Soldi, fino a 3mila euro, per ottenere la patente di guida italiana, anche se l’esaminato non sapeva guidare, superare i quiz e finanche parlare italiano. Questo il quadro fatto emergere dall’indagine della Polizia di Stato di Verona che ha portato alla denuncia di 22 persone e all’arresto di altre due.
Gli arrestati
I due colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono Massimo Viscardi, funzionario della Motorizzazione civile di Verona, romano ma residente da anni a Verona, e Dante Faccenda, titolare di una scuole guida a Legnago. Sono indagati a vario titolo per truffa, falso, abuso d’ufficio e corruzione.
L’indagine
L’indagine è stata condotta dalla Polizia di Stato, e coordinata dal pubblico ministero Marco Zenatelli, che ha unificato due filoni di indagine: uno in campo alla sezione di polizia giudiziaria della Procura di Verona, l’altro alla Polizia Stradale. I 22 indagati sono collaboratori o titolari di altre scuole guida, disseminate in tutta la Provincia: si tratta di una dozzina di realtà.
Il ruolo della Motorizzazione
Il comandante della Polizia Stradale di Verona, Girolamo Lacquaniti, accompagnato in sala stampa dalla sostituta commissario Margherita Taufer, ci ha tenuto a spiegare che non si tratta di un fenomeno diffuso in Motorizzazione, ma di un singolo funzionario, tanto che i due arrestati, intercettati, esprimevano tutto il loro disappunto nei confronti delle azioni di controllo messe in campo dal direttore della Motorizzazione. Proprio Faccenda aveva rilasciato quest’estate alcune interviste in cui attaccava proprio l’eccessiva burocrazia della Motorizzazione che penalizzava le scuole guida, forse con l’intento di mettere in cattiva luce proprio il direttore.
I meccanismi degli “aiutini”
Il sistema prevedeva la dazione in denaro per far superare gli esami a soggetti che non ne avevano diritto o titolo. In uno dei video tratto dalle telecamere nascoste dalla Polizia si vede il funzionario arrestato che suggerisce in modo plateale al candidato le risposte giuste. Quando i due hanno percepito la possibilità di essere sotto osservazione, hanno iniziato ad adottare altri stratagemmi, come quello del “tic tac” (che dà in nome al filone delle indagini della Stradale): il metodo consisteva nel suggerire il vero o il falso del quesito posto dal computer all’esaminato con il clic della penna in base agli accordi pregressi.
Durante gli esami di guida
Gli “aiutini” avvenivano anche durante le guide. Durante le sedute di esame di Viscardi gli esaminati guidavano per circa 2 minuti, contro i 25 indicati da una circolare della Ministero. Per questa circostanza Viscardi è indagato anche per truffa e falso: a fronte di un’ora lavorativa chiedeva il rimborso di 7-8 ore al suo ufficio. Lo stesso Viscardi aveva una media-promossi che aveva più volte destato l’attenzione degli uffici: su 226 candidati 221 venivano promossi. Il direttore della Motorizzazione per questo aveva spostato Viscardi ad altro incarico, ma grazie ad un ricorso amministrativo-sindacale, sostenendo di essere stato demansionato, l’uomo era tornato esaminatore. Quando un collega di Faccenda aveva espresso delle perplessità sulla regolarità degli esami, pubblicando nella chat di WhatsApp dei titolari delle scuole guida il video ripreso durante una seduta di esame, il funzionario lo aveva scoperto e aveva presentato contro di lui una querela.
La segnalazione
Una ragazza a cui era stata chiesto una dazione ulteriore di mille euro oltre a quelli realmente necessari per le pratiche (poi scesi a 200 perché era in grado di guidare), non ha ceduto e si è presentata alla Procura. Il grosso degli agevolati era rappresentato da cittadini extra comunitari con difficoltà di lingua e apprendimento.
La passione del gioco di Viscardi
Gli investigatori hanno accertato poi le dazioni di denaro da parte di Faccenda a Viscardi. Quest’ultimo condivideva con la moglie la passione per i giochi lottomatici, e investiva parte di queste entrate giocando a Verona e, via telefono, in una ricevitoria di Potenza Picena, paese dove vivono alcuni suoi familiari.
Il pagamento avveniva mensilmente tramite dei bonifici emessi direttamente da Faccenda alla ricevitoria. E’ stato accertato anche come, prima e dopo gli esami, Viscardi ricevesse a casa i titolari delle autoscuole coinvolte. Gli aspiranti guidatori pagavano la loro quota direttamente alle scuole guida che poi saldavano con il funzionario, a cui sono stati trovati in casa 66mila euro in contanti. Nulla invece è stato trovato in casa a Faccenda.
Cosa rischia chi ha pagato?
Da quanto appurato dagli investigatori, Viscardi aiutava 4-5 persone per turno, che nel corso della giornata erano quattro. Chi ha pagato, se accertato, rischia il provvedimento di revisione della patente da parte della Motorizzazione civile.
L’intercettazione: “A questo la patente gliel’abbiamo data noi”
Durante un’intercettazione si sentirebbero i due, in quel momento entrambi in auto e a telefono, commentare un “quasi incidente” di Viscardi. Un cittadino straniero gli avrebbe tagliato la strada rischiando lo scontro, e i due, dopo varie imprecazioni, avrebbero riso sulla frase “Sicuramente la patente a questo gliel’abbiamo data noi… sì, sicuramente gliel’abbiamo data noi”.
[ ilNuovoweb in collaborazione con Verona Settegioni ]
Foto: in alto, Il comandante della Polizia Stradale di Verona, Girolamo Lacquaniti e la sostituta commissario Margherita Taufer; in basso a sinistra, Dante Faccenda titolare dell’Autoscuola Faccenda di Legnago; a destra Massimo Viscardi, funzionario della Motorizzazione civile di Verona.