Il via libera dell’Europa c’è e ora è iniziato il conto alla rovescia per le nuove nozze nel mondo del credito cooperativo e la nascita del super polo berico-scaligero tra la vicentina San Giorgio Quinto Valle Agno e Banca di Verona Cadidavid, entrambe del gruppo Iccrea.
Con le difficoltà di questi mesi a dialogare in presenza insieme ai soci a causa dell’emergenza covid sono le stesse banche in piena sintonia ad aver creato sui loro siti internet una pagina dedicata al progetto di fusione dove sono stati diffusi i passaggi principali dell’operazione.

Il nuovo istituto si chiamerà “Banca di Verona e Vicenza credito cooperativo”, in forma abbreviata BVV, con sede legale nella frazione di San Giorgio di Fara Vicentino e sede amministrativa a Verona.
I soci dei due istituti saranno chiamati in assemblea straordinaria entro febbraio per votare la fusione, con efficacia dal 10 aprile 2021.

L’ITER VERSO L’ASSEMBLEA.
Ed è nella lettera ai soci firmata il 15 dicembre dal presidente di Verona Flavio Piva e di libero accesso sul sito che si legge lo sviluppo dell’operazione, nata dal pre accordo tra le due banche lo scorso marzo, dove si parlava di realtà da 16.500 soci, oltre 4,1 miliardi di masse gestite, 234 milioni di patrimonio. «Dopo il necessario iter burocratico, a fine novembre, su istanza proposta dalla nostra capogruppo Iccrea, la Banca centrale europea ha dato la propria autorizzazione per avviare il processo di aggregazione per una nuova realtà bancaria dal patrimonio molto consistente, presente nelle 4 province di Verona Vicenza Padova e Trento, economicamente tra le più solide del Paese e, soprattutto, con ottime possibilità di sviluppo nell’interesse della compagine sociale e dei clienti».
Reso noto anche il prossimo passaggio: «Entro febbraio 2021 – scrive Piva ai soci – deciderete con il vostro voto sull’esito dell’operazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda, sul sito della San Giorgio, la comunicazione firmata dal presidente Giorgio Sandini dove preannuncia ai soci che saranno convocati in seduta straordinaria per deliberare in merito al progetto di fusione. Evidenziando, tra i vari aspetti dell’operazione, l’obiettivo di «creare una banca di riferimento solida, efficiente, con profilo di rischio contenuto».

INCORPORAZIONE E PESI.
La fusione – si legge nel progetto deliberato il 2 dicembre dai due cda e firmato dai presidenti Piva e Sandini (a cui segue anche una presentazione di 28 pagine) e di libero accesso sul sito della San Giorgio – sarà eseguita mediante l’incorporazione. Società incorporante sarà San Giorgio, incorporata Verona. Il cda, fino all’approvazione del bilancio 2026, avrà 10 amministratori: il presidente e 3 consiglieri in capo a Bcc Verona; i due vice (tra cui il vicario) e 4 consiglieri di nomina San Giorgio. Così nelle assemblee straordinarie per l’approvazione del progetto di fusione ci sarà per San Giorgio la nomina di 6 amministratori tra i soci della banca, mentre Verona ne nominerà 4. I componenti del comitato esecutivo saranno 5 (3 in capo a San Giorgio, 2 a Verona). Per il collegio sindacale San Giorgio individuerà il presidente, 2 sindaci effettivi e un supplente; Verona designerà altri 2 sindaci effettivi e un supplente.
La direzione generale si legge nel progetto – sarà affidata all’attuale dg di San Giorgio, Leopoldo Pilati, e sarà insediata a San Giorgio, mentre l’attuale dg di banca di Verona, Valentino Trainotti, assumerà l’incarico di condirettore.

Tra le modifiche di statuto proposte (15 gli articoli da cambiare) viene prevista la partecipazione del condirettore alle riunioni del cda a supporto del direttore generale.
La fusione avverrà sulla base delle rispettive situazioni patrimoniali al 30 settembre 2020: a tale data San Giorgio segna 2 miliardi di attivi e 8 milioni di utili, mentre i dati di Verona non sono al momento di libero accesso.

NUOVA REALTÀ.
Il cda si impegna a mantenere operativi tutti gli sportelli attualmente esistenti, una cinquantina. Del resto le aree di competenza delle due banche, contigue, «non hanno significati- ve sovrapposizioni» e «congiungono province dinamiche, con buone prospettive di crescita».
Tutti i posti di lavoro – è scritto – verranno mantenuti. Entrambe le banche – è evidenziato -, complementari e storicamente ben dirette, presentano solidi indici di bilancio e nel gruppo sono riconosciute per equilibrio economico-patrimoniale e capacità reddituale.
«L’integrazione è un primo passo verso una realtà bancaria che, in senso più ampio, possa fare da punto di riferimento nella nostra regione».
Questo quanto riportato da Roberta Bassan su Il Giornale di Vicenza.

Foto: il direttivo della futura Banca di Verona e Vicenza da sinistra, il presidente Flavio Piva, il direttore generale Leopoldo Pilati e il condirettore Valentino Trainotti; in basso la proiezione del logo del nuovo istituto.