«I numeri ci dicono che l’ex sindaco Bersan ci ha lasciato in eredità un Comune in dissesto e che la mia giunta ha evitato il default a cui era destinato» – risponde così il sindaco Andrea Tuzza alle accuse che l’ex sindaco Luca Bersan aveva lanciato alla sua amministrazione qualche giorno fa cominciando da dove tutto ebbe inizio: Villa Ghedini trasformata in Villa pilates.

Cos’è successo, avete scambiato il più bel palazzo comunale del territorio per una palestra.
«Abbiamo spostato il Municipio e la sala consigliare da Villa Ghedini alla sede storica non per fare un dispiacere all’ex sindaco ma in quanto pur essendo molto bella è anche altrettanto inadatta ad ospitare degli uffici amministrativi. In Villa Ghedini gli spazi erano insufficienti, piccoli e inadatti per poter usufruire di una qualsiasi privacy, oltretutto mancante dell’ascensore e con un montacarichi inutilizzabile dalle persone anziane e con disabilita motorie per salire ai piani. Addirittura per fare i consigli dovevamo andare al Polifunzionale perché non c’era posto. Villa Ghedini è una bella struttura e un bel recupero ma il suo ruolo, ora provvisorio di scuola pilates, una volta finita l’emergenza della ristrutturazione delle scuole per cui le attività sportive sono state dislocate un po’ ovunque, sarà destinato a luogo di cultura, sociale e arte.
La nostra fortuna è stata avere spostato la Medicina Integrata in una struttura nuova privata e ripristinata la vecchia sede comunale e riportato il Comune nello storico edificio del 1880 adatto per questo scopo , anche se era ormai lasciato in uno stato di abbandono con cataste di documenti nel caos del secondo piano, e gli altri piani rimasti inutilizzati. Alla sala consigliare,poi, era stato fatto uno sfregio alla storia, trasformata in tanti pollai con pareti di cartongesso rovinando quello che era un ambiente del Risorgimento Italiano».

Il costo di questo ripristino?
«Allora, teniamo presente che per riportare la sede municipale abbiamo dovuto rifare le pitture murali, rifatto il cablaggio elettrico, sostituito gli infissi e portato a norma l’edificio per il risparmio energetico e non ultimo la bonifica in quanto nel sottotetto c’era l’amianto. Il costo è stato di 172 mila euro di cui 70 mila avuti con un contributo e la rimanenza con fondi propri senza incorrere in debiti».

Avete spostato la Medicina Integrata, che si trovava nell’ex sede municipale, in una struttura privata. È cosi?
«Si, abbiamo trovato una struttura nuova di un privato che è funzionale allo scopo. Oggi la nostra Medicina Integrata è un fiore all’occhiello che tutti ci invidiano, abbiamo ulteriormente potenziato il servizio aprendo l’ambulatorio “Pazienti fragili” per il prelievo di sangue. Ma questo è solo uno dei sevizi che in seguito saranno potenziati».

Avete ricomposto il puzzle.
«Abbiamo rimesso a posto le cose, riorganizzato tutti gli edifici comunali: il Comune è ritornato nella sede storica con l’efficenza massima; dal Centro Polifunzionale sono state spostate le attività mediche, ma attualmente occupato da alcune classi scolastiche a causa della ristrutturazione e del Covid e Villa Ghedini sarà il fiore all’occhiello della attività culturali.
Stia tranquillo Luca Bersan, non c’è nessun progetto di demolire quanto da lui fatto ma solo una diversa maniera di valorizzare gli edifici e renderli utilizzabili per la loro funzione».

Le scuole, hai parlato di ristrutturazione e sicurezza. Cosa state facendo.
«Con un contributo che era stato chiesto dalla giunta Bersan per una palestra e che noi abbiamo convertito in un contributo per l’antisismica delle scuole, l’intervento che avviene principalmente sul tetto, prevede che metà edificio per volta venga svuotato. In pratica 11 classi elementari vengono dislocate esternamente e nel nostro caso sono state ricavate delle aule, provvisoriamente, al Polifunzionale e al Don nella Parrocchia perché risultavano idonee come strutture in quanto possiedono due scale per accedere ai piani come prescrive il Piano di Sicurezza. Cosa non possibile invece nell’ex Municipio come sostiene Bersan. Perciò è stata una scelta per motivi di sicurezza obbligata».

