I consiglieri di Legnago Futura: Diego Porfido, Silvia Baraldi, Stella Bonini e Michele Masin non hanno digerito la risposta con cui l’assessore al Commercio Nicola Scapini ha liquidato la loro richiesta di istituire un fondo di solidarietà per le aziende in difficoltà.

«Apprendiamo con profonda delusione che l’assessore al Commercio Nicola Scapini ha liquidato in pochi minuti la nostra proposta a sostegno delle attività locali.
Ieri abbiamo suggerito di ri-destinare la cifra di 80mila euro per il “bilancio partecipativo” (o una voce di pari importo) a un fondo di solidarietà a sostegno delle aziende. Una proposta concreta, fattibile e disinteressata. Talmente disinteressata che l’abbiamo consegnata nelle mani dei nostri avversari politici, i quali potrebbero metterla in pratica subito. Perché quello che ci interessa oggi più che mai è il bene di Legnago e non il consenso politico fine a se stesso.
L’Assessore Scapini, però, ha rifiutato in un battibaleno l’idea. In pochi minuti (così pochi da farci supporre che il rifiuto sia dovuto più che altro perché la proposta proviene dall’opposizione, e quindi va cestinata in automatico) ha detto un “No” perentorio. E l’ha detto attraverso i media.
Secondo l’assessore il problema è “Roma ladrona”: il comune non può fare nulla.
La domanda sorge spontanea: allora perché sta a Palazzo de’ Stefani? In verità ci sono molti modi in cui l’amministrazione potrebbe agire: la ri-destinazione del bilancio è solo una tra le opzioni. Ma se Scapini è convinto dell’impotenza del suo ruolo, che ci sta a fare? Là dove manca il governo, è responsabilità dell’amministrazione cercare soluzioni.

Oltretutto, ci domandiamo dove viva l’assessore. Ha presente che è scoppiata una pandemia globale che ha radicalmente trasformato il nostro mondo?
Quando dice che “i commercianti vogliono tornare a lavorare, non l’elemosina”, perdonerete, ma ci mettiamo le mani nei capelli per la vuotezza di un’affermazione simile.
Ovvio che imprenditori e imprenditrici vogliano tornare al lavoro, chi non lo desidererebbe? Ma questo non elimina i problemi reali a cui le nostre attività stanno andando incontro: affitti, bollette, scadenze che vanno comunque pagati nonostante la chiusura forzata.
Senza dimenticare che al 4 maggio, all’11 o al 18, la mobilità sarà comunque limitata, le regole saranno stringenti e obbligheranno a investimenti ulteriori per l’adeguamento, gli ingressi contingentati e così via. Il che significa che le condizioni del lavoro cambieranno e probabilmente renderanno più difficile raggiungere almeno gli incassi di prima.

Ci sembra che istituire un Fondo di Solidarietà non sia elemosina ma un sostegno concreto. Un sostegno alle imprese, alle persone e alle famiglie. Sappiamo benissimo che non è la soluzione definitiva, ma Scapini ha pensato che il problema ora è superare il momento critico cercando di sopravvivere? Perché non si tratta solo riaprire, ma soprattutto di resistere a settimane di serrande abbassate, facendo in modo che questa condizione temporanea non diventi permanente.
Smettiamola con questa retorica sul lavoro: risposte, fatti, azioni e non solo propaganda. Le nostre attività hanno bisogno di aiuto, aiuto vero, di soldi per resistere. E il Fondo di Solidarietà si può fare, non cerchi scuse col congelamento di bilancio!
Poi, lasciatecelo dire, da che pulpito viene la predica? Taccia noi di proposte basate sull’elemosina quando la sua più importante intuizione è stata quella di “Pregare i proprietari degli immobili di abbassare gli affitti”. Tutto qui. Per combattere la crisi derivata dalla pandemia, il meglio tirato fuori dal cilindro è stato domandare: “Scusate signori, non è che abbassate un po’ l’affitto ai commercianti? No? Ah, va bene, come non detto”.
Non entriamo poi nell’analisi delle altre (pochissime) iniziative perché dovremo scrivere per giorni. Ci sarebbe da ridere se la situazione non fosse grave. Mosse tutte basate sulla pietà o sull’appropriazione di iniziative private, senza alcun elemento strategico e senza nessun potere per portarle a compimento.

Caro Assessore, inizi ad attivare i poteri. Faccia qualcosa di realizzabile, evitando di trovare continuamente scuse o affidandosi solo a iniziative di solidarietà civica. Proporre un cambiamento di bilancio è un potere dell’amministrazione.
Posi il telefono, sospenda per un po’ la pubblicazione di selfie, bandiere di San Marco e interviste, quello non è il suo compito principale e si sopravvive anche con un like in meno.
Il suo compito è gestire al meglio la situazione. Una situazione difficilissima alla quale sta rispondendo davvero male ma non tutto è perduto.
Siamo rammaricati, siamo preoccupati ma siamo disposti a dare una mano per il bene di Legnago e dei Legnaghesi. Non è il momento della campagna elettorale. È il momento di dare risposte».

Foto: a sinistra, il consigliere di Legnago Futura, Diego Porfido; a destra, l’assessore al Commercio, Nicola Scapini.