Succede nel padovano, A.F. Energia di Montegrotto Terme, società nata nel 2006 e controllata da A.F. Petroli, rinuncia a fornire il gas a trecento condomìni a causa degli oneri insostenibili. Preoccupati gli amministratori dei palazzi che avvertono «La morosità è salita al 7%, sarà un inverno freddo».
LA DECISIONE
«Abbiamo rinunciato temporaneamente alla fornitura di gas per i grandi condomìni, non solo quelli morosi, perché l’esposizione economica è insostenibile» – afferma Federico Agostini (nella foto), amministratore delegato della società, intervistato da Elvira Scigliano per Il Mattino, tra i primi a prendere questa drastica decisione in Veneto.
«Deve essere chiara una cosa – scandisce – nessuno resterà senza gas. In questi casi infatti è prevista una procedura di tutela da parte dello Stato che si chiama procedura di ultima istanza. Significa che se il fornitore interrompe la fornitura, subentrano automaticamente le aziende di ultima istanza, che sono state scelte con un bando e che in Veneto – nell’attuale biennio 2021-2023 – sono Hera e Enel Energia.
A questo punto per tre mesi il condominio è coperto, se nel frattempo non trova un altro fornitore, resta con queste aziende con una maggiorazione di 14,39 centesimi per metro cubo di gas».
«Rispetto alla provincia di Padova», spiega Agostini, «Abbiamo circa 15 mila utenze su 40 mila clienti totali in Veneto e
abbiamo rinunciato a rifornire 300 condomìni, parliamo di 4.500/5.000 famiglie. Siamo arrivati a questa drastica scelta per le insostenibili garanzie che ci vengono chieste dai grossisti, che implicano un’enorme esposizione finanziaria e troppi rischi».
FILIERA
La filiera del gas inizia con il produttore, poi passa all’importatore, quindi al grossista (che a volte corrisponde all’importatore) e si chiude con il fornitore (in questo caso A.F. Energia) e l’utente finale.
«Fino a quest’estate l’importatore non ci aveva mai chiesto delle garanzie, grazie all’affidabilità riconosciutaci dal mercato. Eppure adesso ci chiede almeno il 50% delle forniture, parliamo di cifre non sostenibili. Non è stata una decisione facile, al contrario, ci costa milioni di margini di guadagno. Tanto più perché da sempre abbiamo puntato alle utenze domestiche e alle piccole aziende, ad esempio un ristorante, un panificio. Non abbiamo mai puntato sulle grandi imprese energivore perché sono ad alto rischio, basta una fattura non pagata per creare una voragine irrecuperabile e con margini di guadagno minimi. Dunque noi stiamo rinunciando al 50% circa dei nostri clienti del gas».
PUNTO DI NON RITORNO
Gli aumenti sono cominciati subito dopo la pandemia, quando i prezzi erano perfino sottocosto. Appena l’economia si è ripresa, è partita la gara al recupero del margine perso. «La filiera ha comunque retto – aggiunge Agostini – malgrado parlassimo di aumenti mai registrati negli ultimi 30 anni. Questo fino alla primavera dell’anno scorso, quello è stato il punto di rottura».
Se nei 10 anni prima del Covid, il prezzo materia prima gas era di 30 euro megawatt/ora e il costo in bolletta oscillava fra i 70 e gli 80 cent/metro cubo, in pandemia, 2020 e 2021, il costo del gas era sceso fino a soli 8 euro mWh e in bolletta fino a 55-60 cent/metro cubo.
Da primavera 2021 all’ultimo inverno, è schizzato fino a 100 euro mWh, sfiorando in bolletta 1,40 euro a metro cubo. Poi, la guerra: nel 2022 punte di 295 euro mWh che in bolletta era- no 2,50/3 euro al metro cubo.
LA PROPOSTA
Federico Agostini ha una proposta per il Governo che, secondo l’Ad di A.F. Energia, risolverebbe l’impasse per i fornitori di gas.
«Basterebbe sospendere il 30% di iva, accise ed addizionali rispetto alle quali le società di vendita sono sostitute di imposta rispettivamente per l’agenzia delle entrate, la dogana, i monopoli e le regioni», spiega Agostini. «Torneremo a pagare solo quando le condizioni di mercato torneranno accettabili, con un numero di rate superiore alla sospensione, al fine di renderle di impatto “leggero” sulle bollette future».
Teoricamente si potrebbe agire anche su altri costi: «Magari in quota percentuale ma non certo sulla quota materia prima per la quale le nazioni dovranno trovare una soluzione sistemica che ci protegga dalle speculazioni. Questo consentirebbe alle famiglie in particolare, di affrontare l’inverno ed i relativi costi di riscaldamento a livelli sostenibili e allo stesso momento garantirebbe allo Stato di assicurare le entrate con incasso posticipato e non dover procedere con immissione di denaro a perdere per l’abbattimento di costi».