«La pandemia da Covid19 ha e continua a condizionare le nostre vite. Un fatto che ha fortemente messo sotto pressione il nostro sistema sanitario regionale che, comunque, mi sento di dire ha retto bene – ha affermato il direttore generale dell’Ulss 9 Pietro Girardi -. Ciò ha comportato però una grande revisione di tutte le attività ed una riorganizzazione interna importante.
Una di queste è la sospensione temporanea dell’attività del Punto di Primo Intervento di Bovolone, collocato presso l’ospedale S. Biagio.
Una scelta difficile ma indispensabile che ha permesso di fronteggiare le emergenze laddove esse sono state più acute, sicuri che la dispersione delle forze in campo ci avrebbe fatto perdere la battaglia.
Ora, data la situazione sanitaria generale in costante miglioramento, anche se i protocolli di sicurezza prevedono tutt’ora procedure anti-contagio complesse che richiedono maggiore personale all’interno delle unità operative ospedaliere, abbiamo deciso di anticipare i tempi e prevedere la sua riapertura a far data, indicativamente, dal 1° luglio prossimo».
Così Girardi ha comunicato la sua decisione di ripristinare il Punto di Primo Intervento del San Biagio di Bovolone.

Ma non tutto era così scontato, per arrivare a questo risultato ci è voluto l’impegno dei cittadini e dell’amministrazione.
Tutto era iniziato con la chiusura temporaneamente del 23 marzo 2020 quando l’Ulss 9 Scaligera qualche giorno prima aveva comunicato che: «In relazione allo stato di emergenza per l’epidemia di Covid-19, a partire dal 23 marzo 2020 verrà sospesa in via assolutamente temporanea l’attività del Punto di Primo Intervento di Bovolone.
Il personale ad oggi assegnato al PPI di Bovolone verrà utilizzato presso il Pronto Soccorso di Legnago per garantire la tempestiva accoglienza dei pazienti, riducendo contestualmente i tempi di stazionamento delle ambulanze. Tale sospensione resterà in essere presumibilmente fino al 15 aprile 2020. Le attività del PPI riprenderanno non appena sarà superato lo stato di emergenza».

Dopo oltre due mesi dalla chiusura si arriva a qualche giorno fa quando il consigliere comunale di minoranza Michele Perazzani (M5S) promuove una petizione online spiegando che: «Nonostante l’emergenza fosse rientrata tanto da non esservi più nessun paziente Covid presso l’ospedale di Legnago, il Dg Girardi afferma che a causa della carenza di personale medico non era ancora possibile riaprire.
Si comprende dunque che c’è un problema strutturale di carenza di personale, cui l’Ulss 9 e l’Azienda Zero non hanno saputo rispondere in modo efficace e tempestivo. Non si capisce comunque perché della carenza di personale nell’Ulss 9 e nella Regione ne debba subire le conseguenze proprio il PPI di Bovolone, che coi suoi più di 14.000 accessi all’anno costituiva un servizio necessario ed apprezzato dai cittadini della Bassa veronese, negli ultimi anni già penalizzati dalla chiusura degli altri Ppi e reparti di degenza di Zevio, Isola della Scala e Nogara.
Per questi motivi chiediamo che venga subito riaperto il Punto di Primo Intervento di Bovolone».

In 24 ore già 500 cittadini di Bovolone avevano sottoscritto la petizione, con il sindaco Emilietto Mirandola tra i primi a scendere in campo mettendo in chiaro le cose: «Questa è una posizione presa da alcuni consiglieri di minoranza, è chiaro che si tratta di una posizione politica perché è un modo per mettere le mai avanti ed eventualmente millantare il credito sul punto di primo intervento – dichiara in un’intervista a Prima Verona -. Le 500 firme vanno benne ma penso che il sindaco che rappresenta più di 16mila abitanti abbia più peso. Io ho la garanzia che il Punto di Primo Intervento verrà riaperto, in caso contrario però, voglio far sapere che sarò io in testa a tutti i cittadini di Bovolone a fare la guerra all’Ulss.
Sarò io per primo a prende posizione nel momento in cui non tornasse il Punto di Primo Intervento.
Ricordo che è un servizio del territorio, che ritengo indispensabile a prescindere che sia economico o antieconomico. Io assieme a diversi sindaci del territorio sarò in prima fila a fare la guerra se il PPI non dovesse tornare, la polemica è solo politica.
Non conoscono nello specifico l’emergenza di tutti gli ospedali, però posso dire che l’emergenza a livello nazionale non è finita. Capisco anche il disagio di alcuni lavoratori che devono spostarsi a Legnago, credo che sia un sacrificio sopportabile di fronte a quello che è successo. Se l’obiettivo è quello di dare una risposta al territorio, sono davanti a tutti i miei cittadini. Quello che ha fatto il sottoscritto per l’ospedale non l’ha fatto nessuno. Ricordo che Bovolone era sulla strada degli ospedali di Zevio e di Isola della Scala. Sono stati messi a disposizione dei soldi che sono stati contestati da chi fa la raccolta firme. Sono contento di averlo salvato e di averlo messo nella condizione di rimetterlo in piedi con il PPI. Uno dei punti dove ho creduto di più è la salvaguardia dell’ospedale, non voglio entrare in polemiche». – conclude il sindaco Mirandola nell’intervista a Prima Verona.

E oggi i conti tornano: il 1° luglio il Punto di Primo Intervento del San Biagio di Bovolone sarà riaperto, parola di Pietro Girardi, direttore generale dell’Ulss 9 Scaligera. O no?!

Foto: a sinistra, l’ospedale San Biagio di Bovolone; a destra in alto, il sindaco Emilietto Mirandola; in basso, il direttore generale dell’Ulss 9 Pietro Girardi.