Il 25 aprile è il giorno in cui ogni anno in Italia si celebra la Festa della Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno ma si considera il 25 aprile come data simbolo, perché quel giorno del 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.
«La prima cosa bella di oggi, giovedì 25 aprile 2019 Festa della Liberazione, dura tre secondi. E una vita. È un ricordo di mia madre.
Viveva allora in campagna e aiutava nei campi mio nonno, suo padre. Raccontava del bombardiere Pippo che sorvolava la stalla, dei soldati tedeschi nell’aia e di quel giorno in cui vennero per un rastrellamento e presero quattro uomini, tra cui mio nonno.
Li sospinsero verso la strada, dove aspettava il camion. È una scena che abbiamo visto spesso nei film, lei la vide reale nella vita, a otto anni.
Uscì di casa urlando che rivoleva suo padre. Il comandante tedesco si fermò e si girò a guardare la bambina disperata.
Si rivolse ai quattro uomini e chiese chi fosse quello per cui la bambina piangeva. Per tre secondi mio nonno non rispose. Per tre secondi mia madre restò imbambolata a pensare che papà fosse impazzito, o che lei avesse peggiorato le cose.
In quei tre secondi in realtà c’era un’umanità che perfino esita a staccarsi dal destino comune, a scegliere tra solidarietà e sopravvivenza.
Poi mio nonno guardò la bambina, fece un passo e fu rispedito da lei.
Gli altri andarono verso ciò che li aspettava».
Gabriele Romagnoli
Foto: partigiane italiane durante la liberazione di Milano (Keystone/Getty Images)