Riciclaggio di denaro sporco, l’attenzione va tenuta alta. I numeri sono allarmanti e il prolungarsi della pandemia, con la situazione di vulnerabilità nel tessuto imprenditoriale che si è creata, aggrava il quadro generale.

Sul tema, Veda Formazione, (ente specializzato nella conformità normativa nell’area delle soluzioni antiriciclaggio), in compartecipazione con l’Ordine dei Commercialisti di Venezia, ha organizzato un evento con gli interventi di numerosi relatori esperti in materia di antiriciclaggio e reati fiscali, dal titolo “I nuovi schemi di anomalia tributaria e le responsabilità dei professionisti”.

Sono state 105.789 le “operazioni finanziarie sospette” registrate nel 2019 in Italia e, di queste, il 12% (12.284) ha riguardato il Nord Est, dove il Veneto, con 8.788 casi, è la regione che esprime i dati più rilevanti.
Nello specifico, Padova guida la poco invidiabile classifica relativa alle province con 1.836 segnalazioni, davanti a Verona, con 1.769. Dietro a loro Venezia, con 1.595 e Vicenza, con 1.494. Più indietro Treviso, con 1.478 e, staccate, Rovigo, con 398 e Belluno, con 218.

Il Veneto è, attualmente, la quarta regione a livello nazionale per invio di segnalazioni di operazioni sospette, ovvero le segnalazioni che i soggetti all’antiriciclaggio come le banche e i commercialisti devono sottoporre all’attenzione degli organi di controlli quando sono a conoscenza di comportamenti anomali o criminosi da parte dei propri clienti.
Se a livello nazionale le segnalazioni motivate da frodi fiscali assumono particolare frequenza, specie nei settori del commercio di carburanti e in quello dei metalli, a livello regionale è facile pronosticare che la situazione non muti radicalmente, anzi.

In realtà, il recente documento dell’UIF che è stato analizzato non è che il naturale prosieguo di quanto già era stato indicato, ad esempio nel documento di Analisi Nazionale del Rischio del Comitato di Sicurezza Finanziaria che, tra le altre cose, ha tracciato una “metrica di rischio” del reato di riciclaggio assegnando a tutte le province italiane una classe di rischio.
Proprio in funzione di questa classificazione geografica, fa piuttosto specie notare come quasi l’intero territorio regionale del Veneto sia stato inquadrato come un’area particolarmente interessata dal fenomeno, dato che diverse province sono state definite come a medio o ad alto rischio di riciclaggio se si pensa che Venezia, Verona, Padova, Belluno e Treviso rientrano proprio in questa categoria.