«In questi giorni c’è chi parla di aumento di capitale di Veronafiere non conoscendo i dati di fatto o senza ricordare quello che è stato fatto negli ultimi due anni. Il Piano industriale con le strategie aziendali è già stato approvato da tutti i soci, e presentato dal consiglio di amministrazione che è l’organo deputato ad analizzare e valutare nuove aggregazioni. Così come l’aumento di capitale da 30 milioni di euro è stato deliberato dall’assemblea, che ha sempre condiviso all’unanimità le strategie di sviluppo della fiera».
Lo ha dichiarato l’assessore alle Aziende partecipate Daniele Polato, intervenendo in merito all’aumento di capitale di Veronafiere per fare chiarezza.
«C’è tempo fino al 31 luglio per approvare l’aumento di capitale, ma il contesto economico globale non è più lo stesso – ha proseguito Polato -. La cifra di 2 milioni di euro stanziati dal Comune è la dimostrazione che la città e il maggiore azionista di Veronafiere sono pronti all’eventuale aumento. La fiera è il volano strategico dell’economia cittadina e il Comune di Verona, socio a maggioranza relativa con il 40 per cento, si era già impegnato ad aderire all’aumento di capitale, anche se avrebbe potuto non farlo in quanto il sostegno degli altri soci pubblici e privati garantiva le risorse per finanziare l’ambizioso Piano industriale. L’operazione avverrà solo all’unanimità, come sempre è successo, di comune accordo con gli altri soci, ma le valutazioni strategiche potrebbe essere diverse».
L’assessore Polato ha fatto poi il punto sulla situazione pre e post Covid. «Negli ultimi mesi il mondo è cambiato, le più importanti manifestazioni fieristiche sono state annullate. Stiamo affrontando una situazione economica difficile e il valore della Fiera, che era stato stimato in 120 milioni di euro, potrebbe non essere più lo stesso. Ora che tutto è cambiato, la cosa più importante è tutelare i nostri marchi industriali. Se il valore della fiera si è abbassato, quello delle nostre eccellenze, come Vinitaly, Fieracavalli, Marmomac, vale ancora tantissimo. Sul fronte degli accordi commerciali e di nuove aggregazioni si sta lavorando da oltre un anno, con Milano, Bologna e Rimini. Aggregazioni che passano dal CdA perché devono essere scelte su basi industriali, preservando i marchi di Verona. Ma non solo. E’ stato investito molto sul mercato asiatico, Veronafiere è centrale e deve consolidare la sua forza anche in ambito internazionale. In questa direzione andavano anche gli investimenti previsti dal Piano industriale, come quelli per la creazione di un nuovo accesso dedicato all’area business, come succede nelle grandi fiere mondiali. Più risorse, quindi, anche per la parte immobiliare, prevedendo il rifacimento dell’ingresso e un corridoio diretto dalla Stazione ferroviaria, attraverso l’ex Manifattura e il Central Park, con un collegamento sopraelevato direttamente nel padiglione fieristico. Intanto, il CdA sta lavorando a Fieracavalli. con uno sforzo importante per garantire in presenza almeno questa manifestazione».
L’appello, infine, è diretto al Governo, affinchè intervenga quanto prima. «Lo Stato deve aiutare il sistema fieristico nazionale, spina dorsale dell’economia italiana. È inaccettabile che in alcuni Paesi comunitari, come la Germania, ci siano stanziamenti a fondo perduto, mentre noi dobbiamo attuare una politica interna di autofinanziamento. Così si legittima una concorrenza sleale, una guerra economica che non riusciremo a combattere se lo Stato non ci sostiene».