Gianfranca Isolan, ma come preferisce lei firmarsi, Franca Isolan Ramazzotto, ha da poco dato alle stampe il suo ultimo libro in lingua dialettale veneta legnaghese, dopo che a gennaio la “Creatrice di Cultura” così era stata definita dalla critica giornalistica, aveva dato l’addio alla poesia e al suo impegno culturale e sociale.

A sorpresa ora presenta questa sua nuova opera. Il titolo è abbastanza complesso “Proèrbi, modi de dire, filastroche, tiritère, orazion e cante, orazion scherzose, conte par zughi, zughi par butini piccinini, zughi par i pì grandi, indovinei, desgropalèngoa, fole de ‘na olta”. Quasi, si fa prima a leggere il libro che non il titolo.

Il libro, 273 pagine stracolme di ricordi, non è in vendita, l’autrice lo ha pubblicato in un numero limitato di copie, per un omaggio agli amici. Ma una copia per il pubblico la di può trovare nella Biblioteca Comunale G.Bellinato di Porto di Legnago.

«Questo libro lo amo più dei precedenti – racconta Franca – perché dentro c’è l’anima dei nostri Avi i quali ci hanno tramandato i proverbi, le tiritère, le ninne nanne che riuscivano a calmare il loro bimbi. Pure le “fole” di mia nonna Rosi che mi raccontava fin dai miei primi anni di vita o inventava e che ogni sera allungava come i romanzi a puntate e certe basate al mio vivace comportamento di ogni giornata».

Gianfranca, 79 anni, risiede da sempre a Legnago ma  è cresciuta a Presina, una piccola frazione di Albaredo D’Adige, «dove c’era meno di niente, dove si sapeva tutto di tutti e tanto alfabetismo, e da parte mia tanta voglia di sapere, perciò delle usanze di quell’epoca conosco vita, morte e miracoli, cose belle e cose brutte, purtroppo con l’evoluzione delle generazioni tutto si sta perdendo» – poi spiega – «Così da tantissimo tempo, ho iniziato a raccogliere tutti i miei ricordi dal 1971 al oggi, le “fole” addirittura dal 1945, e a riempire quaderni di appunti, per poi divertirmi a leggerle o a raccontarle a qualche amica. Tanti proverbi e storie le ho raccolte anche da persone fuori dal mio ambiente famigliare, dai miei cari, molte dai filò nelle stalle negli anni cinquanta.

Solo a inizio anno Franca decide, lavorando giorno e notte, che tutto deve essere pubblicato, perché niente deve andare perduto del prezioso dialetto e dei ricordi dell’infanzia. Con una promessa: «Se la salute me lo permetterà non sarà il mio ultimo libro, tanto c’è ancora da salvare e da tramandare».

Franca Isolan Ramazzotto, come tanti artisti anche lei non è profeta in patria per cui le istituzioni, a volte matrigne, si scordano di valorizzare i propri figli d’arte.
«Non sono bastati i 22 anni della mia presidenza del Club dei Poeti Dialettali del Legnaghese, e i 17 anni dell’Associazione Poeti in Lingua Italiana Gervasio Bellinato da me fondata, oltre ai tanti premi di poesia conferitimi, ai titoli di Accademia di Merito, Cavaliere di Merito, Senatore Accademico presso il Castello di Ferrara e non ultimo il più importate titolo di Cavaliere della Repubblica ricevuto dal Presidente Giorgio Napolitano nel 2011.

No, non sono bastati – racconta amareggiata la scrittrice – è stato umiliante l’avere invitato l’Amministrazione comunale a ben due serate di poesia ad aprile e a ottobre dello scorso anno al Teatro Mignon di Porto, e non presentarsi nessuno, nemmeno l’ultimo dei consiglieri a portare i saluti del Comune al pubblico intervenuto numeroso in sala.
A Natale, nemmeno un biglietto di auguri ci è pervenuto. È umiliante.
Colpa del Coronavirus, dissero. Ma noi c’eravamo là, rispettando tutte le normative.

Eppure per tanti anni abbiamo onorato con le nostre opere letterarie la città di Legnago, la città del Salieri, la Pianura dei Dogi, non solo nel veronese, ma anche nel padovano, nel vicentino, nel rodigino e nel mantovano.

Purtroppo in questo Paese, la poesia e la cultura del dialetto non sono considerati.
Noi, che scriviamo con la lingua delle nostre radici non siamo considerati. Mi chiedo: cosa ci rimaniamo a fare».

 

Foto: a sinistra, il nuovo libro in dialetto legnaghese; a destra, Franca Isolan Ramazzotto alla Festa del Grano di Legnago nel giugno scorso.