L’ex sindaco di Legnago Clara Scapin torna in prima linea a difesa dell’Ospedale e chiama a raccolta i cittadini per pretendere il ritorno al Mater Salutis del sevizio di Anatomia Patologica smembrato e trasferito a San Bonifacio per l’emergenza Covid.

«Come Sindaco, l’anno scorso, avevo portato avanti una costante battaglia per difendere la qualità del nostro Ospedale, coinvolgendo il Consiglio Comunale, la Conferenza dei Sindaci, le associazioni, i cittadini e i politici regionali veronesi di ogni partito» – afferma Clara Scapin nel suo j’accuse -.

«Bisognava salvaguardare il nostro Ospedale nel momento in cui la Regione stava decidendo l’organizzazione sanitaria del Veneto, attraverso le schede ospedaliere che stabilivano posti letto, tipologia dei servizi e numero dei primariati.
Avevamo alcune emergenze e una in particolare: salvaguardare la presenza a Legnago di un servizio storico e fondamentale come l’Anatomia Patologica, indispensabile per garantire diagnosi di qualità e in tempi rapidi, fondamentale per il buon funzionamento dei reparti chirurgici e delle diagnostiche invasive.

Il rischio era quello di perdere il servizio con il suo trasferimento presso l’Ospedale di San Bonifacio.
Siamo riusciti a far comprendere in Regione che lo spostamento non avrebbe portato a risparmi economici ma solo a ritardi, rischi e difficoltà nelle risposte
Alla fine, le schede confermavano a Legnago il servizio di Anatomia Patologica come unità semplice dipartimentale.
Si è trattato di un risultato positivo per tutti.

Poi c’è stata l’emergenza Covid 19 e con questa occasione Il Direttore General ha pensato di smembrare il servizio di Anatomia per utilizzare il personale in altri reparti, garantendo però che si trattasse di una decisione solo temporanea. Alcuni operatori sono stati spostati presso Anatomia di San Bonifacio e altri sono stati dislocarti in reparti diversi a Legnago.

Ora l’emergenza Covid 19 è terminata e l’Ospedale sta riprendendo le normali attività, ma per l’Anatomia è subentrato un altro problema, poiché, dicono, ci sono difficoltà relazionali tra gli operatori, quindi hanno reputato di accogliere e favorire la richiesta di quasi tutti i dipendenti di trasferimento a San Bonifacio, lasciando a Legnago solo un medico, assolutamente insufficiente quindi a garantire la funzionalità di una unità operativa dipartimentale.

È chiaro che se non si effettueranno un numero adeguato di prestazioni, prossimamente ci saranno le motivazioni per chiudere il servizio.
Quindi sono riusciti nel loro piano.
In questo modo hanno raggirato le schede regionali e stanno realizzando il progetto iniziale di una unica Anatomia Patologica a San Bonifacio; piano piano, nel silenzio generale, stanno svuotando il servizio.

Questa è anche la premessa per depotenziare ulteriormente l’area chirurgica, finora già in sofferenza per la carenza di anestesisti: forse è questo il vero obiettivo della Regione, perché depotenziando l’area chirurgica dell’ospedale di Legnago, si ottiene il suo declassamento a favore di altre strutture in gran parte private, pronte ad accogliere i pazienti che non trovano le rispose adeguate e tempestive a Legnago.

Noi cittadini non ci stiamo.

La motivazione volta a sostenere la richiesta di trasferimento di una parte del personale di Anatomia Patologica non sta in piedi ed è vergognosa: quale dirigente d’azienda chiude un servizio fondamentale perché all’interno ci sono alcune difficoltà personali di relazione tra i lavoratori (in parole povere, tra il personale non c’è armonia, diciamo che non vanno a mangiare la pizza assieme. Ndr). Un dirigente capace le risolve e comunque pretende ed esige professionalità, competenza, rispetto dei ruoli.

Perdere l’Anatomia Patologia all’Ospedale di Legnago è grave.

Si tratta dell’Ospedale pubblico più complesso e completo di tutta l’Ulss 9, copre un territorio vasto della pianura veronese, ha una storia di qualità e di grandi professionalità, è sempre riuscito a dare risposte complete e tempestive ai cittadini, fino a qualche anno fa.
Ora la carenza di personale, l’insufficiente ammodernamento delle tecnologie e della struttura sta causando lunghe liste d’attesa e scoraggiando i cittadini orientandoli verso un privato, più organizzato e aggressivo nell’attrarre pazienti.
Ma così si impoverisce un intero territorio, non si risparmia, perché il privato è comunque più costoso e viene rimborsato con soldi pubblici e le famiglie sono costrette a cercare altrove, a distanza, quei servizi che sempre erano stati garantiti a Legnago dal Mater Salutis.

La Corte dei Conti proprio in questi giorni, facendo una analisi della sanità, ha sottolineato che è stato fatto un grave e pericoloso errore nel privilegiare i grandi ospedali, trascurando i servizi sul territorio e lo si è visto proprio nel momento dell’emergenza Covid 19.
Questo errore lo sta facendo la Regione Veneto depotenziando i servizi in un area geografica ben presidiata da un ospedale efficiente, polispecialistico e ben raccordato col suo territorio.

Purtroppo, gli attuali amministratori, il Sindaco di Legnago in primis, sembrano non voler cogliere la gravità di questa situazione e il Direttore Generale non ha la forza di opporsi a questo disegno che la Regione sta imponendo.

Per questo faccio appello ai cittadini e alle forze politiche, non solo di Legnago, ma della pianura veronese, affinché facciano sentire la loro voce e il loro dissenso nei modi che riterranno più appropriati» – conclude Clara Scapin, già Sindaco di Legnago.