«Non si può essere figli di due mamme». Così la Procura di Padova dà una batosta all’universo Lgbt, lo stesso che da anni “si sposa”, adotta figli all’estero da uteri in affitto e fa, sostanzialmente, ciò che più aggrada ai loro componenti senza minimamente curarsi di una legge, quella italiana, sostanzialmente di segno opposto.
La Procura di Padova ha impugnato, perché ritenuti illegittimi, tutti e 33 gli atti dell’anagrafe registrati dal sindaco Sergio Giordani, dal 2017 a oggi, nei quali il Comune ha riconosciuto ai bimbi di coppie gay anche con il nome del “secondo genitore”, ovvero la mamma non biologica.
«Le notifiche dell’impugnazione arriveranno a tutte le 33 coppie per le quali abbiamo chiesto al Comune, ad aprile, gli atti anagrafici» ha spiegato la Procuratrice di Padova facente funzioni, Valeria Sanzari. «Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l’attuale normativa, non posso fare altro».
La madre, della prima coppia ad aver ricevuto la notifica dal Procuratore, è una quarantenne sposata all’estero con la propria compagna, ha un secondo bimbo, figlio biologico dell’altra donna – all’anagrafe il secondo genitore della bambina. Hanno pochi mesi d’età di differenza, e finora hanno vissuto come fratelli, conosciuto così dai compagni dell’asilo.
L’udienza è stata fissata dal Tribunale Civile per l’11 novembre 2023.
Foto: a sinistra, una coppia Lgbt; a destra dall’alto, il sindaco di Padova Sergio Giordani e la Procuratrice di Padova, Valeria Sanzari.