Il gruppo era stato fermato dai carabinieri di Minerbe e del Norm di Legnago alla fine del 2017, ma le indagini sono andate avanti per risalire alla provenienza della refurtiva rinvenuta e quanti colpi potessero aver messo a segno.

Alla fine del 2017, il 29 dicembre, i carabinieri di Minerbe capitanati dal Maresciallo Bazzani, con l’aiuto dei colleghi del Nucleo Radiomobile e Operativo di Legnago agli ordini del Capitano Lucio De Angelis, arrestarono tre persone nell’ambito delle indagini sull’escalation di furti in abitazione che era stata registrata nella zona. 

Finirono in manette subito dopo un colpo ed un inseguimento sulla Transpolesana che si concluse solamente in un’area di sosta nel rodigino, mentre una quarta persona venne denunciata dopo la perquisizione dell’abitazione in cui risiedeva la coppia del trio già fermato, nella quale venne trovata la refurtiva di diversi colpi (oltre 100 monili) e le ricevute di alcuni Compro Oro a cui era già stata venduta della merce.

Le indagini dei carabinieri però, coordinate dal Pm Pascucci, sono andate avanti per cercare di recuperare l’interno bottino, anche la parte di cui i malviventi si erano già liberati, e per risalire ai legittimi proprietari. Un’attività che ha portato gli inquirenti ad attribuire al gruppo una ventina di colpi, una quindicina dei quali messi a segno in varie case, tra le province di Verona, Rovigo e Padova. Oltre alle accuse di uso improprio di carte di credito, ricettazione e furto aggravato in abitazione, con strappo e destrezza, il giudice quindi ha deciso di aggiungere un nuovo capo d’imputazione, quello di associazione a delinquere, che ha spalancato le porte del carcere anche per la quarta persona.

Si aggrava dunque la posizione di Giancarlo Catter, anni 34 e Luca Bonora, anni 37, che già si trovavano in carcere, dove martedì li ha raggiunti Giuseppe Bellinati, anni 58, in precedenza denunciato. Deceduta invece a luglio 2018 la quarta componente della banda, Candy Suffer, anni 39, e all’epoca dei fatti compagna di Catter.

Stando a quanto hanno potuto appurare gli uomini del comandante De Angelis, sarebbero quindi una ventina i furti messi a segno tra la fine del 2015 e tutto il 2017 tra Verona, Rovigo e Padova, con i bottini che venivano poi venduti ai Compro Oro scaligeri, patavini o mantovani (nessuno di questi risulta essere indagato).

Per mettere a segno i colpi la banda avrebbe utilizzato più o meno sempre gli stessi modus operandi. Se il furto veniva commesso in strada cercavano “lo strappo” o di aggirare la vittima, spesso con la tecnica “dell’abbraccio”, che sarebbe stata messa in pratica principalmente da Suffer. Se invece il colpo veniva tentato in abitazione, un uomo restava alla guida dell’auto, mentre gli altri due si avvicinavano alla casa, solitamente isolata e abitata da una persona anziana: se il residente era presente, cercavano di entrare con una scusa (come bere un bicchiere d’acqua o andare in bagno) e poi di raggirarlo per derubarlo, altrimenti forzavano una porta per fare razzia dei preziosi che vi trovavano all’interno. La quarta persona invece, Bellinati, si occupava poi di smerciare la refurtiva.

Con modalità un po’ diverse è stato invece messo a segno il furto in un’azienda agricola di Montagnana, nel padovano, dove la banda si era appropriata di alcune carte di credito presenti all’interno di un’auto: il loro utilizzo e gli accertamenti eseguiti poi dai carabinieri, hanno permesso di accusare i malviventi anche di questo reato.

Sono rintracciati quasi tutti i proprietari degli oltre 100 monili recuperati, alcuni dei quali sono già stati restituiti, mentre altri saranno presto dissequestrati.

Foto: in alto da sinistra, il comandante della Compagnia di Legnago Capitano Lucio De Angelis; Il Maresciallo della caserma di Minerbe Simone Bazzani; in basso, una parte della refurtiva recuperata