Il Comune di Gazzo Veronese, in collaborazione con la Pro Loco e l’Associazione Veneti del Lazio in Agro Pontino, è lieto di presentare l’evento “L’Agro Pontino e il Veneto, un incontro che continua: Latina a Gazzo Veronese-Maccacari”. Venerdì 11 ottobre alle ore 18, presso Palazzo de’ Merli di Gazzo Veronese, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica “Una storia dimenticata: la bonifica integrale e la colonizzazione della Palude Pontina”.

A seguire, verrà proiettato il film della Regione Veneto “Stranieri in Patria“, realizzato da Roberto Citran, Gianni Ferraretto e Marco Pettenello, che narra la storia dell’emigrazione veneta in Agro Pontino, Sardegna (Arborea) e Bassa Toscana.
La conferenza divulgativa sarà guidata da Alberto Panzarini, presidente dell‘Associazione Veneti del Lazio in Agro Pontino.

«La storia della bonifica integrale delle Paludi Pontine non è mai stata adeguatamente raccontata – afferma il vicesindaco e assessore alla Cultura di Gazzo Veronese, Veronica Leardini. – Questo è probabilmente dovuto al fatto che è avvenuta in un periodo storico che si intrecciò con la tragica seconda guerra mondiale. Si tratta, invece, di una narrazione successiva all’opera di lavoratori prima e coloni poi, provenienti da tutte le regioni d’Italia, in particolare dal Veneto, che ha visto partire ben 1450 famiglie (circa 18.000 componenti), di cui 34 da Gazzo Veronese. Per questo motivo, desideriamo far conoscere questa parte della storia del nostro paese, del Veneto e dell’Italia.

All’evento sono particolarmente invitati i familiari, amici e conoscenti delle famiglie partite da Gazzo Veronese per l’Agro Pontino, così come tutti coloro che sono interessati a scoprire le loro origini e la loro storia.

La Storia. La grande bonifica dell’Agro Pontino
La bonifica integrale cominciò nel 1924, con la vendita allo Stato Italiano di un territorio di 20.000 ettari circa, di proprietà della famiglia Caetani, noto come Bacino di Piscinara (corrispondente in gran parte agli attuali territori comunali di Cisterna di Latina e Latina).
Iniziarono così i primi lavori di bonifica con l’istituzione del Consorzio di Bonifica di Piscinara che avviò la canalizzazione delle acque del bacino del fiume Astura.

Nel 1926 fu varato un regio decreto, che istituì due consorzi: il preesistente Consorzio di Piscinara fu esteso su tutti i terreni a destra della linea Ninfa-Sisto, su un’area di 48.762 ettari e a sinistra della linea, il Consorzio di Bonificazione dell’Agro Pontino (26.567 ettari), un’area relativamente inferiore, ma costituita dai territori siti sotto il livello del mare e quindi dove la bonifica fu maggiormente complessa.
I due Consorzi erano costituiti dall’unione dei latifondisti privati e dello Stato, ma in seguito alla legge Mussolini (Legge 24 dicembre 1928, n. 3134), i terreni improduttivi o abbandonati potevano essere espropriati quando i proprietari non avessero aderito ai Consorzi e ne avessero comunicato la cessione allo stato per il tramite della prefettura; quindi gran parte delle aree bonificate passò sotto il controllo diretto dello Stato, che lo delegò all’Opera Nazionale Combattenti.

Fu unopera immensa: dal 1926 al 1937, per bonificare lagro, furono impiegate ben 18.548.000 giornate-operaio con il lavoro di cinquantamila operai, reclutati in tutto il Paese. Oltre al prosciugamento delle paludi, la costruzione dei canali, ci fu l’azione di disboscamento delle foreste e la costruzione dei nuovi centri, che sorgevano man mano nei nuovi territori.
L’Opera Nazionale Combattenti si occupò della gestione dei terreni e dei poderi che venivano via via costituiti nei terreni bonificati, affidandoli in concessione a coloni provenienti per la stragrande maggioranza dalle regioni, allora povere e sovraffollate del Veneto, del Friuli e dell’Emilia.

Al centro dei vari poderi, venivano costruite delle case coloniche (circa 4000), molte delle quali tuttora abitate dai discendenti dei “pionieri”.
In seguito, il territorio fu suddiviso in comprensori facenti capo ciascuno ad un borgo o ad un capoluogo comunale; i borghi, con una struttura urbanistica in molti casi simile, con la chiesa, la casa del fascio, il credito agricolo, la scuola avevano in origine la funzione di fare da centri di raccordo fra i vari poderi e di provvedere alla necessità dei coloni.
Il primo borgo ad essere costruito fu Borgo Podgora, nel 1927, destinato ad appartenere pochi anni dopo al comune di Latina, creato inizialmente come villaggio operaio con il nome di Sessano (dal nome del vicino rudere della medievale torre di Sessano) e solo progressivamente convertito in borgo rurale; i primi centri invece concepiti e fondati direttamente come centri della colonizzazione e dell’appoderamento furono probabilmente Borgo Isonzo, Borgo Piave e Borgo Carso, costruiti a partire dal 1931.

 

 

Foto: a sinistra dall’alto, Palazzo de’ Merli e il vicesindaco e assessore alla Cultura di Gazzo Veronese, Veronica Leardini; a destra, lavoratori durante la bonifica dell’Agro Pontino

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