Due anni di tempo, forse quattro se la Regione dirà sì al progetto della Lese, la società che gestisce la discarica di Torretta, di utilizzare anche gli avvallamenti interni all’impianto.

È la scadenza di quella che oggi è l’unica discarica per rifiuti solidi urbani del Veronese, con il sindaco di Legnago, Clara Scapin, che avverte: «Non si parli di inceneritori in questo territorio. E per me neanche altrove. Per risolvere il problema non possiamo continuare a rimandarlo: bisogna andare verso una raccolta differenziata e un riciclaggio spinti».

Un tema che va ben oltre i confini di Legnago visto che a finire, subito, in emergenza rischia di essere Verona, quando dal 1° gennaio 2019 terminerà il permesso concesso dalla Lese a conferire ingombranti a Torretta.

«Parliamoci chiaro, qui sono la Regione e la Provincia che devono decidere – riprende il sindaco di Legnago -. La questione riguarda tutti, visto che tra due, o quattro anni, anche Torretta chiuderà i battenti. E io dico che su questo fronte come comunità legnaghese abbiano già dato tanto, accollandoci anche negli ultimi mesi gli ingombranti di Verona per far fronte alle due emergenze dell’incendio della ditta che li accoglieva e dell’alluvione che ha generato un aumento di materiali di scarto.
Ora, però, ho sentito parlare del progetto di un inceneritore nella zona sud della Provincia ai confini con Mantova. Ebbene, io dico chiaro e tondo no. L’inceneritore, o termovalorizzatore come lo si vuol chiamare non è la soluzione, anzi. Dobbiamo invece andare verso una raccolta differenziata sempre più spinta che parta dall’imballaggio dei prodotti, con accordi con il mondo industriale. E poi un riciclo dei rifiuti ancor più estremo per portare in discarica il meno possibile. È palese, però, che questi sono temi quanto meno regionali».

Infatti, è proprio la Regione che ha le competenze sul Piano regionale rifiuti che approva e programma gli impianti necessari. E su quel piano, oggi, di inceneritori per i tre bacini di raccolta e smaltimento rifiuti in cui è divisa Verona non ce ne sono.
È vero, però, che il neopresidente di Amia, Bruno Tacchella, proprio nei giorni
scorsi se n’è uscito con una dichiarazione a favore della realizzazione di un inceneritore, che potrebbe sorgere o tra San Giovanni Lupatoto e San Martino Buon Albergo o, addirittura, nel Basso Veronese al confine con Mantova. Dichiarazioni che hanno scatenato lo scontro politico- istituzionale con il consigliere comunale della Sinistra Veronese, Michele Bertucco, che ha stigmatizzato: «È assurdo che il presidente di Amia non sappia che è la Regione a decidere su questi impianti e che nel Piano regionale rifiuti non prevede né l’apertura di altre discariche né l’attivazione di nuovi termovalorizzatori.

Inoltre, Tacchella dovrebbe anche sapere che il territorio è diviso in tre bacini e, semmai, Amia potrebbe progettare un impianto nel suo bacino e non certo in quello del Basso Veronese. La verità è che in Comune a Verona come in Regione a Venezia, si sa da un anno e mezzo di quest’emergenza, ma come al solito non si è fatto nulla».

Foto: in alto, la discarica di Torretta a Legnago; in basso a sinistra, il neopresidente di Amia, Bruno Tacchella; a destra, il sindaco di Legnago, Clara Scapin.