Ha scatenato una polemica infinita, partita dai banchi dell’opposizione nell’ultimo Consiglio comunale, e che ancora continua in questi giorni sui social, la decisione dell’amministrazione comunale di disattivare le fontanelle nel parco del capoluogo e nelle aree verdi delle frazioni.
La motivazione: «motivi di decoro – afferma il sindaco Graziano Lorenzetti – una decisione presa dopo aver ricevuto segnalazioni, in centro ma anche nella frazione di San Pietro, su un utilizzo anomalo delle fonti d’acqua pubbliche da parte di persone, in molti casi straniere, che le sfruttavano per lavarsi pubblicamente al ritorno del lavoro dai campi».
«Mi sono tolto una curiosità – scrive Paolo Longhi che del Consiglio comunale ne è il presidente – andando ad incontrare i clandestini che popolano l’edificio lungo Via Giudici: sono maschi intorno ai trent’anni, di sana e robusta costituzione e provengono perlopiù dal Marocco, Paese nel quale non è in atto alcuna guerra dalla quale fuggire.
Lavorano in nero presso aziende agricole del posto (ad approfondire il discorso ci penseranno le Fiamme gialle) nell’ambito di un fenomeno mafioso che chiamano caporalato.
In buona sostanza questi signori si prestano a sgobbare nei campi per pochi soldi, senza alcuna garanzia previdenziale, senza assicurazione, privi persino di un luogo dove ripararsi la notte.
In uno Stato serio i loro sfruttatori finirebbero in carcere e gli sfruttati clandestini verrebbero riaccompagnati in Patria.
In Italia ovviamente, dopo decenni di governi Pd, tutto ciò è fantascienza. Anzi, gli oppositori nostrani [i consiglieri Angelo Guarino, Stella Bonini, Simone Tebon, Silvia Baraldi, Diego Porfido, Luigina Zappon, Michele Masin firmatari dell’Ordine del Giorno. n.d.r.] protestano perché queste risorse non possono più lavarsi, nude, nel Parco, esibendo i genitali davanti ai bambini, e si lamentano perché non aiutiamo il caporalato fornendo ai clandestini una dimora con acqua ed elettricità.
Non siamo certo stati felici – continua Longhi – nel prendere la decisione di chiudere le fontanelle pubbliche ma purtroppo l’unica cosa che può fare un Comune per combattere la mafia del caporalato e il degrado conseguente alle condizioni indecenti nelle quali vivono questi clandestini – in attesa che polizia giudiziaria e la giustizia intervengano sugli sfruttatori – è quella di cercare di rendere più arduo abitare qui da noi.
Oltretutto – ha concluso il presidente del Consiglio – non è vero che manca del tutto il servizio idrico: nei bagni annessi al parco cittadino l’acqua potabile c’è ed è utilizzabile da chiunque ne abbia bisogno».
A intervenire immediatamente non è stata la polizia giudiziaria e la giustizia invocata da Longhi, ma The Doctor Angelo Guarino: «Chiudere le fontanelle su tutto l’ambito territoriale, a parte qualche eccezione, togliere le panchine ed i cestini come fatto finora, ha portato ad un tangibile miglioramento dell’ordine pubblico e del decoro urbano? O ha portato invece disagio a tanti cittadini anziani.
La chiusura delle fontanelle ha poi solo spostato il problema: ora c’è un via vai nei cimiteri dove queste persone straniere si lavano, come prima facevano al parco e forniti di taniche attingono all’acqua cimiteriale creando problemi, oltre che di decoro, a chi vorrebbe cambiare l’acqua ai propri defunti.
La proposta che avevo fatto mia, di cercare soluzioni abitative a queste due-trecento persone che hanno trovato alloggio nella zona della Stazione ferroviaria tra il Centro Commerciale e la frazione di San Pietro, anche valutando di mettere loro a disposizione qualche capannone dismesso in periferia, potendoli così meglio controllare dal punto di vista igienico-sanitario e di sicurezza, è rimasta inascoltata.
Lasciarli così allo sbando e fuori controllo non mi sembra sia confacente ad una società civile né minimamente rispondente al mandato che questa amministrazione si era prefissa quattro anni or sono».