Sono un lavoratore culturale che vive e opera a Verona, – scrive – Leonardo Rebonato – e dal 2015 sono la “guida spirituale” del Festival Hostaria, una definizione più creativa di una semplice “direzione artistica”.
Ho ideato il Festival con il mio compagno di viaggio professionale Enrico Garnero definendone poi i contorni con Alessandro Medici creando insieme l’associazione culturale Hostaria Verona che ha organizzato (senza nessun contributo pubblico) sei edizioni, la settima in scena fra pochi giorni.

Fra i principi fondanti del Festival l’esaltazione del valore della convivialità e l’attenzione alle persone più fragili, il tutto nella scenografia più bella del mondo, il centro storico di Verona.
Hostaria è stato da subito un grande successo di pubblico e di organizzazione, un Festival popolare che ha portato in città ogni anno decine di migliaia di veronesi ed altrettanti turisti sia nazionali che stranieri, mescolati insieme per vivere una originale esperienza conviviale e sensoriale.

Il mio compito specifico è l’organizzazione di conferenze pubbliche, libere e gratuite, e l’invenzione di suggestioni artistiche (poeti in bicicletta, dj set di musica classica, cromatologi in relazione col pubblico) che hanno portato negli anni Hostaria ad essere denominato “il Festival della gente felice”, “il Festival che abbina vino e cultura”.
Fra i tanti ospiti invitati, con i quali ho sviluppato pubblicamente argomenti diversi tra loro ci sono stati scrittori (Mauro Corona, Matteo Bussola), musicisti (Enrico Ruggeri, Red Canzian, Omar Pedrini, i Sonohra), attori comici (Paolo Migone, Gianluca Impastato, Flavio Oreglio), autori televisivi (Diego Cugia alias Jack Folla) comunicatori artistici (Carlo Vanoni), campionesse sportive (Tania Cagnotto, Sara Simeoni, a proposito di quest’ultima mi è stato simpaticamente attribuita la scoperta della sua verve spettacolare che ha mostrato in televisione durante le recenti olimpiadi) ma soprattutto argomenti di carattere spirituale con il teologo Vito Mancuso, lo scrittore e regista Silvano Agosti, la conferenza zen di Alan Watts, etc.

Dall’anno scorso poi Hostaria ha istituito il “Premio Paiasso” in onore di Roberto Puliero, il primo premiato è stato il giornalista Marino Bartoletti.
Questa mia attività mi ha sempre riempito di gioia e soddisfazione.
Hostaria andrà in scena anche quest’anno i prossimi 8, 9 e 10 ottobre nel centro di Verona, ma ……..
MA QUEST’ANNO C’E’ L’OBBLIGO DEL GREEN PASS ED E’ UNA DISCRIMINANTE CHE NON POSSO ACCETTARE, MOTIVO PER IL QUALE HO DECISO DI NON ESSERCI.
Le motivazioni sono 2, di carattere politico (pubblico) ed etico (personale), eccole:
– La mia auto-sospensione è la mia personale forma di protesta verso l’introduzione del green pass non solo per Hostaria ma per tutta la vita sociale, una disposizione politica che ritengo allucinante, oltraggiosa dei fondamentali diritti della libertà personale e particolarmente odiosa in quanto trasforma lo stato in un potere che usa il mobbing nei confronti dei propri cittadini ricattandoli impudentemente.

– Fra i valori che mi sostengono c’è la “coerenza comportamentale”, non una semplice coerenza intellettuale dove ci si impone di mantenere ostinatamente un’opinione (anzi, credo che cambiare idea sia segno di una personalità dinamica). La coerenza comportamentale è una disciplina esistenziale che prevede semplicemente di allineare le proprie azioni con le proprie sensazioni e pensamenti. Per questo motivo non potrei mai fare una cosa che non sento e che non penso giusta.

C’è inoltre una motivazione quantica, per me non meno importante:
L’energia che ci sostiene (e che siamo) può andare in varie direzioni, per esempio c’è una energia che va verso la separazione e una verso l’unificazione. Ho deciso anni fa di seguire solo percorsi di unificazione distaccandomi da ogni idea, progetto, pensiero e movimento che vada nella direzione della separazione.
E il green pass crea una allarmante separazione di cui non voglio in nessun modo, neanche blando, essere complice.
La mia auto-sospensione dagli incarichi di Hostaria vuole quindi essere un forte grido di allarme: a livello cosciente e incosciente, il green pass crea una società sospettosa, impaurita e squilibrata, rende le nostre esistenze più povere di spirito. Per me il green pass è una sciagura democratica, fino a che sarà obbligatorio mi asterrò da qualsiasi collaborazione professionale per eventi o manifestazioni pubbliche che ne prevedono l’obbligo.

Questa mia scelta è arrivata dopo un mese di profonde riflessioni, ho atteso fino ad oggi a prendere posizione aspettando un possibile dietro front del governo che non solo non è arrivato ma che sta invece prendendo posizioni sempre più autoritarie e anti costituzionali. Irricevibili da uno spirito libero.
Mi sono confrontato con vari amici, tanti di loro mi hanno fortemente sconsigliato di prendere questa decisione sostenendo che la mia protesta è inutile, come una goccia nell’oceano. Ma un quantico come me sa che dentro ad una goccia c’è un oceano intero».