Fra le vittime eccellenti del Coronavirus potrebbero esserci anche le elezioni regionali (che si tirano appresso quelle comunali inclusa Venezia). I rumors che vanno per la maggiore parlano di election day fra inizio e metà ottobre. – scrive Martina Zambon sul Corriere – Con il referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari rinviato a data da destinarsi tutto il resto diventa fluido.
Anche se il sottosegretario all’Interno, il dem vicentino Achille Variati va con i piedi di piombo: «La priorità, ora, è sanitaria. Entro il 23 marzo bisognerà decidere quale sarà la nuova data del referendum e l’idea è di aggregarla alle elezioni regionali e amministrative di maggio».
In Trentino Alto Adige il dibattito è già iniziato sulle Comunali del 3 maggio, in molti chiedono si posticipi di due mesi ma dai governatori Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher arriva una doccia fredda «Il tempo c’è». Intanto a Roma, il governo starebbe pensando all’ipotesi autunnale ma solo se l’emergenza si protraesse oltre marzo. Cruciali le prossime due settimane.

Di Regionali, in Veneto, ufficialmente non si parla. Con l’eccezione delle consultazioni 5s su Rousseau: hanno votato in 3.012 fra Veneto e Marche (non è dato sapere in che misura) e sarà ballottaggio fra Erika Baldin ed Enrico Cappelletti per trovare il candidato di bandiera del movimento.
Tolti i 5s, sia Lega che Pd si ritrovano a condividere gli stessi dubbi su come andrà a finire.
C’è chi si chiede se cambiare assessore regionale alla Sanità o sindaco in piena emergenza non sia un azzardo. L’assembramento ai seggi è l’ultimo dei problemi.
Calendario alla mano: i comizi elettorali vengono convocati 60 giorni prima del voto. Si votasse il 24 maggio, si dovrebbe convocarli entro il 25 marzo. E poi, la legge regionale stabilisce che la finestra di voto vada dal 15 maggio al 15 giugno salvo election day. Ergo, l’ultima data utile sarebbe
il 14 giugno.
Campagna elettorale aperta dal 15 aprile. «Dipende tutto da come si evolverà l’emergenza – ragiona Roberto Marcato, assessore regionale della Lega – certo è che l’eccezionalità c’è.
Votare a giugno non aiuterebbe la ripresa turistica, ad esempio, delle nostre località di mare e sottrarrebbe altri giorni di scuola. E, mi pongo il problema nel rispetto degli altri competitor rispetto alla Lega, con il governatore Luca Zaia inevitabilmente al centro dell’attenzione dei media per un tema difficile che riguarda la salute di ognuno di noi…».

Un ragionamento condiviso dal senatore dem Andrea Ferrazzi: «Il tema c’è, va garantita comunque la sostanza di una campagna elettorale perché ne va della qualità di una democrazia».
Lo slittamento autunnale è «una possibilità sempre più concreta per le tempistiche» anche per il deputato Roger De Menech (Pd).

Martina Zambon