Buona parte dei 18.600 soci storici di Cattolica Assicurazioni hanno in carico il titolo azionario tra i 12 e 16 euro ma l’Opa (Offerta Pubblica di Acquisto) di Generali Spa è di 6,75 euro per azione.
I coordinatori di Casa Cattolica, la rete delle associazioni degli ex soci, dei piccoli e medi azionisti, dei rappresentanti della politica e delle imprese del territorio che si sono riunite sotto un unico “tetto”, esprimono in modo unanime il loro no alla svendita di Cattolica Assicurazioni a Generali Spa e annunciano che non aderiranno all’Opa lanciata dal gruppo assicurativo triestino a 6,75 euro, perchè il prezzo è ritenuto assolutamente non congruo con il reale valore della società di Lungadige Cangrande.
Secondo il coordinatore di Casa Cattolica il prezzo offerto dovrebbe essere almeno di 10 euro.
Il valore offerto da Generali è inferiore del 40% al valore di patrimonio netto consolidato (che al 30/06/2021 ammonta a 11,72 Euro per azione) il quale a sua volta non tiene conto dell’avviamento costituito da 3,5 milioni di clienti, una rete agenziale di 1400 agenzie e da 125 anni di storia, certamente di quantificabile in parecchie centinaia di milioni di euro.
Buona parte dei 18.600 soci storici, oggi azionisti dopo la contestata trasformazione in Spa (è ancora in corso una importante causa legale presso il Tribunale di Venezia), hanno in carico mediamente il titolo tra i 12 e i 16 euro.
Lasciando perdere i picchi del 2005, 2006 e 2007, (oltre 20 Euro), il prezzo offerto è inferiore del 41% alle quotazione del 01/01/2010 (11,55 Euro) e del 27% rispetto a quella del 01/01/2018 (9,25 Euro).
Per i non addetti ai lavori, le società bancarie quotate talvolta quotano a sconto rispetto al patrimonio netto. Questo è dovuto al fatto che il mercato stima che vi possano essere nei portafogli crediti inesigibili o che la profittabilità non sia adeguata.
Che sia così anche per Cattolica? Ai coordinatori di Casa Cattolica sembra che tali ipotesi siano smentite dalle comunicazioni del Cda del 6 agosto 2021 che relativamente al
bilancio del 30/06/2021 affermano: «l’Utile netto di gruppo ammonta a 107 milioni di euro (+938%), raccolta premi in decisa crescita, (…) con un ottimo mix. Solvency ratio stabile a 197%. Inoltre nello stesso comunicato, «raccolta complessiva a 2,6 miliardi di euro in incremento, sia nel lavoro diretto premi danni (+2,3%) sia nel vita (+40,9%)».
E per finire «la combined ratio si conferma ad un eccellente livello (87,7%) e il patrimonio netto consolidato pari a 2.677milioni di euro in crescita rispetto al 2020 (2.613 milioni di euro)».
I casi sono quindi due concludono: o il prezzo offerto da Generali sconta scenari della gestione passata e presente diversa da quelli espressi da bilancio o semplicemente il prezzo non è adeguato.
L’INTERVENTO
«All’università mi avevano insegnato, tra i vari metodi, che il valore di una società, grosso modo, può essere stimato sommando al patrimonio netto, la differenza tra le attività e le passività, il valore dell’avviamento. Quest’ultimo dovrebbe rappresentare economicamente la capacità dell’azienda di creare utili in futuro» – afferma il consigliere Regionale Stefano Valdegamberi che in questa vicenda non ci vede chiaro – «Una società come cattolica i cui conti, a detta degli amministratori e degli organi di revisione e controllo sarebbero regolari, ha un patrimonio netto pari circa a 11 euro per azione. Facciamo finta che l’avviamento non esista. Sia pari a zero. Allora perché dovrei accettare una offerta dell’opa (parolaccia che vuol dire offerta pubblica di acquisto) fatta da Generali di 6,75 euro per azione?
Delle due una: o qualcuno sa che i dati del bilancio non sono veritieri e nascondono perdite o l’offerta è una truffa. Tertium non datur. Ma questa è solo la riflessione di un montanaro».
Foto: a sinistra, La sede di Cattolica in Lungadige Cangrande; a destra, il consigliere Regionale Stefano Valdegamberi.