Terminati gli studi artistici, avevo solo 23 anni quando, per la prima volta, varcai la soglia dell’ultimo piano del grattacielo Pirelli a Milano. Il trentunesimo piano. Sulla grande porta di vetro, incisa in una targa dorata, le parole che avrebbero segnato il mio destino: “Opus Proclama. Concessionaria di pubblicità cinematografica”. Quel giorno non lo sapevo ancora, ma stavo entrando in un mondo che avrei amato per sempre: la pubblicità.

Quelli a seguire erano anni di puro fermento, un’epoca d’oro per la comunicazione. Milano era la capitale dell’advertising, ma anche Verona cominciava a brillare, dando vita a nuove agenzie pubblicitarie. Era il 1976 quando le prime radio locali ufficiali iniziarono a trasmettere. Poi arrivarono le televisioni private, seguite dalle nazionali dal 1980: Canale 5, Retequattro, Italia 1, Italia 7. Il panorama mediatico cambiava, si evolveva, e io con lui.

Fondai la mia concessionaria di pubblicità, partendo dal cinema, per poi estendermi alla radio e infine alla televisione. Ogni nuova sfida era un’opportunità, ogni cambiamento un trampolino di lancio. E poi, proprio quando pensavo di aver esplorato tutto, ecco emergere un’altra straordinaria rivoluzione: l’editoria free press. Giornali distribuiti porta a porta, un modo nuovo di informare e raggiungere il pubblico. Me ne innamorai all’istante. Prima come concessionario, poi come editore, diedi vita a due testate che diventarono punti di riferimento per la Pianura veronese.

E quando credevo di aver vissuto ogni sfaccettatura della comunicazione, il mondo digitale spalancò nuove porte. Il web, i social network, un nuovo linguaggio, un nuovo modo di connettersi con le persone. Non potevo restarne fuori. Mi lanciai in una nuova avventura, un giornale online, questo, lasciando ancora una volta un pezzo del mio cuore in questo universo in continua evoluzione.

Oggi, guardandomi indietro, provo un’immensa soddisfazione. Ho vissuto la pubblicità e l’informazione nella sua interezza, dall’inizio fino a oggi, attraversando ogni sua trasformazione.
E posso dire, con orgoglio e un pizzico di emozione: “IO C’ERO

 

 

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