Una fabbrica per produrre pasta, ma soprattutto per creare posti di lavoro per persone in difficoltà e sviluppare la filiera di un’economia sostenibile.
Lo si capisce già dal nome, “Impastarci”, qual è il valore della cooperativa avviata da Simone Pernechele, ex vicesindaco di Legnago, da sua moglie Claudia Bezzi, presidente dell’Arci di Legnago, da Massimo Totola, famoso attore veronese e da sempre attivo nell’Arci, e da Luca Beghini, laureato in scienze alimentari.

Sono loro i quattro soci che hanno acquisito un capannone a Villa Bartolomea per farne una nuova fabbrica dove produrre pasta artigianale di alta qualità e ricavata da farine monovarietali di grani antichi.

«La società l’abbiamo costituita a fine 2019 ma, tra le pratiche amministrative e quelle finanziarie, alla fine siamo riusciti ad aprire la fabbrica tra mille difficoltà proprio il 10 marzo, il giorno prima che scoppiasse il lockdown per il Coronavirus – spiega Pernechele -. Così, abbiamo dovuto star fermi per due mesi, ripartire reinventando tutto l’aspetto commerciale perché prima avevano dei contratti con ristoranti e con i centri ricreativi dell’Arci, che sono ancora fermi. Per non parlare dei problemi con fornitori e tecnici».

Oggi, comunque, la fabbrica sta lavorando, anche se ancora non secondo i ritmi che dovrebbe. È stato creato anche un marchio “Pasta Carpanea” con tanto di sito (www.carpanea.it) dove è possibile acquistarla.

«Produciamo 200 chilogrammi al giorno di pasta, ben lontani dai piani iniziali per i quali avevamo contratti per 4200 chili giornalieri con i circoli Arci del Nord Italia e 2000 destinati a ristoranti – riprende Pernechele -. Teniamo presente, inoltre, che essendo una realtà nuova, non abbiamo un fatturato 2019, e quindi siamo anche esclusi da tutte le misure di sostegno alle imprese per l’emergenza Covid.
Tutto questo non ci ha permesso fino ad ora di fare le assunzioni previste, che saranno di sei addetti a pieno regime, e tutte donne che hanno subito violenze o sono uscite dalla tratta della prostituzione. Abbiamo già un accordo con alcune associazioni di volontariato, come il Centro antitratta di Mestre, per il loro inserimento lavorativo appena sarà possibile».

Impastarci oggi produce diversi tipi di pasta, dai maccheroni agli spaghetti, ai fusilli sia di farine monovarietali di grani antichi provenienti dal Sud Italia, sia di farina di canapa particolarmente indicata per gli sportivi, sia di pasta di legumi al 100% (ceci, piselli, lenticchie, fagioli) e quindi per chi ha problemi di glutine o di altre necessità alimentari.

«Parliamo di un prodotto sano, altamente digeribile, attento alla biodiversità e naturale.I grani antichi sono Russello, Cappelli, Timidia – conclude Beghini -. Non essendo stati rimaneggiati geneticamente dall’uomo hanno una resa molto minore rispetto al più diffuso e moderno grano.
Non vengono lavorati a livello intensivo e tutto ciò giustifica anche un prezzo di vendita più alto, a fronte però di un prodotto più sano e genuino; vengono generalmente lavorati con la macinazione a pietra, la farina che si produce è quindi molto meno raffinata rispetto a quella prodotta con grano moderno.
Grazie a questo tipo di lavorazione, infatti, si ha un prodotto che potremmo considerare semi-integrale, ovvero rispetto alle farine 0 o 00 si mantengono molto di più le proprietà nutrizionali presenti nel chicco; la modificazione del grano moderno ha fatto sì che esso diventasse molto più ricco di glutine, con tutti gli svantaggi che ciò comporta per il nostro organismo.
I grani antichi, invece, mantengono un rapporto più equilibrato tra presenza di amido e presenza di glutine, contenendo una percentuale minore di questa proteina di cui ultimamente tanto si discute».

«A questo si aggiunge anche nella produzione un valore di salvaguardia del territorio perché sono tutti prodotti praticamente biologici e soprattutto che arrivano da aziende attente alla biodiversità ed anche al rispetto socio-economico di chi lavora», conclude Pernechele.
[da Primo Giornale]

Foto: a sinistra, il logo di Impastarci; a destra dall’alto, i quattro soci del pastificio: Simone Pernechele, Claudia Bezzi, Massimo Totola e Luca Beghini.