Non si placa la polemica sollevata di una parte della minoranza consigliare guidata dal capogruppo di “Legnago Futura”, Diego Porfido, sulle mancate riduzioni delle indennità da parte della nuova giunta.

Cancellando la riduzione del 10 per cento introdotta dall’esecutivo Scapin, oltre a quella prevista per legge sempre del 10 per cento, sindaco e assessori si “aumentano” così lo stipendio, scrive Cangrande sul quotidiano di ieri , venerdì 5 luglio.

Mentre Lorenzetti ribatte: «L’esecutivo va remunerato adeguatamente, poiché ciascun componente mette a disposizione della collettività le sue competenze professionali, sacrificando ore preziose del lavoro personale. Per l’ex sindaco Scapin, – conclude Lorenzetti – era facile rinunciare a parte dell’indennità, visto che era in pensione».

Paolo Longhi, tirato in ballo dalla polemica, non sta alla finestra a guardare: «La nuova amministrazione ha ritenuto di non ripetere, almeno per i componenti della Giunta, e di riflesso per la mia carica di presidente del Consiglio comunale, la cui indennità è parificata a quella di un assessore, il taglio in parola, pur mantenendo ai minimi tabellari le indennità e applicando la riduzione del 10% prevista dalla finanziaria 2006. – afferma Paolo Longhi – Era possibile per il Comune di Legnago aumentare le indennità dei propri politici nella misura massima prevista dalla tabella ministeriale. Ma ciò non è stato fatto.

Per questo il titolo del quotidiano L’Arena “Sindaco e assessori si aumentano lo stipendio” nonché il trafiletto vergato “Cangrande”, nella prima pagina del medesimo giornale, risultano provocatori».

Per capire di quali cifre si stia parlando, ciascuno dei cinque assessori di Lorenzetti, compreso il presidente del Consiglio, percepirà 1.254 euro al mese lordi, già decurtati del 10 per cento “obbligatorio”, contro i 1.129 euro incassati dai componenti del precedente esecutivo, per una differenza di 125 euro lordi, circa 70 euro netti mensili.

Mentre per il sindaco, che percepirà 2.788 euro lordi al mese, già decurtati del 10 per cento “obbligatorio”, saranno superiori di 279 euro rispetto ai 2.509 euro percepiti da Scapin, per una differenza di circa 150 euro netti.

«Stiamo parlando del nulla, di una Casta dei stipendi comunali che non c’è. Alcuni gruppi dell’opposizione, continua Longhi – com’era prevedibile e naturale, hanno polemizzato sul presunto aumento, meglio sarebbe dire: sulla mancata riduzione delle indennità.

Quale unico presidente del Consiglio comunale del Triveneto non invitato alle riunioni di Giunta, ho appreso anch’io, solo con la notifica delle delibere giuntali ai capi-gruppo, della mancata conferma del taglio alle indennità.

Poiché vale il principio che uno dei propri denari possa fare ciò che vuole ho tosto comunicato al Sindaco e agli Uffici la mia decisione di decurtare la mia indennità non del 10 per cento, non del 20 per cento ma del 21 per cento. Ora risulto essere, dunque, il presidente del Consiglio comunale più a buon mercato della storia amministrativa legnaghese.

A voler dar retta a certe tesi, dunque, costando meno di tutti i miei predecessori, dovrei essere anche il più bravo».