In Italia almeno un milione e mezzo di persone non ha il medico di famiglia. A tanti pensionamenti non sono seguiti altrettanti ingressi con i bandi di concorso. Chi soffre di più sono gli anziani.

«Il mio medico di base è andato in pensione. Per ora non ne ho uno. Dalla Ulss mi faranno sapere».
«Ho bisogno delle ricette per i medicinali che prendo abitualmente, ma senza medico non so a chi chiederle».
«Come faccio per certificare la malattia se non ho più il mio medico curante?».

A tutte queste persone è successa la stessa cosa: sono rimaste scoperte. Il medico di famiglia che le seguiva è andato in pensione e il sostituto non è arrivato. I casi sono moltissimi in tutto il Veneto, in tutta Verona, in tutto il Basso Veronese.

«Lo avevamo previsto da almeno 10 o 15 anni chiedendo una organizzazione degli accessi alla formazione», spiega Alessandro Dabbene membro dell’esecutivo nazionale Fimmg, Federazione Italiana Medici di Famiglia.

Dal 1994 la formazione in medicina generale è organizzata dalle regioni con borse di studio. È un corso triennale con programmazione che è diventata insufficiente negli ultimi 10 anni a causa dei tanti pensionamenti di medici.

Secondo i dati pubblicati dal Sole24ore almeno 1,5 milioni di italiani sono senza un medico di base. Non tutte le regioni hanno presentato i dati, ma le assenze ci sono dovunque a leggere le cronache locali. Servono più di 1000 medici.
Ogni medico di base non può avere più di 1500 assistiti. Derogare a questo numero è però una delle poche vie trovate per sbloccare la situazione.
Senza risolvere però il problema: più pazienti porta meno assistenza. Il punto è che mancano medici. Non sono state incrementate le borse, sono state fatte sanatorie per inserire i precari, ma molti non avevano i titoli e quindi non sono stati coperti i posti.
Quest’anno ci sono stati 666 posti aggiuntivi in aggiunta alle 1300 borse di studio, ma non ci sono state tante richieste quanti erano i posti» spiega Dabbene.

«Nel 2022 a Legnago – spiega Angelo Guarino medico di base nella città del Salieri – andranno sicuramente in pensione minimo 2 medici di base, un terzo li seguirà a fine 2022 o nel 2023, a qualche altro ancora serpeggia la volontà di chiedere il prepensionamento oppure un trasferimento per situazioni più felici ed organizzate professionalmente parlando: in soldoni, dai 4 ai 5mila legnaghesi potrebbero restare nel giro di un anno e mezzo senza medico di base e l’agonia inizierebbe già da marzo-aprile 2022».

Il 50% di medici di famiglia, in Italia, hanno più di 60 anni e sono sulla via della pensione. I medici programmati per borsa di studio sono metà di quelli che vanno in pensione.
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stanziate risorse per aggiungere 900 borse in più in medicina generale. Vale per i prossimi tre anni. Il problema è però adesso, soprattutto per gli anziani.

«I medici a Legnago sono oggi pressoché tutti saturi e ai massimali, – riprende Guarino – e il ricambio che l’Ulss riesce a garantire è lento e provvisorio: verrebbero così forse nominati medici provvisorio che la Ulss mette a disposizione per massimo un anno. In alcuni casi, purtroppo già accaduti, i pochi medici disponibili spesso arruolati in fretta e furia hanno poca esperienza e in certi casi sono medici di altre regioni o stranieri con scarsa conoscenza del territorio e degli usi, costumi e del dialetto locale che in certe zone e per gli anziani restano opzioni ancora essenziali.
Inoltre già da ora non c’è più il diritto di scelta, oramai di fatto il medico di base diventa un’assegnazione in barba al rapporto fiduciario: ti prendi quello disponibile, se c’è, e zitti e mosca».

«Aleggia l’altra possibilità: – ricorda ancora il medico di famiglia che è anche consigliere comunale a Legnago – quando non vi sia un sostituto disponibile i pazienti vengono divisi fra i medici presenti nel territorio che si riempirebbero oltremodo venendo ancora più gravati dal fardello burocratico già impressionante. A farne le spese di tutto ciò saranno soprattutto gli anziani ed i fragili che potrebbero non trovare un medico vicino a casa, né che lo comprenda o ne soddisfi le necessità – come è successo a Sanguinetto dove i pazienti devono recarsi in pullman fino a Nogara – e se a ciò si aggiungono le difficoltà dell’assistenza domiciliare, sempre più oberata dalla crescente cronicità e bisogni nonché a rischio di tagli, si comprende dove si potrebbe andare a parare: una differenziazione iniqua dell’assistenza sanitaria tra chi ha e non ha risorse economiche.
A livello territoriale non è perfino improbabile che continuando di questo passo alcuni legnaghesi siano costretti a trovarsi il medico di famiglia a Cerea, che sta lavorando magnificamente in tal senso. Qualcuno ha già fatto questa scelta».

«Le soluzioni? – conclude amareggiato Angelo Guarino – le Istituzioni e le corporazioni mediche devono darsi una mossa, anticipare i tempi, mettersi alle spalle le solite retoriche e scaricabarile, attivare tavoli tecnici di concertazione davvero competenti e volenterosi che sappiano andare oltre le ruggini ed i battibecchi e pensare a Legnago e i legnaghesi, battere cassa e mediare in Provincia e in Regione oltre che presso le realtà imprenditoriali private come ampiamente fatto da Cerea e garantire la sopravvivenza della medicina di base in una città che sta già vedendo sguarnirsi di professionisti sanitari il Mater Salutis».

Foto: a sinistra un medico di famiglia, in Italia 1500 pazienti sono senza; a destra, il dottor Angelo Guarino medico di famiglia e consigliere comunale a Legnago.