Nuovo capitolo della complessa vicenda che ha visto contrapposti da anni i grandi produttori di Amarone al Consorzio di una delle Docg più note nel mondo. Il Consiglio di amministrazione del Consorzio tutela vini Valpolicella ha deciso all’unanimità, come si annuncia in una nota, di dare corso integralmente a quanto disposto dalla sentenza 4333/2019 della Corte d’appello di Venezia in merito alla causa civile promossa in appello dalla compagine Le Famiglie storiche e dalle sue aziende associate.
La sentenza
Nel merito, la sentenza ha respinto l’appello delle Famiglie storiche (ex Famiglie dell’Amarone d’Arte) e conferma integralmente e in ogni sua parte quanto stabilito dal giudizio di primo grado. Il Consorzio tutela vini Valpolicella, nel ritenere doveroso procedere in ragione dei princìpi e dei doveri statutari attribuiti dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, considera esemplare e destinato a fare giurisprudenza internazionale quanto accertato dalla sentenza in materia di difesa e tutela di patrimoni collettivi quali sono le denominazioni. L’auspicio è che «d’ora in poi vi sia una presa di coscienza dei singoli tornando a discutere in modo corale e più sereno della crescita della denominazione».
Stop alle Famiglie dell’Amarone d’Arte
Nel merito, precisa il Consorzio Valpolicella (che comprende viticoltori, vinificatori e imbottigliatori della zona di produzione dei vini della Valpolicella, un territorio che include 19 comuni della provincia di Verona) «la Sezione specializzata in materia d’impresa presieduta da Guido Santoro ha confermato tra l’altro gli atti di concorrenza sleale, ha ribadito il divieto all’utilizzo del nome “Famiglie dell’Amarone d’Arte” oltre alla conseguente nullità del marchio e del cosiddetto “Manifesto dell’Amarone d’Arte”. Resta poi confermato l’obbligo di rimozione dalle etichette del marchio ormai nullo e quello di pubblicazione della sentenza su 2 tra i principali quotidiani italiani con spese a carico dei convenuti».
La Corte d’Appello di Venezia «boccia» l’Euipo
La Corte d’Appello – prosegue la nota del Consorzio Valpolicella – ha infine bocciato anche la valutazione sulla validità del marchio della compagine privata espressa dall’ufficio Euipo (Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale).
Le parti in causa
Come parte appellata, assieme al Consorzio tutela vini Valpolicella c’erano le aziende: Roccolo Grassi, Zymè, Cantina di Colognola ai Colli, Cantina sociale di Soave, Cantina vinicola Sartori, Corte Figaretto, Corte Rugolin.
Tra gli appellanti, oltre alla compagine associativa Le Famiglie Storiche, anche le singole aziende aderenti: Tedeschi, Begali, Brigaldara, Corte Giara (Allegrini), Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Venturini
Massimo, Speri, Tenuta sant’Antonio, Tommasi e Zenato.
[Vincenzo Chierchia]
Foto: da sinistra, il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori; il nuovo ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e il direttore del Consorzio Olga Bussinello; a destra in alto, il logo del Consorzio tutela vini Valpolicella; in basso il marchio dichiarato nullo delle Famiglie dell’Amarone d’Arte.