Mancano davvero poche sedute alla fine della consiliatura. E, con l’approssimarsi dell’indizione dei comizi, il parlamentino di Palazzo de’ Stefani potrà riunirsi solo per motivi di straordinaria urgenza.
La circostanza non dev’essere sfuggita alle minoranze che hanno chiesto ed ottenuto l’adunanza in Sala Consiliare per trattare le varie proposte e interrogazioni che, a detta della maggioranza, potevano essere rinviate ed accumulate in altra seduta.

E così, data l’ormai assodata convivenza tra i gruppi di centrosinistra e Simone Tebon, Angelo Guarino, Silvia Baraldi, Stella Bonini, Michele Masin e Luigina Zappon hanno sostenuto l’ordine del giorno del superconsigliere volto a censurare l’operato del sindaco Graziano Lorenzetti sull’affaire Chemviron, con richiesta di convocazione in aula degli avvocati incaricati dal Municipio, sconfitto al Tar Veneto qualche mese addietro dalla fabbrica di Via Malon.

La vicenda trae origine dalla decisione del Sindaco di spegnere il camino “E3” dal quale, secondo l’esame di Arpav, incalzata dai Noe, si sarebbero verificate emissioni con concentrazioni di Pfas pericolose per la salute dei cittadini.

Il Tar Veneto ha però cassato l’ordinanza del borgomastro legnaghese in quanto, stando alle parole di Lorenzetti, l’istruttoria alla base dell’ordinanza sarebbe stata carente in punto ai limiti di legge nell’emissione aerea di Pfas.

Ecco allora che, forti del sostegno del pubblico ambientalista e dei supporter del superconsigliere, presenti sugli spalti, i consiglieri di minoranza hanno accusato il primo cittadino di non aver fatto abbastanza per la tutela ambientale, con Angelo Guarino – finalmente presente in aula – che ha passato in rassegna le promesse elettorali, a suo dire solo in parte mantenute.

La replica della maggioranza non si è fatta attendere: Graziano Lorenzetti, Roberto Danieli e Riccardo Shahine hanno difeso il proprio operato, fino al colpo di scena ad opera del presidente del consiglio Paolo Longhi, il quale, dopo aver ricordato la differenza tra il centrosinistra – che nell’agosto del 2018 aveva approvato il progetto di rigenerazione urbana dell’area della fabbrica, dando il via libera al suo ampliamento – e l’amministrazione di centrodestra – che, invece, non solo ha bloccato il restyling della Chemviron ma ha fatto tutto il possibile per tutelare la salute dei legnaghesi – ha voluto introdurre un emendamento.

L’obiettivo del presidente era quello di passare dall’analisi giuridica dei motivi di annullamento dell’ordinanza sindacale – fin troppo chiari dalla lettura della sentenza – al sostegno della battaglia condivisa dal Consiglio con quella delle Mamme No Pfas che chiedono al Parlamento italiano di dettare norme più chiare e stringenti sull’emissione, sia in aria che in acqua, di sostanze perfluoroalchiliche.

La proposta emendativa ha scatenato le vibranti proteste dei consiglieri di minoranza, in particolare della consigliera Silvia Baraldi, in serata particolarmente ispirata, i quali, dopo aver inscenato una intensa battaglia verbale, sono tutti – tranne Angelo Guarino – usciti dall’aula.

Ma il “fuori tutti” non ha evitato, tuttavia, l’approvazione, a larga maggioranza, dell’ordine del giorno emendato, determinando la maggiore importanza del supporto alle Mamme No Pfas rispetto all’analisi dei cavilli normativi.

Che quella delle minoranze volesse essere una prova di forza nei confronti della maggioranza in vista del prossimo scontro elettorale, era ben chiaro dal fervore messo in campo dai protagonisti. Non è chiaro ancora quanto durerà il connubio tra il centrosinistra e il gruppo civico che fa capo a Tebon, mentre sembra stabile il rapporto di fiducia tra i protagonisti dell’amministrazione, indipendentemente dalla scelta – ancora di fumate grigie – sul successore di Graziano Lorenzetti.

 

 

 

 

 

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