Nel Bassa veronese, come nel resto della provincia e del Veneto, da giorni i contagi sono scesi all’agognato “zero”.
Dopo il lungo lockdown, i focolai delle case di riposo di Villa Bartolomea e Legnago, le decine di positivi nei vari comuni del territorio e le vittime, soprattutto anziani, che hanno lasciato un vuoto nelle famiglie e nelle comunità, il distretto 3 è ripartito.
Il “Mater Salutis” di Legnago, unica struttura per acuti ancora presente sul territorio, dopo il progressivo ridimensionamento che ha colpito in modo particolare la parte meridionale della provincia negli ultimi decenni, ha avuto un ruolo determinante nella lotta contro il Covid-19, ospitando decine di malati, in parte anche curati in terapia intensiva.

«La Bassa ha avuto nell’ospedale di Legnago il punto di riferimento dell’emergenza creata dall’epidemia di coronavirus» – afferma il presidente del Comitato dei Sindaci del distretto 3 e della Conferenza dei Sindaci dell’ULSS 9 Scaligera Flavio Pasini, primo cittadino di Nogara, che continua – «questa emergenza ha peraltro messo in ulteriore evidenza una situazione che ormai, da anni, è sotto gli occhi di tutti e sulla quale sarebbe tempo di sostituire i fatti alle parole: il nostro territorio non è adeguatamente servito sotto il profilo socio-sanitario.
Occorre innanzitutto che si torni ad investire sul “Mater Salutis”, il nostro polo sanitario deve essere valorizzato e non continuamente declassato, per questo ci auguriamo che il reparto di Anatomia Patologica, spostato a San Bonifacio, torni al più presto a Legnago; ma è tutta la rete dei servizi che deve essere potenziata. È necessario intervenire sulle lunghe attese che i cittadini lamentano per visite ed esami specialistici, vedendosi costretti spesso a spostarsi addirittura in strutture private fuori regione, nel mantovano, per avere riscontri in tempi brevi.
Inoltre, sarebbe tempo che venissero mantenute le promesse circa l’adeguamento dei servizi per le categorie più fragili, con l’apertura di nuovi ospedali di comunità e di RSA che i nostri cittadini aspettano da anni.
Le schede regionali parlano chiaro ma gli investimenti, negli ultimi tempi, hanno preso la via del lago e della collina, rivolti ad un territorio già ben servito, dimenticando che esiste anche la Bassa, con i suoi 150mila abitanti che non meritano di sentirsi cittadini di serie B.
Se le risorse vanno tutte in una direzione vuol dire che un’unica ULSS provinciale svantaggia il nostro territorio».

Pasini torna poi sull’emergenza Covid-19: «Il peggio lo abbiamo alle spalle, vedremo come si evolverà la situazione nei prossimi mesi, tra chi dice che è tutto passato e chi dà per certa una nuova ondata nel prossimo autunno io scelgo la linea della prudenza: continuiamo a seguire tutti le regole di prevenzione personale e teniamoci pronti, in caso di nuovi focolai, a mettere in campo l’esperienza di questi mesi per arginare subito il contagio.
Nel frattempo, entriamo in fase 3 e ringrazio, a nome dei colleghi sindaci e dei nostri cittadini, tutto il personale sanitario che, non sempre in condizioni ottimali, ha affrontato l’emergenza con professionalità, impegno, passione e un’umanità encomiabili; tutti i volontari che hanno lavorato per il territorio, e tutti i cittadini che con grande sacrificio hanno seguito le indicazioni del Governo e della Regione per impedire il propagarsi dell’epidemia.
Ringrazio anche gli stessi colleghi sindaci, sempre in prima linea nell’interpretare e rendere attuabili le disposizioni istituzionali e sempre vicini ai propri cittadini: abbiamo fatto squadra e la sinergia con Ulss, Prefettura e Regione ha dato ottimi risultati».