È stato presentato giovedì 4 aprile, nell’incantevole sala Zuccari del Palazzo Giustiniani a Roma, il tomo “La Toga scaligera. Momenti di avvocatura veronese tra le due guerre”.
«Il libro, – racconta Paolo Longhi che ha partecipato alla presentazione – scritto a più mani e sostenuto dall’impegno della commissione storica dell’ordine degli avvocati di Verona, contiene anche un brano di storia legnaghese, ovvero quella della giurisdizione sotto il Torrione, dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra».
Particolarmente rilevante è risultato ai fini della realizzazione del capitolo legnaghese, l’impegno profuso dagli avvocati Paolo Longhi e Alberto Casalini, i quali, grazie alla consultazione di materiale archivistico conservato in Municipio e al Museo Fioroni, hanno potuto ricostruire le vicissitudini del Palazzo di Giustizia legnaghese.
«Il capitolo prende le mosse dall’istituzione, nel 1871 del Tribunale a Legnago, ad affiancare la già sussistente Pretura. – spiega Longhi – Il Collegio degli Avvocati di Legnago si componeva del Consiglio dell’Ordine (con cinque consiglieri tra gli Avvocati) e del Consiglio di Disciplina (con cinque consiglieri tra i Procuratori).
in Città, fino ai primi del Novecento, i professionisti della difesa erano ben lungi dai numeri attuali: dai ventitré, tra Avvocati e Procuratori (2 solo Avvocati, 4 solo Procuratori e 17 sia Avvocati che Procuratori) del 1885 ai 24 nel 1903, anno in cui 16 tra loro sottoscrissero una vibrante protesta per la proposta di riforma giudiziaria che pareva voler abrogare la figura del Conciliatore nelle sedi del mandamento e che intendeva espungere dal Giudice unico circondariale la giurisdizione d’appello».
Le indagini hanno messo in luce le antiche ruggini tra legnaghesi e veronesi: tant’è che nel 1921 gli Avvocati e i Procuratori del capoluogo scaligero censuravano l’eccessiva timidezza del legislatore nell’affrontare, con “eliminazioni” rilevanti, le agognate modifiche delle circoscrizioni giudiziarie, dedicando alla mancata soppressione del Tribunale legnaghese l’aggettivo di “vergognosa”.
Ventilandosi effettivamente la perdita del loro Tribunale, i legnaghesi non stettero a guardare, anzi, misero in atto una vera e propria mobilitazione generale: dalle pressioni al ministro di Grazia e Giustizia, Luigi Rossi, alle iniziative dell’associazione commerciale industriale del basso veronese.
Solo con l’avvento del fascismo, e con il r.d. 24 marzo 1923 n. 601, venne soppresso il Tribunale di Legnago. Rimaneva solo, nella storica sede di Piazza San Martino, acquistata a titolo definitivo dal Municipio nel 1924, la Pretura.
Nemmeno a riforma avvenuta la comunità legnaghese si diede per vinta; essendo giunta notizia che fosse in fase di studio una nuova riforma delle circoscrizioni giudiziarie, peraltro ufficialmente smentita, il Commissario Prefettizio per il Comune di Legnago, Giulio Cesare Valery, nel febbraio 1927 fece predisporre, con la collaborazione degli Avvocati legnaghesi, un corposo memoriale relativo all’effettiva operosità del tribunale soppresso, memoriale patrocinato, sul piano politico, dal conte on. Giberto Arrivabene e dal commendator Italo Bresciani.
Le pressioni furono reiterate nel 1932, col Podestà Arrigo Marchiori e l’interessamento e l’appoggio del deputato legnaghese Valerio Valery. Ma senza successo.
Legnago rimase sede di pretura, poi sezione distaccata del Tribunale di Verona, fino alla chiusura, nel 2013.