L’impianto di biometano previsto a Concamarise continua a suscitare dibattiti e preoccupazioni tra i cittadini e le istituzioni locali. L’ultima voce a intervenire sul tema è quella di Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico, che sollecita la Regione Veneto a esaminare con attenzione i rilievi sollevati dal Comitato “Salute e Trasparenza”, il quale ha formalmente richiesto l’annullamento dell’autorizzazione alla costruzione dell’impianto.
Una questione politica e normativa
“La Regione – afferma Bigon – non può limitarsi a considerare la questione solo dal punto di vista tecnico. Si tratta di una scelta politica e normativa che deve garantire massima trasparenza e fornire ai cittadini tutte le rassicurazioni possibili. È fondamentale applicare il principio di precauzione, ponendo la tutela del territorio al primo posto”.
Secondo la consigliera, i punti critici sollevati dal Comitato sono molteplici. Tra questi, spiccano:
• Le incongruenze sui termini temporali di vita dell’impianto, che sollevano dubbi sulla reale sostenibilità del progetto.
• L’assenza di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che sarebbe essenziale per comprendere le conseguenze a lungo termine.
• Il rischio di perdite di metano, che potrebbero vanificare i benefici ambientali dell’impianto, considerando che il metano è un gas serra con un effetto climalterante molto elevato.
Biometano: un’opportunità o un rischio?
Bigon evidenzia come il settore del biometano stia crescendo rapidamente, ma solleva dubbi sulla compatibilità tra il business e la tutela dell’ambiente. “Troppo spesso – afferma – assistiamo a una distrazione di risorse agricole destinate all’alimentazione, che vengono invece convertite in biomassa per la produzione di energia. Questo processo rischia di compromettere l’equilibrio agricolo e ambientale”.
Secondo la consigliera, la Regione dovrebbe individuare con precisione le aree idonee e non idonee alla costruzione di impianti, introducendo criteri più restrittivi per garantire che il biometano sia prodotto esclusivamente da scarti organici. “Solo in questo modo – prosegue – si potranno ridurre le emissioni odorigene e atmosferiche, catturare CO₂ e produrre sottoprodotti utili per la fertilità del suolo, senza sottrarre materie prime all’agricoltura”.
Il ruolo della Regione e la necessità di una regolamentazione chiara
L’appello di Bigon è chiaro: il Veneto deve dotarsi di una regolamentazione più rigida e trasparente, che consenta di sfruttare le potenzialità del biometano senza compromessi sulla salute pubblica e sull’ambiente.
L’impianto di Concamarise rappresenta un caso emblematico: da un lato, la possibilità di sviluppare un’energia rinnovabile; dall’altro, le preoccupazioni di cittadini e amministratori locali che temono un impatto negativo sul territorio. Il dibattito rimane aperto, ma una cosa è certa: la Regione dovrà fornire risposte concrete per garantire un equilibrio tra innovazione e tutela ambientale.
Foto: Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico.; Un impianto di biometano è una struttura chiamata digestore in cui vengono immesse biomasse conferite da agricoltori e allevatori del territorio. Qui, letame, liquame e scarti agricoli vengono lasciati fermentare in un ambiente riscaldato e privo di ossigeno.
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