Due operazioni di carabinieri e dei vigili del fuoco in due aziende di Minerbe hanno portato alla luce gravi violazioni alla sicurezza sul lavoro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le operazioni sono state presentate stamane, sabato 4 gennaio 2020, presso il Comando dei Carabinieri a Verona dal comandante territoriale del nucleo Carabinieri di Legnago Capitano Lucio De Angelis, dal comandante dei Carabinieri di Minerbe Maresciallo Simone Bazzani e dal Maresciallo Magg. Pesaresi del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro.
La prima è un’importante operazione interforze svolta con la cooperazione dei vigili del fuoco e dell’apposito Nucleo Ispettorato del Lavoro degli stessi militari dell’Arma, nel territorio di Minerbe. In particolare, sulla scorta di alcune segnalazioni circa “odori forti di vernici” e “movimenti sospetti” all’interno di uno stabile collocato nella frazione di San Zenone, i carabinieri riferiscono di aver effettuato un accesso ispettivo, a seguito anche di una serie di preventivi controlli.
L’azienda in questione, una sorta di falegnameria che si occuperebbe di commercio di mobili, secondo quanto riferito dai carabinieri di Minerbe capitanati dal Maresciallo Bazzani e coordinati dal Capitano De Angelis, sarebbe originaria della Francia e, durante le opportune verifiche, non sarebbe risultata censita in Comune tra le attività presenti sul territorio. Anche alla luce di ciò, i militari avrebbero dunque compiuto l’accesso nella ditta, riuscendo ad individuare un magazzino stipato di mobili, ma in particolare notando anche un cavo della corrente che li avrebbe condotti verso una stanza. All’interno di quest’ultima, i carabinieri spiegano di avervi trovato un uomo, il quale sarebbe un cittadino di nazionalità marocchina, verosimilmente alloggiato all’interno di tale ambiente, le cui condizioni igienico e sanitarie sono state definite dai militari “decisamente precarie”.
Oltre a questo, il cittadino marocchino sarebbe risultato essere sbarcato nel 2018 ad Agrigento, nonché destinatario di un decreto di respingimento alla frontiera e, pertanto, di fatto “clandestino”. Alla luce di ciò, i militari spiegano di aver proceduto all’esecuzione di tale decreto, oltre che alla denuncia in stato di libertà del titolare dell’azienda per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Al momento dell’accesso ispettivo da parte dei carabinieri, non sarebbero stati trovati al lavoro operai, tuttavia i militari fanno sapere che ulteriori accertamenti anche in questo senso verranno svolti nei prossimi giorni.
Per quanto riguarda invece la sicurezza in tali ambienti, le verifiche del caso sono state svolte dal NIL dei carabinieri e dai vigili del fuoco che, in modo particolare per quel che riguarda la prevenzione degli incendi, riferiscono di aver potuto appurare diverse irregolarità. In tal senso sono inoltre state annunciate sanzioni per circa 36mila euro nei confronti del titolare dell’azienda, proprio a seguito delle infrazioni che sarebbero state accertate in materia di sicurezza sul lavoro.
La seconda operazione, dopo il mobilificio di San Zenone, anche questa oggetto di controlli da parte dei carabinieri nonché del Nucleo Ispettorato del Lavoro dei militari e dei vigili del fuoco, è stato all’interno di un laboratorio tessile, sempre nel territorio minerbese. Anche in questo caso si è trattato di un’importante azione sinergica svolta tra corpi delle forze dell’ordine che hanno operato al fine di garantire la regolarità delle attività lavorative.
Secondo quanto riferito sempre durante l’odierna conferenza stampa dal Maresciallo Magg. Pesaresi del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, i controlli in questo caso avrebbero riguardato un’azienda regolarmente censita ed iscritta alla Camera di Commercio dagli inizi del 2019, ma al cui interno sarebbero state riscontrate diverse irregolarità. Nella fattispecie, al momento dell’accesso da parte dei militari nella ditta tessile, i carabinieri spiegano di aver trovato tre operai cinesi al lavoro, due che sarebbero stati intenti a cucire ed un altro invece a pulire il pavimento, dei quali soltanto uno sarebbe però risultato essere regolarmente assunto.
Gli altri due, inoltre, avrebbero sì avuto un passaporto con sé, ma dopo gli opportuni controlli nella banca dati, i carabinieri riferiscono di aver appurato che i due sarebbero stati privi del permesso di soggiorno.
I militari del NIL (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Verona stanno dunque procedendo a redarre le contestazioni opportune in materia di “lavoro nero”, relativamente ai due operai che avrebbero appunto prestato servizio irregolarmente all’interno del laboratorio tessile, applicando la cosiddetta maxi sanzione.
Per di più in questo caso, i carabinieri del NIL spiegano di aver ache proceduto alla sospensione dell’attività lavorativa, in attesa che il titolare dell’azienda, quest’ultimo anch’egli cittadino cinese regolare sul territorio italiano, provveda a legalizzare la posizione dei due lavoratori.
Oltre al “lavoro nero”, i carabinieri spiegano di aver inoltre rilevato all’interno dell’azienda tessile anche diverse difformità igieniche e sotto il profilo della sicurezza negli ambienti lavorativi.
In particolare si tratterebbe della inidoneità degli estintori, in quanto pur presenti non sarebbero stati facilmente accessibili, ma sarebbe stata riscontrata anche la carenza di vie d’uscita di sicurezza e in materia di formazione sulla sicurezza degli stessi operai.
Oltre alla sospensione dell’attività lavorativa, le sanzioni penali applicate ammonterebbero a circa 30mila euro, mentre per quanto riguarda le multe amministrative la cifra complessiva si aggirerebbe attorno ai 10mila euro.
Foto: in alto a sinistra, il Maresciallo Simone Bazzani (a sinistra)e il Capitano Lucio De Angelis; a destra i protagonisti della conferenza stampa dei Carabinieri, Vigili del Fuoco e Nucleo Ispettorato del Lavoro; in basso, il laboratorio tessile gestito da cinesi.