Si chiude definitivamente la vicenda dell’acquisto di aree a Carpi dell’ex giunta Montagnana, tra il 2002 e il 2003, in cui furono rinviati a giudizio in 14.
Per la Procura, l’ex vicesindaco avrebbe dovuto rispondere di danno erariale al Comune per 731mila euro, di cui 600mila andati in prescrizione; ora ne ha versati 12mila e 600 euro all’ente comunale che però intanto ha sostenuto spese legali per altri 7.500 euro.

Due anni dopo la sentenza della Corte dei Conti regionale, sulla vicenda relativa ai 300mila metri quadrati di terreni in zona produttiva a Carpi, acquistati dalla seconda Giunta di Luigi Montagnana, tra il 2002 e 2003, cala definitivamente il sipario. – così racconta i fatti avvenuti Elisabetta Papa nelle colonne dell’Arena-.

Anche per la Corte dei Conti – Sezione seconda giurisdizionale centrale d’Appello, l’unico obbligato a risarcire le casse comunali per danno erariale, rimane l’ex vicesindaco  Fabio Passuello, al quale già nel 2018 i giudici di Venezia avevano attribuito un “ruolo da protagonista” nel quadro di un’operazione che, nel 2004, era stata oggetto di un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti da parte di Flavio Tosi, allora consigliere regionale della Lega Nord. A quel tempo, furono chiamate a rispondere di un danno erariale per circa 1,5 milioni di euro ben 15 persone, tra ex amministratori e dipendenti comunali.

Il solo ad essere condannato ad un risarcimento di poco più di 12mila e 600 euro, al posto dei 731mila euro originariamente calcolati, dei quali 600 mila circa volatilizzatisi con la prescrizione, era stato appunto Passuello, mentre gli altri 14 imputati avevano visto prescritto il proprio debito.

L’ex vicesindaco aveva però deciso di rimettersi alla Corte d’Appello – Corte dei Conti Centrale. La quale, lo scorso 28 gennaio, ha invece dichiarato «inammissibili» gli appelli, sia dell’ex vicesindaco che dell’«appellante incidentale», ovvero della Procura regionale, in quanto l’«eccesso di documentazione riversata nell’impugnazione, viola il principio di sinteticità che deve informare l’intero processo, impedisce di cogliere le problematiche della vicenda e comporta il sostanziale “mascheramento” dei dati effettivamente rilevanti».
In questo modo, si è avuta quindi l’applicazione della sentenza di primo grado e l’esborso da parte di Passuello dei 12mila e 600 euro, già arrivati nelle casse comunali.

La sentenza di condanna di Passuello, complice l’emergenza sanitaria era rimasta un pò in sordina, ma è emersa in tutta evidenza martedi 21 luglio nel corso di un infuocato Consiglio comunale quando il sindaco Andrea Tuzza ha presentato una delibera di 7mila e 500 euro per «pagare parte delle spese legali di tre persone coinvolte in un procedimento, ora chiuso».
Procedimento legale per il quale Tuzza ha citato le due sentenze della Corte dei Conti regionale e di quella centrale d’Appello, senza parlare dei protagonisti «visto che», ha detto, «si tratta di un fatto puramente tecnico» – racconta ancora la cronista dell’Arena.

La cosa non è però andata giù all’ex sindaco, ora consigliere di minoranza, Luca Bersan che ha accusato la maggioranza di «voler nascondere le due sentenze, mai pubblicate nel sito del Comune. Se queste avessero accertato responsabilità a carico delle amministrazioni comunali degli anni 2004-2017», ha tuonato Bersan, «tutti noi saremmo finiti sotto tiro.
Invece gli atti dimostrano che abbiamo agito sempre e solo in buona fede. Se siete a favore della trasparenza, come dite, perché non avete pubblicato le sentenze, anche se non siete obbligati? Perché nessuno ne ha parlato?
Non vi siete tirati indietro invece nel divulgare alcuni rilievi, non sentenze, emessi sui bilanci 2011- 2015, ed i residui posti impropriamente fuori bilancio, senza precisare che è proprio dall’acquisto di quei terreni a Carpi che tutto è iniziato».

Dal canto suo Tuzza, non solo ha ribadito di aver trovato in Comune «fatture non pagate per oltre 300mila euro ed una situazione devastante per la zona industriale di Carpi, che solo grazie a noi sta rientrando».
Ma anche che «se altre persone coinvolte nel procedimento legato all’ultima sentenza avessero agito come le tre per le quali il Comune deve ora liquidare le spese legali, ci saremmo trovati di fronte a cifre altissime».

«Altro che spese legali», ha ribattuto Bersan, «se le somme fossero state accertate, anziché prescritte, i debiti dei terreni di Carpi sarebbero stati del tutto ripianati ed ora parleremmo d’altro».
[da L’Arena – Elisabetta Papa]

 

Post Scriptum.
[…] la sentenza della Sezione Seconda Giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti a Roma, ha visto tre delle 15 persone coinvolte nei fatti completamente assolte.

Gli imputati che avevano avuto prescritto il proprio debito, in base a quanto stabilito dalla Corte dei Conti regionale e confermato dalla Corte d’Appello-Corte dei Conti Centrale, sono infatti 11 e non 14, come erroneamente riportato precedentemente.

 Claudio Marangoni, (assistito dagli avvocati Donatella Giacomello e Stefano Franchini), Gianfranco Borin (avvocato Erika Stefani), e Gildo Passigato (avvocato Lorenzo Della Rosa) sono invece stati «assolti nel merito per assenza dell’elemento soggettivo della colpa, con riconoscimento (anche) della rifusione delle spese legali, poste a carico del Comune di Villa Bartolomea», così come deciso nella sentenza di primo grado della Corte dei Conti del Veneto, poi confermata dalla Sezione Seconda Giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti, presieduta dal giudice Luciano Calamaro.

 

Foto: a sinistra, l’ex vicesindaco e presidente Fabio Passuello; al centro, il Municipio di Villa Bartolomea; a destra in alto, il sindaco Andrea Tuzza; in basso, l’ex sindaco, ora consigliere di minoranza, Luca Bersan.