È prevista la pianificazione anche nella città di Salieri della campagna pubblicitaria di sensibilizzazione delle associazioni “Pro Vita” e “Generazione Famiglia” di Toni Brandi e Jacopo Coghe sulla pratica dell’utero in affitto, dal titolo: “Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto”.

Protagonisti, sui manifesti, due giovani che spingono un carrello con dentro un bambino disperato, comprato dalla coppia, individuata come “genitore 1” e “genitore 2”.

“Offensivo della dignità dei bambini”. Con questa motivazione lo IAP, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, aveva censurato la campagna affissioni di Pro Vita contro la pratica dell’utero in affitto: “Due uomini non fanno una madre”, intimando alla Onlus di desistere dal portarla avanti.

«Lo IAP, si straccia le vesti per il nostro manifesto, ma nessuno condanna la pratica denunciata attraverso di esso», avevano detto Toni Brandi, presidente di Pro Vita, e Jacopo Coghe, Presidente di Generazione Famiglia, associazioni promotrici del Family Day e ideatrici della campagna. 

I manifesti erano già stati oggetto di fortissime critiche da parte delle prime cittadine di Torino e Roma, città nella quale per altro erano state decretate, rimozione e sanzione perché: “un bambino seminudo, marchiato sul petto con un codice a barre, con il viso straziato da un pianto disperato”, non rispetta il codice di Autodisciplina della comunicazione commerciale, e si traduce “in un’offesa alla sua dignità”».

Salvo poi successivamente la Cassazione ribaltare la sentenza e affermare che i manifesti “Due uomini non fanno una madre #stoputeroinaffitto” non offendono nessuno; è la maternità surrogata piuttosto a essere “contraria all’ordine pubblico” così ha ribadito il Procuratore Generale della Cassazione e a rappresentare una “violenza contro le donne” come ha stabilito il Parlamento, dopo che il presidente del Gran Giurì dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha accertato che la campagna delle due associazioni non viola il suo codice.

«Ora vogliamo che i sindaci che hanno censurato la campagna si rendano conto che sono loro e le loro trascrizioni a non essere più ammissibili. I diritti civili non possono basarsi sul calpestamento dei diritti dei più deboli. Continueremo a difendere il diritto dei più piccoli a non essere comprati al mercato degli uteri». – hanno aggiunto i presidenti delle due associazioni, Brandi e Coghe.

Questi in sintesi i fatti che hanno coinvolto la campagna pubblicitaria iniziata a metà ottobre in alcune città e che sbarcherà anche a Legnago. 

Non vogliamo entrare nel merito del messaggio, ne delle vicende che lo stanno accompagnando, soprattutto politiche; lasciamo ognuno libero di commentarlo secondo la propria formazione religiosa e politica, senza condizionamento alcuno. 

Foto: in alto il manifesto censurato dallo IAP e poi assolto; in basso da sinistra, Jacopo Coghe presidente di Generazione Famiglia dopo la sentenza della Cassazione; un secondo soggetto sempre della stessa campagna “Due donne non fanno una madre”.