Quelle immagini, quello scoppio. La morte ha colpito tutta l’Italia, e Andrea ha pagato con la vita, in quel maledetto pomeriggio di lunedì 6 agosto. Era l’autista dell’autocisterna con 23mila chili di Gpl a bordo che ha tamponato un camion in coda sulla tangenziale di Bologna.

Andrea era un camionista, come tanti altri camionisti non farà ritorno. 

Come il suo papà, che Arnaldo racconta in queste due righe. 

UN PAPÀ CAMIONISTA.

Quando ero bambino ero molto arrabbiato con il mio papà. 

Un giorno, tornato a casa prima del solito mi disse: 

«Beh, che fai non mi saluti? Non sei contento di rivedermi?».

No , sono arrabbiato con te. 

«E perché?».

Mi racconti sempre bugie.

«Bugie?».

Si, quando ti ho chiesto di venirmi a vedere alla partita,

 me lo hai promesso e non sei venuto.

Mi hai promesso di venire il giorno del mio compleanno e non c’eri. 

Mi avevi promesso che saremmo andati al mare con gli zii, invece niente sei arrivato il giorno dopo.

E poi tante altre, sei un bugiardo. 

Mi prese sulle sue ginocchia e mi disse:

«Devi sapere che ogni volta che ho promesso, volevo mantenere ma è stato per colpa del mio lavoro che non ho potuto. Un camionista sa quando esce ma non sa mai quando rientra».

Allora cambia lavoro, così sarai sempre a casa come i papà dei miei amici.

«Mai io solo questo so fare e poi chiedere ad un camionista di scendere dal camion è come chiedere ad un aquila di non volare».

Poi aggiunse.

«Il mio lavoro è molto importante, devi sapere che tu puoi avere i tuoi biscotti preferiti o la frutta o tutto ciò di cui hai bisogno grazie a noi camionisti».

Mi raccontò di quanto difficile e impegnativo era il suo lavoro. Di tutte le avventure che affrontava sulle strade, di notte, di giorno, al freddo al caldo, di quando ha rischiato per lo scoppio di una gomma e tante altre cose.

 Da quel giorno il mio papà mi sembrò diverso ai miei occhi apparve come un eroe una persona speciale. Così gli perdonai tutte le bugie.

Una mattina telefonò alla mamma e gli disse:

«Per l’ora di pranzo sono a casa, di ad Arnaldo che gli ho comprato tutto per la scuola».

Era il 19 settembre, il 20 aprivano le scuole.

Aspettammo era tutto in tavola. Aspettammo ancora.

A casa arrivarono in una busta di plastica solo il suo orologio d’oro e miei quaderni  sporchi di sangue.

Quella fu la sua ultima bugia.

Ora sono grande e sono un camionista.

Percorro le sue stesse strade di papà.

Fino al giorno che incontrerò anch’io la mia curva. 

Ciao papà.

 

Dedico queste due righe  a tutti quei papà camionisti che hanno smesso di dire bugie.

[ Arnaldo ]