Sono sette le case di riposo del veronese sotto stretta sorveglianza, dove si sono registrati fino a ieri sera 44 decessi già ufficialmente verificati a causa del Covid 19, e dove vi sono attualmente 225 ospiti positivi su 5884 complessivi, oltre a 111 operatori a casa in quarantena.
Lo si capisce dai pochi numeri che il direttore generale dell’Ulss 9, Pietro Girardi, ha dato durante la videoconferenza nella quale oggi, venerdì 3 aprile, alle 13,30 ha fatto il punto sulla situazione dell’emergenza Coronavirus nei 73 ospizi del veronese.

«Sono stati fatti 1070 tamponi fino a ieri sera ad ospiti ed operatori delle case di riposo, partendo da quelle dove abbiamo registrato casi di Coronavirus – ha spiegato il direttore generale – da Legnago dove sono stati sottoposti a tampone 240 tra ospiti ed operatori, a Villa Bartolomea con 90 controllati, a Sommacampagna (110), a Pescantina (135), a Caprino Veronese (180), a Colà di Lazise (130), all’Istituto assistenza anziani di Verona (185).
Abbiamo però un problema a trovare, più che tamponi, i reagenti chimici per elaborali, quindi facciamo quello che possiamo.
Spero che quanto prima sia reso disponibile l’analisi attraverso le strisce sierologiche, con un semplice prelievo di una goccia di sangue, che permetterebbe di avere in neanche un’ora il risultato. Compresa anche la presenza o meno di anticorpi contro il Covid 19 che dimostrerebbero l’acquisita immunità di quella persona».

È il passaggio su cui punta l’Ulss 9 per cercare di dare prima una risposta all’emergenza che si sta vivendo nelle case di riposo, e poi per controllare chi è in prima linea, dagli operatori sanitari alle forze dell’ordine, e quindi a cerchi sempre più larghi alla popolazione.
«Ieri abbiamo ricevuto dall’Azienda Zero la prima dotazione di 1500 strisce sierologiche – ha comunicato Girardi -. Speriamo di aver l’ok per partire nel giro di pochi giorni, con le Università di Padova e Verona che stanno elaborando uno studio su questo metodo di verifica della positività dal virus e soprattutto sull’identificazione nel sangue degli anticorpi che darebbero l’immunità».

L’altro tema su cui il direttore generale punta è la creazione di una “casa di riposo Covid” dove poter portare gli anziani che risultassero positivi, soprattutto per quelle strutture che per problemi di spazi non sono in grado di isolarli. «È una proposta che a dire il vero ho già lanciato nel primo tavolo tenuto lunedì scorso con i direttori di tutte le case di riposo e che riproporrò martedì nella videoconferenza già in programma di questo tavolo aperto con le case di riposo della provincia – ha detto Girardi -. Certo, c’è da superare resistenze legate all’autonomia ed anche a motivi economici ma credo che sia il momento di predisporre una struttura del genere».

«In questa prima settimana, dopo l’esplodere dei casi di contagio all’interno delle case di riposo e dopo che la Regione il 29 marzo ha lanciato un piano per la presa in cura dei pazienti sintomatici a domicilio e degli ospiti delle case di riposo positivi – ha ricordato il direttore socio-sanitario, Raffaele Grottola -. Come Ulss abbiamo predisposto un decalogo che oggi stesso verrà inviato alle case di riposo su come comportarsi in determinate situazione di emergenza, come l’arrivo di ospite esterno, il rientro dall’ospedale di un assistito, la presenza di ospiti asintomatico».

Terzo problema affrontato è quello degli operatori positivi, e che quindi non possono tornare al lavoro. «Qui abbiamo in totale 201 operatori delle case di riposo, a ieri sera, in malattia su 3166 totali. Di questi 110 sono positivi ed uno è in isolamento volontario – ha segnalato Girardi -. Naturalmente, sono situazioni diverse a seconda di ogni casa di riposo.
Per esempio a Legnago e Villa Bartolomea ci sono stati momenti difficili, con nel primo caso 50 operatori in malattia su 80; o nel secondo dove vi sono una ventina di operatori a casa su 40.
In entrambi i casi, però, mi risulta che attraverso il reperimento di operatori da cooperative, associazioni di volontariato, infermieri in pensione, la situazione sia tornata gestibile».

Come da indicazioni regionali, l’Ulss 9 Scaligera ha avviato dal 30 marzo una “Valutazione del rischio” mirata per ogni singola Residenza sanitaria asistita, effettuata da un “team” costituito da personale del Servizio ispettivo di salute pubblica (Sisp), dell’Unità Operativa di Cure Primarie e dei Servizi Sociali, al fine di definire un piano specifico per l’isolamento dei pazienti, la gestione dei dispostivi di protezione individuale e la gestione del personale, a cura del direttore dei Servizi Socio-Sanitari, dottor Raffaele Grottola.

«Le azioni potranno anche prevedere l’intervento delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale e/o di team di medici specialisti o altre azioni specifiche, anche per verificare l’adempimento delle indicazioni fornite ad ogni singola Rsa». ha concluso Grottola.

Foto: il direttore generale dell’Ulss 9 Pietro Girardi in conferenza stampa d’archivio.