I maestri diplomati magistrali sono fuori dalle graduatorie a esaurimento (cosiddette Gae). Lo confermano le Sezioni Unite civili della Cassazione, che hanno respinto il ricorso di un nutrito gruppo di docenti diplomati, confermando le sentenze del 2017 e del 2019 del Consiglio di Stato, nelle quali erano già stati esclusi dalle graduatorie a esaurimento per le scuole materne ed elementari gli insegnanti in possesso del solo diploma magistrale che non avessero partecipato alle sessioni di abilitazione o ai concorsi.
Una decisione che all’epoca ha gettato nello sconforto migliaia di persone inserite nelle graduatorie per l’immissione in ruolo nella scuola. I 27 ricorrenti, tutti diplomati magistrali entro l’anno 2001/2002, contestavano che il Consiglio di Stato avesse ecceduto nei suoi poteri togliendo valore abilitante al diploma magistrale e denunciando una lesione dei diritti fondamentali, visto che avevano lavorato nella scuola per oltre un ventennio e non erano stati tutelati dai giudici “contro l’arbitrio della Pubblica amministrazione”.
Motivi ritenuti inammissibili dalla Suprema Corte, con un’ordinanza depositata oggi: la decisione “rimane entro l’ambito di interpretazione e ricostruzione di una complessa normativa”.
Cosa dice l’ordinanza.
“Non è ravvisabile – si legge nell’ordinanza delle Sezioni unite (l’udienza in camera di consiglio era stata svolta il 12 marzo scorso) – alcun superamento da parte del giudice amministrativo dei limiti interni della giurisdizione, sia con riferimento all’esame delle eccezioni di decadenza, sia in relazione all’affermata insussistenza dei diritto dei ricorrenti ad essere inseriti nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento”. Dunque, è legittimo “l’operato amministrativo ove ha negato – aggiunge la Cassazione – ai ricorrenti l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie (graduatoria permanente che consente l’immissione in ruolo per scorrimento) pur essendo invece consentito agli stessi di essere inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto che permettono, comunque, di svolgere l’attività di insegnamento con il solo diploma”. Quanto, infine, alla presunta violazione di norme comunitarie o di sentenze della Corte di Giustizia, evidenziata nei ricorsi, il Consiglio di Stato, conclude l’ordinanza depositata al ‘Palazzaccio’, “ha esplicitamente manifestato di aver valutato la conformità dell’interpretazione accolta ai principi imposti all’amministrazione anche dal diritto dell’Unione europea”.
Anief: valuteremo class action.
La decisione è stata commentata con una nota da Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief: «Non ci fermeremo, siamo abituati a lottare fino alla fine. La nostra azione di tutela non si esaurisce qui e agiremo su più fronti. Riteniamo vergognoso l’accanimento nei confronti di tanti docenti colpevoli solo di essere stati ingannati per anni dallo Stato italiano che ora continua a sfruttare la loro professionalità nelle scuole per assicurare il corretto svolgimento delle attività didattiche».
L’Anief, che da sempre si è opposto «all’estromissione dei maestri con diploma magistrale dalle Gae e degli oltre 7 mila docenti di fatto licenziati dopo essere stati immessi in ruolo», afferma anche che impugnerà «uno per uno, tutti i provvedimenti di licenziamento che il Miur dovesse attuare nei confronti proprio dei docenti immessi in ruolo ‘con riserva’ e che hanno svolto l’anno di straordinariato con esito positivo».
Inoltre Anief, mentre attende entro il 2020 l’esito del reclamo collettivo già presentato al Consiglio d’Europa e dichiarato ammissibile da un anno, chiederà ai giudici amministrativi di sollevare il caso dei diplomati magistrale di fronte alla Corte di Giustizia europea, ed entro il mese di settembre, valuterà la possibilità di presentare una class action per «risarcire i docenti dai danni prodotti nei loro confronti e far dichiarare la responsabilità risarcitoria dello Stato italiano».