In occasione del Giorno della Memoria, per Incontri d’Autore, la Biblioteca Gervasio Bellinato di Porto di Legnago ed Euro & Promos, in collaborazione con il Comune di Legnago e con la libreria Ferrarin, propongono la presentazione del libro “Diciassette virgola sessanta”. Il saggio racconta la storia di un militare italiano internato nei lager nazisti.
Gli autori del volume sono Mattia Tasso ed Ermanno Ferracin. Tasso è nato a Legnago il 23 luglio del 1987 ed è sociologo e consulente della comunicazione digitale. Ha scritto per la casa editrice Terre di Mezzo e ha firmato articoli riguardanti il mondo del lavoro e l’attualità.
Ferracin, invece, è nato a Lendinara il 21 agosto del 1923 ed è medico chirurgo specialista in pediatria, odontostomatologia e ortognatodonzia. Ha esercitato come medico condotto e pediatra a Minerbe dove, successivamente, ha aperto il suo studio dentistico. È stato docente e collaboratore presso l’Università degli Studi di Padova.\
L’evento, che si svolgerà oggi, sabato 28 gennaio alle 17.00, all’interno della Biblioteca G. Bellinato, sarà moderato da Filippo Meneghetti e vedrà la presenza di Mattia Tasso e di Costanza Ferracin, la nipote di Ermanno Ferracin che ha seguito e raccolto le testimonianze del nonno collaborando alla stesura del libro.
Il volume riporta una testimonianza vera.
«Se quel tale avesse insistito, avrei sparato senza pensarci due volte. Era la prova inconfutabile di quanto fossi cambiato, in peggio. L’Ermanno di prima della guerra non sarebbe stato in grado di far male a una mosca. L’Ermanno tornato dai campi nazisti, invece, poteva trasformarsi in un assassino. Quando rimisi la pistola in tasca, ebbi paura di me stesso, ero pericoloso. L’esperienza dell’internamento aveva stravolto la scala di valori. A contatto perenne con l’odio, la crudeltà, la violenza e la privazione, rispettavo meno la vita umana, compresa la mia.
Mi salvò la volontà ferrea di non darla vinta ai miei aguzzini. E, oggi, forse l’unico modo che ho di trovare pace, per me e per tutti i ragazzi costretti alla guerra e alla deportazione, è consegnare la mia testimonianza agli altri. Così qualcuno la leggerà, la ricorderà e magari vorrà raccontarla a sua volta, in modo che non si dimentichi.
Allora, credo, gli Internati Militari Italiani avranno finalmente un po’ della giustizia che meritano».
Il 20 settembre 1943, Adolf Hitler dichiarò che i militari italiani catturati all’indomani dell’Armistizio non dovevano essere considerati prigionieri ma internati. La specifica del Führer si poneva come una misura punitiva nei confronti di quelli che considerava traditori. Lo status d’internato, infatti, negava le tutele previste dalla Convenzione di Ginevra e l’accesso all’assistenza internazionale della Croce Rossa, giustificando i maltrattamenti e inasprendo le condizioni di reclusione.
Tra il 1943 e il 1945 furono internati nei lager circa 650.000 soldati, ufficiali e sottoufficiali italiani. Nei campi ne morirono oltre 60.000 e molti altri perirono successivamente alla liberazione, per stenti o per malattie contratte in precedenza. Il computo totale delle vittime tra gli IMI si attesta a circa 70.000.
Foto: a sinistra, la copertina del libro; a destra dall’alto, Ermanno Ferracin autore e protagonista della storia vera; Costanza Ferracin la nipote di Ermanno ha collaborato alle stesura del volume con Mattia Tasso coautore del libro.