Via alla nascita della “MuVen”, la nuova Multiutility del Veneto che dal 1°gennaio 2021 entrerà in attività attraverso la fusione per incorporazione di Aim Vicenza in Agsm Verona (entrambe controllate al 100% dai due Comuni) per occuparsi della produzione e gestione di energia, del gas e del teleriscaldamento e dei rifiuti.
L’ok definitivo è arrivato ieri nei due consigli comunali di Verona e Vicenza: prima alla 16 circa il Sì alla deliberazione sull’aggregazione-fusione per incorporazione dall’assemblea berica e poco dopo le 21,30 dal consiglio comunale tenuto a Palazzo Barbieri a Verona.
Decisi anche i rapporti di forza nel capitale sociale della nuova Spa: il 61,2% lo avrà Verona ed il 38,8% Vicenza, con un Cda composto da 3 componenti veronesi, tra cui il presidente, e 3 vicentini, tra cui il vicepresidente. La sede sarà a Verona.
Un passo che arriva dopo lo stop al progetto a tre A2A Milano (che doveva essere il socio privato industriale), Agsm e Aim su cui da mesi avevano sollevato critiche le opposizione a Verona per mancanza di trasparenza in quanto non si era valutata allora la possibilità di più offerte da privati. Ma che alla fine è saltato tra maggio e giugno con la presa di posizione della Lega veronese, che anche ieri sera in consiglio comunale ha ribadito di aver fatto saltare quel banco «per il timore di diventare succubi di un grande gruppo privato come è quello milanese».
Portando però alle dimissioni del presidente di Agsm, Daniele Finocchiaro, e scuotendo la maggioranza di centrodestra che governa Verona con ripercussioni che sono ancora oggi sul tavolo, visto che da mesi mancano le nomine in diverse municipalizzate, a partire appunto dal presidente di Agsm.
Tornando alla nuova multiutility, come risulta dal piano strategico della fusione, «le performance di Agsm più Aim evidenziano una crescita significativa di tutti i principali indicatori economici. Nel quadriennio 2020-2024 si prevede un aumento del 14,7 per cento del margine operativo lordo (Ebitda), mentre l’Ebit, cioè l’utile ante imposta, aumenterebbe del 27,4. Gli investimenti verrebbero inoltre triplicati. La nuova società avrà un capitale sociale di 95,5 milioni».
Alla fine, il sindaco Federico Sboarina ha parlato di «scelta storica per la più grande azienda di Verona, nata 120 anni fa, patrimonio di tutti i veronesi». Resta il nodo del futuro di Amia, oggi controllata da Agsm, e già sollevato in particolare dai consiglieri comunali d’opposizione Michele Bertucco (Sinistra e Verona in Comune) ed Elisa La Paglia (Pd) oltre che dai sindacati veronesi. Il timore, infatti, è che l’attuale attività di gestione dei rifiuti e dell’igiene ambientale passi alla consorella vicentina oggi gestita da Aim.
Poi c’è il modo ed i tempi con cui si è arrivati all’approvazione della fusione: doveva essere fatta entro il 15 ottobre, quindi sul filo di lana. Ed il 15 ottobre scade anche il termine per depositare le candidature per la carica di presidente di Agsm.
[Massimo Rossignati]