La lotta è durissima e un pò ricorda quel che accadde nella Lega con Flavio Tosi. Si consuma nelle chat del partito e sul territorio, con sfide fratricide alle Regionali tra candidati di correnti opposte, per arrivare al suo culmine con una serie di lettere dal tono feroce spedite da Sergio Berlato a Giorgia Meloni.
«Siamo allo scontro finale» spiegano i colonnelli di Fratelli d’Italia «chi riuscirà ad eleggere più consiglieri il 20 settembre prenderà il bastone del comando in Veneto».
Per gli altri, sottinteso, saranno guai. – Questo il quadro raccontato da R.P. nelle colonne del Corriere di Verona della situazione all’interno del partito meloniano Veneto comunque in continua ascesa. Poi continua.

I Fratelli sono sostanzialmente divisi in tre famiglie: il gruppo di Berlato, ex coordinatore ora volato a Bruxelles; quello «storico», ossia l’attuale coordinatore Luca De Carlo, il veneziano Raffaele Speranzon, il veronese Ciro Maschio, il padovano Raffaele Zanon; quello della destra sociale, il più giovane anagraficamente, che fa riferimento a Elena Donazzan poi c’è Massimo Giorgetti a Verona, ma lui è un big che fa storia a sé.
Nelle sue lettere a Meloni Berlato tratteggia un partito allo sfascio dopo l’avvicendamento con De Carlo («Lascia campo libero alla martellante azione propagandistica di Zaia, che imperversa sui media e i social»), invoca commissariamenti, parla di «cani che vogliono banchettare sui cadaveri dei leoni», ricorda di aver finanziato «personalmente e attraverso le mie associazioni» tutte le campagne elettorali di Fdi in Veneto dal 2013 al 2019, avverte: «Non ho intenzione di andare in pensione» e di più: «Non permetterò a nessuno di calpestare la mia dignità».
Meloni, però, non ha risposto e avrebbe declinato pure la richiesta di organizzare un incontro a Roma.
«La copertura a De Carlo è totale» assicurano gli uomini vicini al coordinatore. Berlato avrebbe, invece, l’appoggio di La Russa.

Le lettere sono più d’una ed entrano nello specifico della guerra che si sta consumando nelle diverse province, con toni e argomentazioni che hanno lasciato basiti anche militanti non esattamente di primo pelo (come quando si afferma che alcuni dirigenti sarebbero stati nominati in questo o quell’ente dopo «suppliche insistenti»).
De Carlo, che dopo l’incredibile addio alla Camera sarà candidato a Verona alle supplettive per il Senato, la prende con sportività: «Mi piace ascoltare tutti i punti di vista, posso anche non condividerli ma credo arricchiscano la discussione. Poi però tengo la linea e lo stile che mi appartengono».

Meno diplomatica Donazzan: «La nostra immagine è compromessa, deve intervenire il partito perché Berlato sta avvelenando i pozzi e ci fa perdere voti».

Il clima è arroventato e l’impressione è che si andrà avanti così fino al giorno del voto, che sancirà vincitori e sconfitti. L’epicentro dello scontro è Vicenza, dove la sfida è proprio tra Donazzan e il genero di Berlato, Vincenzo Forte (più Joe Formaggio); a Padova si fronteggiano Enoch Soranzo (Donazzan) ed Elisabetta Gardini (Berlato); a Treviso Fabio Crea (Sernagiotto) e Tommaso Razzolini (Donazzan); a Venezia Raffaele Speranzon (De Carlo-Donazzan) e Lucas Pavanetto (Berlato); a Verona Massimo Giorgetti e Stefano Casali (Berlato).
I posti in palio, stando ai sondaggi, sono quattro.

Foto: a sinistra, Luca De Carlo coordinatore, sindaco di Calalzo; al centro, il leader di FdI Giorgia Meloni ; a destra, Sergio Berlato ex coordinatore è eurodeputato
Bellunese.