Un marchio per rappresentare un frutto, la ciliegia, che porta in sé un intero territorio. La perla rossa che viene coltivata nell’arco collinare che incornicia la provincia veronese ha ora un nuovo vestito che è stato presentato ieri, martedì 20 giugno, durante l’evento organizzato da Coldiretti Verona al Mercato Coperto di Campagna Amica in Galleria Filippini.
Sono intervenuti Alex Vantini, Presidente di Coldiretti Verona, Salvo Garipoli, Direttore di SG Marketing che ha curato lo studio grafico, Giorgio Girardi, Responsabile del settore ortofrutta di Coldiretti Verona, Enzo Gambin, Direttore di Aipo che affianca Coldiretti nel progetto e Stefano Faedo, Presidente dell’Associazione Ortofrutta Veneta che è intervenuto da remoto con una nota.
In rappresentanza della Regione, erano presenti i consiglieri Alessandra Sponda, Stefano Valdegamberi, Enrico Corsi e il Presidente della Terza Commissione Agricoltura Marco Andreoli.
Il rosso e il verde sono i colori che spiccano su campo bianco nel packaging che d’ora in poi verrà utilizzato dalle aziende agricole, dalle cooperative e dai rivenditori che avranno sottoscritto l’accordo di partecipazione. Basterà farne richiesta al Consorzio Ortofrutticolo Padano che gestisce la parte amministrativa del progetto, certificando un prodotto che abbia un calibro 26+ e sia di una delle varietà indicate come Duroni.
«Il nostro obiettivo – ha affermato Giorgio Girardi – era quello di dare un vestito a un prodotto destinato a distinguersi dagli altri dando continuità a un percorso iniziato con la Mela di Verona.
E’ fondamentale aiutare il consumatore a riconoscere le nostre produzioni agricole legandole alla zona di provenienza per suscitare in lui una scelta consapevole nel momento dell’acquisto».
Il marchio, due ciliegie stilizzate che sostituiscono la lettera “o” nella scritta “Ciliegia della Colline Veronesi” in bold nero, riporta anche la dicitura “C’è il Veneto dentro”.
«Abbiamo voluto creare – ha continuato Girardi –un legame forte con la nostra regione perché il mercato delle ciliegie veronesi varca anche i confini nazionali. È quindi fondamentale dargli una caratura adeguata».
L’areale a cui si fa riferimento comprende i 54 comuni presenti sull’arco collinare veronese dove sui 1.309 ettari destinati ai ciliegeti sussistono circa 1.800 aziende, per lo più di piccole dimensioni, dedicate a questa coltura. Dal punto di vista morfologico la zona è caratterizzata per l’82% dai terreni calcarei (1072,90 ettari) e per il restante 18% (237 ettari) dai terreni vulcanici tipici della valle dell’Alpone.
Secondo i dati di Avepa rielaborati dal Centro Studi di Coldiretti Verona, a partire dal 2000 il comparto cerasicolo scaligero ha subito un andamento negativo continuo fino al 2020 quando si può collocare una ripresa, seppur ancora moderata: da 2.123 ettari coltivati a ciliegie nel 2000, si è passati ai 1.949 nel 2019 (- 8%) per poi risalire a 1.955 nel 2022 (+ 0,35%).
«Si tratta di un recupero lento ma importante – ha detto Stefano Faedo – perchè le nuove installazioni prevedono impianti moderni, spesso con reti antipioggia, antigrandine e anti insetto, fondamentali per difendersi dalle avversità che negli ultimi decenni hanno causato la perdita di molto prodotto. Alcune di loro, per ora il 3% del totale, è addirittura dotato dei macchinari per la selezione del prodotto che viene così già immesso sul mercato distinto per calibro e uniformità di colore».
La superficie media delle aziende presenti nell’areale è di 0,67 ettari e l’altitudine media a cui si trovano è di 330 metri s.l.m. Spesso le pendenze sono piuttosto elevate e risulta particolarmente difficile svolgere le pratiche agronomiche, tra cui anche la raccolta.
«Stiamo parlando di aziende specializzate – è intervenuto Enzo Gambin – di altissimo profilo professionale. In alcuni casi si può addirittura parlare di agricoltura eroica che viene praticata senza ridurre la produttività o la qualità del prodotto. Da sole queste aziende hanno una capacità di 87 mila giornate lavorative che per lo più vengono eseguite dai titolari e dai loro familiari.
Il costo della manodopera incide dal 45 al 60% dei costi sostenuti dalle aziende cerasicole».
Anche se l’andamento produttivo è strettamente legato alle condizioni meteo e alla presenza o meno di parassiti come la Drosophila Suzuki, la media produttiva dell’ultimo quinquennio è stata di tutto rispetto: 152 mila tonnellate con una impennata di produzione nel periodo di maturazione delle varietà medio tardive (58% dell’intera produzione) come il Durone e la Mora di Cazzano.
La quasi totalità delle ciliegie raccolte (il 98%) è destinata alla vendita per il consumo immediato direttamente in azienda o attraverso i mercati generando un valore della produzione pari a quasi 30 milioni di euro annuali (stime Coldiretti). Molto poco viene invece portato all’industria per la trasformazione.
Il 25% delle aziende produttrici è organizzato in cooperative che si occupano dell’assistenza tecnica e della vendita. La commercializzazione viene gestita dai quattro mercati presenti sul territorio: Illasi, Negrar, San Pietro in Cariano e Montecchia di Crosara. Quest’ultimo, che accoglie tutta la produzione della vallata dell’Alpone (che nel 2022 ha rappresentato il 24% della produzione dell’intero areale) è l’unico a disporre di celle di conservazione e macchine selezionatrici.
I mercati gestiscono il 31% della produzione per un fatturato di circa 9 milioni.
Il 54% è nelle mani di commercianti che controllano circa 15 milioni di indotto, mentre il restante è rappresentato dalla vendita diretta.
Le ciliegie vengono poi destinate per il 60% ai supermercati e ai fruttivendoli del Veneto, il 33% alle altre regioni mentre il 7% è destinato all’export.
«L’indotto del comparto – il commento del presidente Alex Vantini – è molto rilevante per un areale tutto sommato limitato. Con il nuovo marchio ci aspettiamo che nel 2030 la superficie di impianti di Ciliegia delle Colline Veronesi cresca del 10% e nel 2040 di un ulteriore 7% arrivando a rappresentare una delle migliori produzioni nazionali. A fronte di una crescita così rilevante, però, deve corrispondere una adeguata soddisfazione economica dei produttori».
«Il nostro impegno ora – ha concluso Vantini – è tutto proiettato all’ottenimento dell’IGP. Il nuovo marchio è solo l’inizio di un iter ancora piuttosto lungo e difficoltoso che, al di là degli aspetti tecnici, comporta un doveroso impegno da parte di tutta la politica. Ringrazio pertanto i consiglieri presenti questa sera e sollecito un interessamento di tutti i nostri rappresentanti in Regione affinché la perla rossa delle nostre colline abbia il giusto riconoscimento».