Visto che sei preciso, ti ricordi il costo dell’opera?
«Si certo, si aggira sui 840 mila euro di cui 685 mila di contributo».

E le attività del Centro Polifunzionale?
«Ecco, di conseguenza però tutte le attività che venivano esercitate al Polifunzionale come il ballo, il karatè, il pilates o gli incontri di associazioni bisognava a loro volta dirottarle provvisoriamente in altre strutture, così ora sono in teatro, altre in palestra comunale e altre a Villa Ghedini.
Quando tra sei mesi, questa è la previsione, i lavori alle scuole saranno terminati tutte queste attività ritorneranno nelle loro strutture più appropriate. Già a Villa Ghedini si trova la Consulta Giovani e la Consulta delle Arti che apriranno due aule studio, ci sarà l’Avis, la Pro Loco, l’associazione “Mamme per mano”, ci sono corsi di pittura, mentre nel retro della villa faremo un parco per rendere il sito fruibile a 360 gradi. Un contenitore per la valorizzazione del territorio, e questa è una cosa che non c’era, altro che pilates come dice l’ex sindaco».

Veniamo alla Zai di Carpi. Perché non sono stati pubblicati gli atti della sentenza di pronuncia della Corte dei Conti come chiedeva l’opposizione?
«Io non tengo nascosto nulla, anzi ho sempre detto esplicitamente agli uffici di pubblicare tutto quello che il Comune è tenuto a pubblicare ma in questo caso riguarda delle persone fisiche e il Comune non è tenuto a farlo.
Quello che posso dire, quando siamo arrivati nel 2017 c’era un debito di circa 3 milioni di euro circa ed ora è di 2 milioni di euro. Senza aumentare le tasse e senza diminuire i servizi siamo riusciti a trovare 1 milione in tre anni e a rientrare con la Corte dei Conti. Ma non è tutto, nel 2017 quando sono arrivato, il bilancio dell’anno precedente aveva un disavanzo, che non deve esserci nei Comuni, di 2 milioni e 250 mila euro mentre quest’anno è di soli 310 mila euro oltre a 350 mila euro di fatture da pagate con decreto ingiuntivo. E non riguardano solo a mancati incassi relativi alla tassa rifiuti ma a costi sostenuti e non messi a copertura».

Le Suore Giuseppine. Perché le avete mandate via prima da Spinimbecco e poi da Villa Bartolomea.
«Non è vero. Non mi permetterei mai di interferire negli ordini ecclesiastici. A questo proposito c’è una lettera ufficiale con cui loro mi chiedevano nel 2017 di essere trasferite tutte e tre da Spinimbecco alla Casa di Riposo di Villa per poter svolgere meglio la propria opera infermieristica e perché avevano necessità di fare anche vita di comunità e pregare assieme.
L’amministrazione era già pronta per fare una nuova convenzione, che nel frattempo era scaduta, e stabilirle all’interno della struttura per anziani, ma hanno preferito non rinnovarla e andarsene, nonostante anche il presidente dell’Ipab, Mario Riccardo Colla volesse trattenerle. Mi farebbe piacere poterle richiamare quando avremo definito con la Regione quella che sarà la nuova Casa di Riposo, ma so che si sono trasferite in India e con l’emergenza Covid ciò non è possibile. Dispiace perché a differenza di quello che qualcuno ha affermato, ci tenevamo molto ad averle con noi.
Con l’Ipab c’è un aspetto giuridico ancora aperto e non definito tra Ipab, Regione e Inps molto importante da definire, ma questa è un’altra storia di cui avremo tempo di parlare».

Delle dimissioni di Bersan ti senti parte in causa e responsabile per aver fatto traboccare il vaso?
«Non giudico mai le persone ma solo quello che fanno. Non voglio e non mi sembra giusto commentare le dimissioni di Bersan, di cui ignoro le motivazioni ma affermo che ha detto delle cose imprecise e a volte fortemente mancanti sul comportamento della mia amministrazione, questa è un’idea sbagliata della verità. Tutto ciò non va incontro al bene della comunità e dei cittadini.

 

Foto: a sinistra la sede storica ripristina del Comune di Villa Bartolomea; a destra, il sindaco Andrea Tuzza.