumenti tradizionali.
E con la quale Bordin ha messo a punto una nuova tecnica, presentata all’ultimo congresso Arvo di Seattle, per operare la cataratta congenita del bambino in estrema sicurezza.

 

Foto: a sinistra, un esame preventivo del glaucoma; a destra, il dottor Paolo Bordin, direttore dell’Unità operativa complessa di Oculistica del Mater Salutis di Legnago.