A Cerea in via Paganina Bassa c’è l’azienda agricola Soffiati Enrico che produceva il ricercato Riso Nano Vialone Veronese Corte Soffiati e alcuni altri prodotti gastronomici.

Enrico, ama la sua terra dove è cresciuto, ama anche ricordare le tradizioni, la sua infanzia, i campi seminati, gli arnesi da lavoro e la vita contadina che oggi non c’è più, come: i laori de na olta.

“Una volta in campagna, in quasi tutte le aziende agricole esistevano i “rivai”, filari di vari tipi di arbusti (platano,acacia,gelso,salici) che servivano per produrre la legna per la casa ed erano utili per non far franare le rive dei fossati.

In azienda c’erano diverse rive e ogni anno ne venivano tagliate una parte (scalvar), di solito un ciclo di 4 anni perchè i pali diventavano grossi e sul fuoco duravano di più.

Dal taglio della legna, raccoglievano tutto persino i rametti che diventavano “fascine” utilizzate per accendere il fuoco.

Dai ceppi che restavano (zocche) in primavera spuntavano nuovi polloni, grandi e piccoli, dritti e storti.

Negli  inverni seguenti (almeno 3) l’agricoltore faceva la spollonatura (sbagolar i rami), una sorte di potatura, si selezionavano alcuni rami, di solito quelli più grossi e dritti che dopo 4 anni sarebbero diventati dei bei pali da fare legna e tutto il resto veniva tagliato e raccolto in fascine o bruciato.

Questo lavoro, questa pratica, una volta veniva eseguita tutta a mano con il coltellaccio (stegagno) e di tempo ce ne voleva ma serviva per ingrossare bene i pali, farli diventare alti, fare un po di pulizia delle rive e far sì che i polloni non andassero a disturbare le colture in atto e il passaggio dei mezzi agricoli.

Ormai questa pratica non la esegue quasi più nessuno. I “rivai” stanno scomparendo, con la meccanizzazione tanti macinano tutto con bracci decespugliatori o addirittura eliminano tutto per non avere probemi.

Io, che ho 42 anni, questa pratica la eseguo ancora, adopero sia il “stegagno” ma il grosso del lavoro lo faccio con il motosega da potatura, forse qualcuno mi crederà matto ma a me piace, vedere “ordine ” in campagna mi gratifica (l’ocio el vol la so parte) e anche dopo 3 anni riesco ad avere tanta legna da ardere che adopero per riscaldarmi la casa.

Tutto il resto lo elimino con la trinciatura ma una parte faccio le “fascine” per creare il “bruiolo” di Santa Lucia.

Andare a tagliare la legna è diventato troppo difficile tanti preferiscono comprare il bancale già pronto, ma io finchè posso, continuerò a fare tutto ciò, perchè la ritengo una “tradizione” e le tradizioni bisogna portarle avanti e sarebbe cosa utile insegnarla ai più giovani”.

Foto: a sinistra, i “rivai”, filari di vari tipi di arbusti nella campagna delll’azienda agricola Soffiati; a destra Enrico Soffiati; in basso il coltellaccio (stegagno)