L’election day di domenica 12 giugno (con eventuale ballottagio per le Comunali domenica 26 giugno e per il Basso Veronese solo per Cerea, unico Comune sopra i 15 mila abitanti tra quelli chiamati alle urne) si terrà dalle 7 alle 23. I cittadini so- no chiamati a votare anche 5 Referendum abrogativi.
Nel Basso Veronese per le amministrative vanno al voto Casaleone, Cerea, Gazzo Veronese, Roverchiara e Villa Bartolomea.
A Casaleone e a Gazzo Veronese si è presentato un solo candidato a sindaco che dovrà quindi battere l’astensionismo: la legge elettorale, infatti, prevede in questo caso il raggiungimento del quorum (abbassato per le Comunali al 40% + 1 degli elettori). Nel caso non si arrivasse a questa quota di elettori, il voto verrebbe giudicato nullo ed il Comune commissariato fino all’indizione di nuove elezioni.
Si può scegliere il sindaco tracciando una X sul nome del candidato, sul simbolo della lista o esprimendo una preferenza per uno dei candidati al consiglio comunale.
Nei Comuni sopra i 15 mila abitanti è permesso il voto disgiunto, ovvero si può votare allo stesso tempo per una lista che appoggia un possibile sindaco e un candidato a primo cittadino di un altro schieramento.
QUANDO: La votazione si svolgerà domenica 12 giugno dalle ore 7
alle ore 23. Eventuale ballottaggio (in caso di parità assoluta di voti tra due candidati) domenica 26 giugno sempre dalle 7 alle 23
SCRUTINIO: Le operazioni di scrutinio avranno inizio dopo la chiusura dei seggi
SCHEDE: È prevista una scheda elettorale per le Comunali ed una
per ciascuno dei cinque Referendum
REFERENDUM – COME SI VOTA: Sulla scheda ci sarà una sola domanda e sono previste solo due risposte: SI o NO
QUORUM: Per essere valido, il Referendum deve raggiungere il cosiddetto Quorum, cioè la partecipazione di almeno il 50% + 1 degli elettori.
Inoltre, per andare in porto e abrogare le norme contenute dei quesiti, il SI deve raggiungere la maggioranza dei voti (il 50%+1). In caso contrario (se vincono i NO) restano in vigore le leggi attuali.
QUESTI I 5 QUESITI
Sono Referendum abrogativi, cioè una consultazione popolare per capire se gli italiani vogliono mantenere alcune norme già presenti o le vogliono abrogare (quindi cancellare): chi le vuole mantenere in vigore deve rispondere NO; chi le vuole cancellare SI.
Il Referendum più importante è quello sulla giustizia (scheda rossa), e propone diversi quesiti. Il primo pone questa domanda: «Volete voi che sia abrogato il decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi)?».
In pratica, si chiede se si è d’accordo di abrogare la legge che prevede incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna. Chi vuole abrogare la legge deve votare SI: e quindi vuole che persone condannate per reati non colposi tornino a ricoprire cariche politiche; chi vuole mantenere in vigore la legge deve votare NO: in questo modo conferma l’incandidabilità e decadenza.
Il quesito 2 sulla (scheda arancione) chiede: «Volete voi che sia abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n.447 (Approvazione del codice di procedura penale)». In questo caso la domanda riguarda la norma sulla “reiterazione del reato”. Chi risponde SI vuole eliminare questa motivazione, lasciando la custodia solo per pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità. Chi vota NO vuole mantenere in vigore la legge che consente l’arresto o i domiciliari anche per la motivazione del pericolo della ripetizione del reato.
Il quesito 3 (scheda gialla) è sulla separazione delle carriere: Volete abrogare la norma che oggi consente di passare, nel corso della propria carriera, dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero (accusatore) e viceversa? La domanda nasce perché oggi le carriere tra chi giudica (giudice) e chi accusa (pm) non sono separate. Chi vota Si al referendum sceglie quindi di abrogare la norma, optando per l’obbligo di scelta tra essere Pm o giudici all’inizio della carriera. Chi vota NO invece consente la stessa carriera per Pm e giudici.
Il quesito 4 (scheda grigia) parla delle pagelle ai magistrati. Chiede all’elettore se vuole che l’operato del magistrato possa essere valutato dai membri di Consiglio direttivo della Cassazione e anche dai membri laici come professori universitari e avvocati? Al momento ciò non avviene perché la Legge del 2006 lo impedisce. In sostanza i giudici del Csm si giudicano tra loro. Chi vota SI vuole abrogare la legge e consentire che i magistrati vengano valutati anche dai membri laici come avvocati e professori universitari; chi vota NO vuole continuare a escludere la valutazione laica per i magistrati.
L’ultimo quesito è riportato nella (scheda verde): «Volete voi che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n.195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura)». Chiede all’elettore se vuole cancellare la norma che impone al magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura. L’obiettivo è eliminare il sistema delle correnti nella magistratura. Chi vota SI fa sparire l’obbligo di procurarsi delle firme, chi vota NO lo vuole mantenere.