Una seduta infuocata quella del Consiglio comunale di lunedì 7 aprile, che ha visto l’opposizione abbandonare l’aula in segno di protesta contro le modifiche al regolamento consiliare, approvate dalla maggioranza.
All’origine dello scontro, la riduzione dei tempi di intervento concessi a consiglieri, assessori e sindaco: da 10 a 5 minuti per gli interventi ordinari, e da 5 a 3 minuti per le dichiarazioni di voto e la presentazione di emendamenti.

Un taglio che, secondo la maggioranza, ha l’obiettivo di rendere “più fruibili” ai cittadini le sedute, soprattutto a chi le segue da casa in streaming.

«Sono arrivate molte segnalazioni da parte del pubblico – ha spiegato il presidente del Consiglio Roberto Danieli che lamentano la lunghezza degli interventi. Non si vuole mettere il bavaglio a nessuno, anche i consiglieri di maggioranza avranno tempi ridotti. Inoltre, per discussioni importanti come il bilancio, si potranno concordare deroghe».

Parole che non hanno convinto l’opposizione. I consiglieri Luigina Zappon (Centrosinistra per Legnago), Andrea Cesaro (Lista Cesaro), Stella Bonini e Diego Porfido (Legnago Futura) hanno lasciato l’aula prima del voto, giudicando la modifica una stretta inaccettabile sul diritto di parola. L’unico a restare è stato il super consigliere Simone Tebon (Lista Civica Tebon), che ha manifestato il suo dissenso con un gesto clamoroso: si è super imbavagliato simbolicamente con la cravatta.

«La scusa usata da Danieli, che da casa la gente si lamenta dei tempi, è ridicola – ha dichiarato Tebon –. Il consiglio è l’unico posto dove i cittadini hanno voce. Da oggi esiste il bavaglio. È vergognoso che in un luogo dove si discute del bene della città, non ci sia tempo per farlo».

Il sindaco Paolo Longhi ha respinto le accuse: «Mi spiace che l’opposizione abbia scelto di andarsene. Il nuovo regolamento è frutto di un confronto interno alla maggioranza, non un diktat della Lega. Serve anche a sanare incongruenze tra Statuto e regolamento, ad esempio sull’interpretazione del quorum strutturale».

Durissimo il commento della lista “Legnago Futura”: «Quello che è successo è gravissimo. Si limita il diritto di parola con la scusa di ‘non annoiare’ chi segue da casa. Il consiglio comunale non è un reality show né un video di TikTok. La nostra uscita dall’aula non è stata un atto di codardia, ma la risposta necessaria a una scelta antidemocratica. Chi oggi parla di rispetto degli elettori è lo stesso che ha tradito le promesse elettorali per una poltrona».

Anche Andrea Cesaro, ex candidato sindaco, ha criticato duramente la scelta della maggioranza: «Meno tempo di parola significa meno democrazia. È un brutto segnale alla città».

La vicenda ha acceso un dibattito destinato a proseguire anche fuori dalle mura di Palazzo de’ Stefani. La sensazione è che la tensione politica a Legnago sia tutt’altro che sopita.

 

Foto: da profilo Facebook

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